X-Town zone, focus sulla Firenze che cambia

Firenze – Ieri, alle Murate, si è tenuto un convegno, X-Town, Mutazioni genetiche nel tessuto urbano e abitativo di Firenze, che ha messo il dito sulla trasformazione della città. Niente di nuovo sotto il sole si dirà: Firenze ha continuato, come tutte le città, a cambiare nei secoli, mutando pelle svariate volte. Ma non l’anima, costituita da quel popolo fiorentino, geniale e rissoso, che ha da sempre albergato nelle viuzze, nei quartieri, che ha riempito di vita e di una particolare identità la città che abita(va). 

Accoglienza, messa a rendita, la città che cambia.
Ebbene, il rischio, che ieri è stato messo a nudo, è questo: che si perda Firenze. Non le sue piazze, le opere d’arte, tutto ciò che l’ha resa inimitabile. No. Ma quel “popolo minuto” che ne è la linfa, sì. Infatti, la messa a rendita della città, in particolare del centro storico, ma non solo, conduce sempre più fiorentini fuori da Firenze, e quelli che rimangono sopravvivono circondati da grandi griffe, locali dove la movida imperversa, e un cambio dell’accoglienza turistica che sta diventando “virale”. 

Le locazioni turistiche sono in crescita.
Le locazioni turistiche sono in crescita e la formula più usata, non è un mistero ed è stato registrato tante volte, è quella esemplificata dalla piattaforma AirBnb e simili. Cosa significa, ormai lo sanno tutti, anche perché succede sempre più spesso che i fiorentini lascino la loro casa in centro o limitrofa al centro per andare a vivere fuori, realizzando su quell’abitazione un reddito spesso aggiuntivo. Il punto lo fa Laura Grandi, segretaria del Sunia Firenze: La sensazione è che sia il turismo a dettare i cambiamenti della città, relegando i fiorentini ai margini della stessa”. Mille fiorentini all’anno lasciano Firenze, e, come da stima Confcommercio, negli ultimi 20 anni hanno chiuso più di 25mila attività tradizionali mentre  soltanto il 10% delle botteghe storiche hanno resistito. 

Mutazione del corpo sociale.
Ma l’allarme non è solo economico, sottolinea la segretaria del Sunia Firenze: “Il colpo più pesante è la scomparsa delle abitazioni. Sono numeri da capogiro quelli delle locazioni turistiche, che lasciano senza casa i residenti; numeri spaventosi che girano anche in un mercato spesso illegale e assai redditizio, che ha convinto gli stessi proprietari a trasformare le proprie abitazioni in bed and breakfast e lasciare Firenze per altra destinazione. Air Bnb e le altre piattaforme simili stanno ‘drogando’ un mercato delle locazioni,già per sua natura asfittico e problematico, in una realtà (non dimentichiamocelo mai) già di per sé caratterizzata dalla precarietà abitativa dovuta dalla crisi economica”. Dalla Firenze capitale del turismo e della cultura, dice Grandi, verso la Disneyland del Rinascimento, il passo è breve.

Quanto sia breve, dopo fior fiore di inchieste dedicate dai principali quotidiani cartacei cittadini alla questione, lo dicono i numeri. Ad esempio, i numeri presentati ieri da Luca Raffini, del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova. Un vero e proprio studio dei mutamenti in corso dedicato al turismo e alla città metropolitana del bacino fiorentino, e alla natura economico-sociale  di questo mutamento.

Si parte dai dati.
Intanto, fra Venezia, Firenze, Roma e Milano, l’Italia si pone come terzo mercato al mondo dopo Stati uniti e Francia. Degna di rilievo la performance di Firenze: su un’offerta di 7.604 alloggi, 3990 dei quali di proprietà fra cui 1120 sono i proprietari con più di un alloggio, la percentuale di affittuari su AirBnB rispetto alla popolazione è dell’!%. Pari a Venezia, mentre scende allo 0,4% a Roma e allo 0,7% a Milano. Il confronto con le altre grandi città è illuminante: sopra, solo Parigi, con l’1,5%, mentre Londra presenta lo 0,1%, New York 0,2%, Barcellona 0,5%.

Mettendo in fila gli annunci degli host e la tipologia, per l’87% risultano da 1 a 2 annunci per host, mentre la tipologia è nettamente a favore dell’appartamento o casa intera, che riguarda il 73% degli annunci attualmente attivi, mentre la stanza condivisa rimane all’1% e la stanza privata è al 26% (i dati riportati da Raffini sono in questo caso del Sole240re).

La tendenza alla crescita dell’accoglienza turistica extralberghiera appare anche all’analisi dei flussi turistici della città metropolitana, così come emerge dall’Ufficio Servizi alle Imprese, Controlli e Statistica – Città Metropolitana di Firenze. Confrontando le tabelle della slide, gli arrivi nelle strutture alberghiere sono stati 3,615 milioni, per una media di pernotto di 2,5, in calo dello 0,6%, pari a 53mila pernottamenti in meno. Per quanto riguarda le accoglienze extralberghiere, arrivi 1,330 milioni, media di pernotto 3,9, aumento dell’8,7% ovvero 409mila pernottamenti in più, crescita di tutte le tipologie.

Ma dove si situano questi alloggi? Una delle caratteristiche anche rispetto all’accoglienza tradizionale è la loro capacità di decentralizzazione, rispetto alla stessa area Unesco, dove invece si trovano concentrati gli alberghi tradizionali, salvo alcune eccezioni (l’Hilton al Cavallaccio, nel Q4). Una capacità pervasiva della città che aumenta anche l’impatto sociale, almeno nelle fasce limitrofe al centro o più prettamente residenziali.

Il carattere economico.
Di fatto, la presenza sempre più pervasiva di questa modalità di accoglienza turistica pone alcuni problemi di interpretazione economica. Si tratta di un esempio di economia condivisa o di un tentativo di deregolamentazione? Un dato su cui riflettere è il seguente: intanto, il 49% del reddito familiare degli host è inferiore o uguale al reddito medio italiano (22.200 euro annui), poi sulla scena non ci sono solo monoproprietari, bensì agenzie che gestiscono in modo professionale decine di appartamenti. In quel caso si può sostenere che ci troviamo ancora in una “zona” di autoimprenditorialità “dal basso”?

Il rapporto con le città. Che sia di conflitto o cooperazione, la diffusione della modalità (la chiameremo così) AirBnB di accoglienza turistica non può lasciare indifferenti i soggetti principali, ovvero le città, dal momento che sono proprio “loro” la merce, che rischia di essere “monetizzata” senza peraltro che l’interesse pubblico partecipi in qualche modo alla “fiesta”. Le strategie messe in atto sono diverse: si va dal divieto di affitto minore di 30 giorni a New York, alla possibilità di affittare solo una stanza o più stanze ma nell’appartamento in cui vive il proprietario a Berlino, alla possibilità di affittare solo appartamenti a Barcellona, all’accordo sulla riscossione della tassa di soggiorno a Firenze, Genova ma anche Parigi.

In Toscana inoltre esiste una proposta di legge della Regione che prevede che oltre i 90 giorni di affitto scatti la professionalità, con obbligo di apertura di partita IVA. La proposta in discussione al governo prevede invece i mediatori (AirBnB e simili)  sostituti d’imposta, con trattenuta del 21% (cedolare secca), equiparati alle fattispecie degli affitti superiori a trenta giorni, con trasmissione dei dati all’Agenzia delle Entrate. L’opposizione di AirBnB è totale, e si basa sull’assunto che si tratta di una piattaforma, non di un’agenzia

 

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