Non c’è solo un confronto correntizio, renziani duri e puri e coatti rottamatori che continuano però a scrutare all’orizzonte il sol dell’avvenire, nella querelle sul volontariato più o meno indotto della consigliera regionale Ottavia Soncini a FestaReggio dopo la sua uscita, peraltro condivisibile, sull’affaire Profughi. C’è anche l’eterno braccio di ferro tra eredi della tradizione cristiana e portatori sani di quella marxista ma ancor di più lo scontro generazionale comunicativo tra giovani e attempati esponenti del Pd. Gli uni tutti presi a fare politica col mouse e i social-network, gli altri ancora convinti che l’olio di gomito e il sugo di tavolo siano gli ingredienti più sani di un partito.
Seppur involontariamente, l’ultimo e più fresco prodotto del laboratorio castagnettiano (attraverso il garante C’è Beppe Pagani) di Campo Samarotto (degno erede della Scuola di politica delle Acli sotto la presidenza Roberto Ruini), al secolo appunto Ottavia Soncini, diventa l’emblema di come l’immagine, nella scala di valori dei cliccatori seriali, soppianti totalmente il vissuto. Anche e soprattutto in quella dimensione del volontariato che ha fatto le fortune, specie economiche, delle kermesse del defunto Pci. Indipendemente da quando la nostra consigliera abbia deciso di servire pizza alla festa e quanto sia stato decisivo l’invito ad un bagno di umiltà da parte di Roberta Ibattici, le foto autoprodotte dalla Soncini serviente diventano l’essenza stessa della rarefazione del servizio nella virtualizzazione dello scatto. La sublimazione di una vocazione secolare nell’immediatezza di un sorriso a favor di telefonino. In sostanza, la nuova frontiera del volontariato (più o meno coatto, poco importa): ancor più a servizio di facebook che degli affamati simpatizzanti Pd in coda al ristorante di turno. E’ l’etica sociale dell’hic et nunc (qui ed ora) oltre la dinamica temporale della prestazione gratuita: il terzo che diventa quarto settore. Settore e potere coincidono, come avrebbe voluto Orson Welles.
Ma non si può certo dar torto alla Soncini (nonostante l’adagio evangelico sulla non esibizione di carità e pentimento) che, data la sua giovane età, non poteva prescindere dalla potenza dell’immagine quale atto riparatore (di cosa poi) di fronte al popolo dell’Unità affamato di margherite e di servizio da parte dei suoi amministratori. Che una tantum si grembiulizzano per dare l’impressione che elettori ed eletti in fin dei conti siano sullo stesso piano. Semel in anno licet rinservire, storpiando la massima dei padri.
Su questi temi mediatici si gioca il dibattito agostano del Campovolo; solo in apparenza dicevamo epidermici. Già da quelle parti hanno dovuto adeguarsi alla trasformazione acustica che dovrebbe deliziare le orecchie per serrare le file di una condivisione che passa attraverso l’esperienza terrena per diventare ideale. Ed hanno dovuto sorbirsi il non facile passaggio dagli Inti-Illimani ai Prodigy. Lasciate almeno intatto il corso di un servizio volontario fatto certo di sudore e untume, effluvi di fritto e scintille dalla brace ma anche di passione vera, condivisione di corse e urla dalla cucina, lamentele di chi aspetta e contentezza di chi gusta un buon piatto. Da questa esperienza corpo a corpo nascono infatti amicizie vere ed è, in estrema sintesi, la cosa più di sinistra che possa restare al Pd.