Voto regionale: le anomalie (felici) della Toscana

Pisa – Dai risultati delle sette regioni al voto emergono anche elementi nazionali (ad esempio l’alto tasso di astensione, lo spostamento verso la Lega del voto di centrodestra, e la tenuta del movimento 5 Stelle). Ma in Toscana è successo qualcosa di particolare. Primo: la buona affermazione di Rossi e del PD (la migliore in Italia) e dei molti giovani e donne eletti in Consiglio Regionale (in Puglia con Emiliano non c’è una donna), esprime la soddisfazione di un elettorato locale “orgoglioso” del suo governo e del quadro politico. Cittadini che sono contenti di “vivere bene in Toscana”; una regione che nel complesso vede l’esperienza di governo del PD come qualcosa di concreto e inclusivo, di sinistra e riformista, e non ideologico. Un voto che ha tratti di conservazione (si sta bene, perché cambiare) ma anche di lucidità ed intelligenza. 

Il PD in Toscana parla (questo voto lo dimostra benissimo) a quell’elettorato diffuso che si interessa alle sorti della regione, che tiene al suo futuro, che è sensibile ai mutamenti, al governo degli eventi, che non vuole che si perdano i valori della solidarietà, dell’eguaglianza e dell’inclusione, che tiene alla sua storia. In un certo senso vanno in questa direzione anche i risultati del secondo e terzo classificato, ma ovviamente con motivazioni e analisi opposte. Prima di tutto non sfonda il Movimento 5Stelle, che arriva terzo dietro la Lega con risultati inferiori alle altre regioni. Segno che i temi gridati in campagna elettorale dagli esponenti locali di Grillo sembrano non convincere molto i toscani. Lo scontento da noi confluisce nell’astensione, e le buone politiche di governo regionale non lasciano molto spazio a quel tipo di critica. All’astensione bisognerà dedicare maggiore attenzione che in passato, oggi non c’è più solo quello “passivo” dettato dall’indifferenza ma siamo in presenza di un astensionismo “attivo” che sceglie consapevolmente di schierarsi, facendo sentire la sua voce non andando a votare.

Il dato più chiaro è il secondo posto del candidato della Lega Nord con il 20%, un risultato sorprendente in Toscana, ma una conferma che l’unica vera opposizione al Governo di Enrico Rossi e al PD non è l’alternativa classica (Forza Italia e l’ex Popolo della libertà sono di fatto scomparsi) o i 5Stelle, ma una destra radicale, un’opposizione di chiusura e paura (immigrati, rom, sicurezza). È un altro segno di una regione che vuole “difendere” contro ogni rischio il suo status quo, ma lo fa chiudendosi su stessa, nelle sue paure, con slogan razzisti e misure lontane dalla convivenza civile e dai valori europei, che la Toscana ha contribuito in passato a costruire.

Un voto, in sintesi, che premiando Rossi e il PD, fotografa una regione stabile, sicura e che vuole conservare il suo benessere con maggior attenzione alle dinamiche sociali, alle disuguaglianze nel mondo del lavoro. Un aspetto che può essere positivo per l’agenda concreta del prossimo Governo regionale, ma solo se si mette al servizio di un’innovazione che serve, anche in Toscana. Si sta bene, ma c’è necessità di innovare, altrimenti si vive di rendita e conservazione e, alla lunga, si rischia il declino.

 

Alfredo De Girolamo

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