Pistoia – Il polverone mediatico che ha suscitato un post (che poteva venir visto come un tantino provocatorio) pubblicato sulla sua pagina Facebook da Don Biancalani, parroco di Vicofaro a Pistoia, che voleva essere a sostegno dei ragazzi immigrati, attualmente suoi ospiti, ha portato il mondo dei social più famosi, Fb e Twitter, ad ospitare il peggio delle espressioni che l’umanità riesce a dare. Ed anche il mondo politico, in primis il leghista Salvini, non ha perso tempo a scrivere il suo messaggio, ovviamente ironico ed accusatorio. I media si sono scatenati, come sempre mettendo in luce i buoni ed i cattivi, posti in due sponde ben distinte. I tempi in cui viviamo, in preda a terrore per i fatti accaduti che non fanno che alimentare il clima xenofobo, ormai non consentono più spazio ad ironie, accuse o eccessivo buonismo. Ed oggi più che mai sarebbe importante trovare un clima di unità e di intenti comuni, proprio per dare severa condanna a chi si permette di usare terminologia così offensiva e volgare a chicchessia, tantomeno a chi è (per sua scelta di fede) un portatore di pace come lo è Don Massimo Biancalani. Anche il mondo politico Pd del consiglio regionale toscano e della città oggetto di questa vicenda, attraverso i suoi esponenti di punta, ha seriamente condannato la vicenda, e chiesto ufficialmente la presa di posizione del primo cittadino Alessandro Tomasi, “in quanto Sindaco e quindi garante della comunità, e della legalità ” si legge in diversi commenti.
Non tarda ad arrivare la replica, stamattina il Sindaco di Pistoia si è espresso su quanto accaduto, condannando gli autori delle pesanti accuse denigratorie, pur continuando a considerare urgente la riflessione sul tema “immigrazione” che di fatto rappresenta un vero problema per il sovrannumero arrivato nel tempo, anche in città. Qui di seguito il suo comunicato:
“Non può esserci che una ferma condanna delle offese e delle minacce che in queste ore stanno dilagando su Facebook. Non ci troviamo d’accordo con le idee di don Massimo Biancalani, ma nessun tipo di attacco violento e razzista può essere tollerato. Allo stesso modo dobbiamo condannare anche ogni provocazione e qualsiasi presa di posizione che rischi di inasprire o, peggio, fomentare una guerra tra poveri in un clima sociale già teso per la condizione in cui si trovano milioni di famiglie, di giovani e di pensionati in Italia.
Anche io sono stato al centro di molti attacchi sferrati sui social. Per l’intera campagna elettorale hanno cercato di denigrarmi, arrivando ad offendere la mia famiglia e il mio lavoro, ma ho sempre deciso di non rispondere, convinto di non dover alimentare l’ira che troppo spesso contraddistingue i social e che, lontano dagli schermi di un computer, rischia di tradursi in azioni violente. Come sindaco e come cittadino non posso accettare tutto questo. Basta poco per alimentare un clima fecondo di violenza.
Le istituzioni, a cui spetta il compito di arginare l’odio, non possono limitarsi a formali prese di posizione, a slogan, a interventi spot. Occorre un cambio di rotta sulle politiche dell’accoglienza calate dall’alto, che ormai non sono più sostenibili e che non fanno altro che esasperare una situazione sociale già difficile.”
