Mesi e mesi di status su Facebook e Twitter, di roboanti interviste, di antimafia piegata a seconda della convenienza politica, poi in Consiglio comunale il Movimento 5 Stelle getta la maschera: oggi in sala del Tricolore i grillini hanno votato contro l’impegno di spesa del Comune di Reggio Emilia per costruire l’aula del processo Aemilia.
Da domani, con il classico rumore di sottofondo insegnato loro da Casaleggio, ricominceranno a fare rumore, ad attaccarsi patacche sulla giacca, ma il voto di oggi resta e sottolinea, meglio di qualsiasi intervista e affermazione eclatante, la sostanza profonda del Movimento 5 Stelle: un soggetto inadatto non solo a governare, ma anche a rappresentare tutti quei reggiani che non si accontentano delle chiacchiere, un soggetto che da anni siede nella principale assemblea cittadina e non ha fatto una proposta che sia una concreta, pratica, applicabile per migliorare la situazione della legalità a Reggio.
Non una proposta di protocollo, di regolamento, non un’idea seppur vaga di strumento, che sia uno, praticabile e operativo, per contrastare i clan.
I grillini su questo stanno a guardare, forse non ne hanno idea, semplicemente immagino non sia nella loro natura prendere atto del fatto che, chiesti i voti, poi bisogna darsi da fare, provare a lavorare, non solo riempiendo le bacheche dei social network e le redazioni di comunicati stampa tanto aggressivi quando vuoti di significato. Mina cantava: parole, parole, parole…
Questo voto è agli atti, e pesa come un macigno. La città scopre dunque che, mentre il Comune, il Tribunale, un insieme di altri soggetti lavoravano e si impegnavano affinché il processo si tenesse a Reggio, i 5 Stelle se ne stavano alla finestra, perché tanto “deve pagare lo Stato” col risultato che – se tutti ragionassero come loro – Aemilia si sarebbe aperto nei giorni scorsi a Firenze. Che dire? Complimenti.