Utilizzare i campi elettromagnetici per la telefonia e l'internet mobili, sfruttati dalle reti wireless, richiede anche conoscere gli avanzamenti compiuti dalla comunità scientifica riguardo ai loro effetti sulla salute, in particolare dei soggetti più sensibili, come i bambini. Ed anche conoscere, e fa conoscere, le preoccupazioni prima (2009) e le raccomandazioni poi (2011) rispettivamente del Parlamento europeo e del Consiglio di Europa. Queste in sintesi le motivazioni, documentate, della richiesta di un gruppo di cittadini di San Giovanni Valdarno al loro sindaco Maurizio Viligiardi e ai componenti della Giunta e del Consiglio del Comune, di accogliere quanto raccomandato in particolare dalla Risoluzione del Consiglio d'Europa del 27 maggio 2011. In particolare chiedono che sia disattivata al più presto la rete Wi-Fi pubblica, che si somma alle reti private, realizzata dall'amministrazione comunale, di promuovere l'uso di reti cablate, attivare dibattiti e campagne di informazione sugli effetti nocivi dei campi elettromagnetici (CEM) a lungo termine sulla salute umana, al fine di far maturare un uso “consapevole dei rischi” dei dispositivi CEM.
Le più che motivate richieste dei cittadini di San Giovanni Valdarno, non solo sono segnali ed informazione importanti per l'intera collettività, ma anche un accorato appello come genitori preoccupati e responsabili per la salute dei propri figli. L'Organizzazione mondiale della Sanità ritiene che la popolazione che manifesta effetti di elettrosensibilità raggiunga circa il 3% in molti dei paesi occidentali: emicranie, sudorazione, tachicardia, vertigini e spossatezza, disturbi della concentrazione e dell'umore, come ansia e stati depressivi. E le frontiere della ricerca discutono già degli effetti mutageni delle radiazioni elettromagnefiche da tecnologia Wi-FI, che andrebbero a danneggiare le generazioni future.
Le raccomandazioni dell'Europa, accogliendo le evidenze della letteratura scientifica sui rischi, sono tese in buona sostanza a che gli Stati membri e i loro enti territoriali, prendano misure per ridurre l'esposizione dei cittadini ai campi elettromagnetici (CEM), in particolare di bambini, giovani e soggetti intolleranti ai CEM (elettroipersensitive), fissino soglie "preventive" per l'esposizione alle microonde della telefonia mobile e dei dispositivi wireless, a lungo termine non oltre 0,6 volt/metro, e nel medio termine riducano tale valore a 0,2 Volt/metro, secondo il ben noto "principio di precauzione". Ed ancora, per la protezione dei bambini, scelgano "nelle scuole e nelle classi connessioni internet cablate, regolando severamente l'suo dei cellulari da parte degli alunni nei locali della scuola". La Risoluzione nel capitolo dedicato alla pianificazione delle reti elettriche e delle stazioni radio base per la telefonia mobile raccomanda standards di sicurezza restrittivi e “l'applicazione del principio di prevenzione detto ALARA: tanto basso quanto ragionevolmente possibile” ai fini per i cosiddetti effetti sia termici sia a-termici, o biologici, delle emissioni o radiazioni elettromagnetiche”, anche installando, sistremi di monitoraggio continuo e complessivo di tutte le antenne. Da non trascurare infine l'aspetto economico connesso alla mancata prevenzione, di cui l'Assembla del Consiglo d'Europa si rammarica fortemente: “L'attesa di prove cliniche o scientifiche di più alto livello prima di intraprendere azioni per prevenire rischi ben conosciuti può portare a costi economici e per la salute molto elevati, come nel caso dell'absesto, del piombo della benzina e del tabacco". A dire che non dobbiamo attendere danni conclamati come avvenuto nei gravi casi richiamati, i quali avrebbero dovuto insegnarci qualcosa.
Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc). L'International agency for reseacrh on cancer, che ha sede a Lione in Francia, a maggio di quest'anno ha collocato i campi elettromagnetici a radiofrequenze del Wi-Fi, insieme a microonde e cellulari, tra i fattori potenzialmente cancerogeni. Un gruppo di ricerca di 31 scienziati appartenenti a 14 diversi paesi si è riunito a Lione dal 24 al 31 maggio per fare il punto sul potenziale di carcinogenesi dell'esposizione ai campi elettromagnetici di radiofrequenza. Hanno discusso la possibilità che queste esposizioni possano indurre effetti sulla salute a lungo termine, in particolare un aumento del rischio di cancro, sottolineando l'importanza di questi rischi sul piano della salute pubblica, in particolare di coloro che usano i cellulari. Il coordinatore del gruppo di ricerca, Jonathan Samet dell'University of Southern California, ha dichiarato nelle conclusioni che "l'evidenza, ancorchè ancora in fase di avanzamento, è sufficientemente forte per classificare il rischio nella classe 2B". Il direttore Iarc, Christopher Wild ha ribadito che è perciò "importante attuare misure pragmatiche per ridurre l'esposizione" (vedi Press release n. 208 dell' International Agency for Research on Cancer, del 31 maggio 2011).
Risoluzioni europee. A livello europeo ci sono ben due atti di rilievo: la recente Risoluzione n. 1815 del Consiglio di Europa del 27 maggio 2011 e la Risoluzione del Parlamento europeo del 2 aprile 2009 "Preoccupazione per la salute connesse ai campi elettromagnetici". La prima rivolge raccomandazioni agli stati membri a) sul piano generale, b) in relazione all'uso privato di telefoni mobili, telefoni DECT (cordless) WiFi, WLAN, WIMAX per computer ed altri dispositivi wireless come i BABY PHONES; c) riguardo alla protezione dei bambini; d) riguardo alla pianificazione delle reti elettriche e delle stazioni radio base per la telefonia mobile; e) riguardo alla valutazione di rischio e alle precauzioni.
Altre risoluzione internazionali. Precedenti risoluzioni per l'impegno degli Stati a governare prevenendo i rischi da CEM sono la Risoluzione di Venezia (6 giugno 2008) e la Deliberazione di Benevento del 22-24 febbraio 2006 (che amplia la risoluzione di Catania del 2002), entrambi della Commissione internazionale per la Sicurezza elettromagnetica