Voto storicoL’acqua resta pubblica. I debiti pure

Approvata dal Consiglio comunale la mozione popolare che prevede di affidare la gestione del servizio idrico integrato ad un ente di diritto pubblico. Ma i problemi sono tutt’altro che rispolti

Esultano i comitati italiani dell’Acqua Bene Comune dopo avere ottenuto a Reggio una vittoria storica. E’ stata infatti approvata lunedì dal Consiglio comunale la mozione popolare che prevede di affidare la gestione del servizio idrico integrato ad un ente di diritto pubblico ad un anno dal referendum e dalla scadenza dell’affidamento del servizio ad Iren. A favore della mozione hanno votato il Pd, Progetto Reggio (Ex Lega), Movimento 5 Stelle, Sel e alcuni rappresentanti del Pdl; tre gli astenuti.

Il voto del consiglio comunale rappresenta una svolta importante sotto il profilo politico dopo che la scorsa settimana i comitati avevano portato in piazza a Reggio oltre 1000 persone per chiedere al sindaco il ritorno ad una gestione dell’acqua completamente pubblica. Svolta accolta con entusiasmo dall’assessore all’Ambiente Mirko Tutino: “La direzione presa a sarà un modello per l’Italia e sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto. Questo voto non è una dichiarazione di intenti, ma una vera presa di posizione, che arriva dopo sei mesi di studio di un’alternativa e di dialogo”.

La strada è stata tracciata ma sul futuro della gestione degli impianti idrici permangono ancora numerose incognite: la palla ora passa ai 45 sindaci reggiani del consiglio locale dell’Atesir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti) che dovranno decidere quale modello adottare. Si tratta di una decisione difficile, che dovrà tenere conto anche della non facile congiuntura economica. Un problema che il sindaco Graziano Delrio ha ben presente. “Credo, – aveva dichiarato poco prima del voto il primo cittadino – vi siano finalmente le condizioni per l’attribuzione delle concessioni a enti totalmente pubblici, in modo da garantire ulteriormente il controllo pubblico sul ciclo idrico. Il problema è che tutte le nuove società saranno soggette al Patto di stabilito, in quanto pubbliche.
Dovremo perciò trovare una modalità di finanziamento dei nostri investimenti, che sia compatibile con le leggi attuali e quindi consenta di reperire finanziamenti e continuare a investire”.

A tal proposito riupubblichiamo qui un intervento del nostro collaboratore Alberto Biancardi, esperto di regolazione economica e direttore generale di cassa conguaglio per il settore elettrico e responsabile dell’area energia e infrastrutture di Arel: ecco cosa scriveva Biancardi un anno fa su 7per24 ai tempi del referendum.

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