Pistoia – Pistoia e la sua Università UNISER propongono una conferenza evento sui Paesaggi Sonori Urbani, considerando gli aspetti della mitigazione del rumore, della percezione del comfort e della progettazione acustica di sistemi per la composizione e la correzione del paesaggio sonoro percepito. Pubblichiamo un intervento del professor Sergio Luzzi promotore dell’iniziativa.
Viviamo in un’epoca in cui l’habitat, ovvero il luogo le cui caratteristiche permettono a una data specie di vivere, svilupparsi, riprodursi, è prevalentemente urbano. In quanto tale, è collegato agli ecosistemi urbani e ai modelli di sviluppo urbano e in questi contesti, al pari degli altri habitat, influenza la qualità della vita delle specie che lo abitano.
La progettazione degli elementi di funzionalità e delle fonti di benessere percepito negli spazi di vita urbani rappresenta una nuova frontiera da conoscere ed esplorare e comprende fra i suoi dati caratterizzanti la definizione, correzione e qualificazione dei suoni che contribuiscono a rendere gradevole la fruizione di un ambiente e la protezione dai rumori che la disturbano.
La definizione dello spazio sonoro, come parte significativa di un contesto paesaggistico e funzionale più ampio, è uno degli elementi base della progettazione olistica, visione e metodologia che privilegia soluzioni integrate, sostenibili ed ecocompatibili. Da qui, la necessità di un approccio innovativo al controllo del rumore negli ambienti urbani, che vada oltre il mero rispetto dei limiti acustici fissati da leggi e regolamentazioni, spesso prescindendo dai contesti culturali e funzionali degli spazi regolamentati.
La considerazione del benessere acustico percepito da chi abita e anima gli ambienti di vita urbani è un approccio emergente, di grande utilità per la corretta valutazione della qualità acustica e per la progettazione del miglioramento della fruibilità di piazze, aree verdi urbane, spazi pubblici. Qui la sperimentazione acustica basata sulla Soundscapes Analysis e sui parametri estetici, olistici e di serendipità, che la caratterizzano e la collegano alle variabili del global comfort, sta producendo risultati davvero notevoli: la ricerca sul paesaggio sonoro ha acquisito negli ultimi anni notevole rilevanza scientifica, passando da solo 5 lavori pubblicati su riviste internazionali nel 2000 a più di 100 pubblicazioni nel 2016.
A conferma di questa importanza, l’International Standard Organization nel 2014 con la norma ISO 12913-1: 2014 ha fornito una definizione e un quadro concettuale del paesaggio sonoro, spiegando i fattori rilevanti per la misurazione e il reporting di studi e ricerche riguardanti il paesaggio sonoro, nonché per la pianificazione, la progettazione e la gestione dei paesaggi sonori urbani.
In questo contesto, anche la definizione di rumore come “suono fuori posto”, attribuita a W. Clarkson Kaye, assume un significato che si può leggere come elemento analitico e correttivo del paesaggio sonoro di uno scenario urbano, dove ogni possibile giudizio di qualità oggettiva è subordinato alla valutazione della qualità percepita legata a fattori culturali e a esperienze di vita delle persone. Nella pianificazione urbana, nella progettazione degli spazi esterni e costruiti, non si può prescindere dalla percezione “immersiva” del paesaggio che rappresenta l’intorno percepito dell’osservatore, ovvero “il “mondo intorno a noi” e non “di fronte a noi”. In questo passaggio da oggetto di contemplazione a spazio di vita vissuta (o da vivere), la percezione è necessariamente multisensoriale e la componente sonora diventa elemento importante di fruizione del paesaggio.
Si pensi alla scena iniziale di “La La Land”, il pluripremiato musical, vero blockbuster del 2016: lo scrittore e regista Damien Chazelle ha deciso di ambientare sulla caotica circonvallazione di Los Angeles, bloccata da un ingorgo colossale, il primo incontro tra i protagonisti Mia e Sebastian, peraltro destinati a romantici duetti slow jazz. In questo scenario urbano, dove sullo sfondo si intravede il paesaggio naturale delle colline di Beverly Hills, l’elemento sonoro principale sono i suoni delle auto, dei motori, di sportelli e cofani aperti e chiusi, oltre ovviamente alle voci e alla musica di “Another day of sun” che assume presto i connotati di un inno alla città, alle opportunità che offre e ai suoi difetti, comprese autostrada bloccata e quelle migliaia di auto ferme sui cui tetti si scatena una coreografia da ballo tribale.
Il paesaggio sonoro del nostro tempo, e delle nostre città in particolare, è dunque l’intorno percepito di ogni essere vivente, che diventa anche intorno comune quando vengono utilizzati modelli culturali condivisi. Come vero e proprio sistema autopoietico, ridefinisce se stesso e al proprio interno si sostiene, si modifica e si riproduce, grazie al contributo, volontario o involontario, di chi lo abita, non più come osservatore ma, a pieno titolo, come elemento del sistema dinamico che definiamo urban soundscape.
Quali suoni, quali sorgenti fanno parte del paesaggio sonoro di un determinato spazio urbano e lo modificano, fino a crearne una variante, percepita in modo diverso dall’originale? Come si propagano, e si modificano, i suoni prodotti all’interno o al di fuori dell’ambiente urbano ricevente, spazio dell’ascolto e della percezione? E come catalogare i suoni urbani, armonici e non armonici, e i rumori, i “suoni fuori posto”?
Il Workshop si svolgerà nelle mattinate del 26 e 27 aprile 2018 nell’aula magna del Polo Universitario UNISER di Pistoia (Via S. Pertini, 358)