Nessuna allerta influenza con nomi di nuovi H ma il semplice e banale testo dei graffiti che da alcuni giorni stanno spuntando in giro per la città. Un messaggio? Un fenomeno artistico? Ebbene no, semplicemente la firma di chi ha passato la notte a deturpare un muro, un monumento o uno scorcio di città.
Il fenomeno dei Writers ha origini lontane nel tempo e nello spazio eppure i graffiti riscuotono sempre grande interesse. Tantissimi adolescenti creativi si cimentano in queste opere, in segno di protesta, per comunicare un ideale o per esprimere il loro estro. Sta nell’intelligenza del singolo scegliere un supporto idoneo per il proprio gesto.
Mi sento in dovere di esprimere tutto il mio disappunto sulla forma e sulle location scelte da questo Virus che sembra avere una predilezione per gli spazi legati al nome di Marco Gerra. Ha infatti colpito sia i muri contenitivi in cemento del parchetto di S.Stefano, che incorniciano la scultura dell’artista reggiano, sia la nuova biblioteca comunale “San Pellegrino” di via Rivoluzione d’ottobre, a pochi giorni dalla sua ristrutturazione, sempre dedicata all’artista.
Nel primo caso la scritta è stata realizzata su un muro in cemento che non avrebbe mai dovuto essere tinteggiato. Viene quindi danneggiata sia l’opera d’arte collocata al centro della rotatoria, sia l’opere degli architetti che hanno progettato il parco. Per quanto riguarda la biblioteca si dovrà probabilmente procedere alla rimozione dell’intonaco appena ultimato e al suo rifacimento.
E’ evidente che chi compie questi atti non ha né l’intelligenza né la cultura per comprendere quello che sta facendo. Il Comune ha da poco inasprito la sanzione, fissandola a euro 250, per chi compie atti vandalici su edifici privati o pubblici, sebbene il limite massimo consentito sia fissato in euro 500. Ma va anche detto che tali somme spesso non bastano nemmeno a coprire il danno che quindi ricade sulle casse del Comune.
L’ammenda, come dimostrano questi ultimi episodi, non può essere considerata un deterrente sufficiente e nemmeno un risarcimento equo al danno causato. Inutile chiamare in causa la famiglia a cui spetterebbe l’onere educazionale dei figli o la scuola che dovrebbe formare le giovani menti o qualche istituzione locale da colpevolizzare per la mancanza di prevenzione.
In città ci sono tanti muri brutti, zone degradate o semplicemente dimenticate perché prive di attrazione. Perché non promuovere un progetto per concedere queste superfici a chi vuole esprimere il proprio estro artistico ma nel rispetto della città e dei luoghi? Magari un concorso che premi i bozzetti migliori concedendo poi lo spazio per la realizzazione.
Per ora ci sono soltanto dei muri da ripulire. E quel che temo è una rullata di colore non omogeneo, diverso dal supporto e tanto privo di significato quanto il disegno che proverà a coprire.