“Viva la danza”. È il titolo dello spettacolo in cui il massimo ballerino italiano, Roberto Bolle, farà vivere la danza in tutte le sue forme il prossimo 29 aprile in tv, in prima serata su Rai 1, in occasione della annuale Giornata Mondiale della danza. Per registrare lo spettacolo, che avrà invece tutta l’apparenza della diretta con tanto di pubblico impersonato da comparse in platea, nel foyer, al bar, Bolle sta in questi giorni aggirandosi sul palcoscenico e le sale trasformate in studio televisivo del teatro del Maggio musicale fiorentino, dove è appena arrivato come sovrintendente Carlo Fuortes, l’ex ad della Rai e noto manager musicale, a cominciare dalla sua passata attività di sovrintendente all’Opera di Roma, passando prima dall’Auditorium Parco della Musica di Roma e i teatri lirici di Bari e Verona. Con l’étoile, nel teatro in fermento, un via vai di altri ballerini di danza classica ma anche di tip tap, tango e qualsiasi altra forma di ballo. L’iniziativa sarà ufficialmente annunciata dal ministero della cultura il 23 aprile.
Tutti impegnati, il primo ballerino della Scala e gli altri, nel progetto della Rai, “Viva la danza”, nato con la collaborazione del ministero della cultura che andrà in onda non solo con l’intento di celebrare la danza in ogni sua forma ma, come sperano in molti a cominciare dal suo principale protagonista, anche di diffondere tra il vasto pubblico la coscienza di un dato di fatto che con particolare energia Bolle ha sempre segnalato come fortemente negativo in Italia, ossia l’aver relegato, nei teatri, la danza a un ruolo secondario. Tanto che potrebbe essere lo stesso grande e affascinante ballerino a occuparsi, in quale ruolo si vedrà quando l’iniziativa vedrà la luce, ma sicuramente in una posizione apicale, del generale progetto del governo di restituzione alle Fondazioni lirico sinfoniche italiane, o perlomeno ad alcune di queste, delle compagnie di ballo, al momento conservate solo da quattro Fondazioni su quattordici. Come non nega il sottosegretario Gianmarco Mazzi, rimandandone però i particolari a una conferenza stampa che il ministero farà appena il progetto sarà interamente definito. Ma non fra molto tempo, pare. Intanto lo scorso 5 aprile Mazzi è arrivato al Maggio a incontrare Fuortes e Bolle, in occasione, sì, delle prove per Viva la danza, ma non è escluso che sia stato anche per parlare del ritorno, pur sotto altre forme, dei corpi di ballo nei teatri lirici, che per esempio il Maggio ha perso dal 2013, e del ruolo che Bolle potrebbe avere nella novità .
Adesso sono dotate di un corpo di ballo stabile solo le quattro Fondazioni del Massimo di Palermo, la Scala, il San Carlo, l’Opera di Roma. L’intenzione del governo, che vorrebbe riportare il ballo in teatro e dovrebbe istituire un fondo allo scopo, non sarebbe tanto quella di far sì che ogni teatro ricostruisca e poi mantenga economicamente, tramite uno sforzo economico e organizzativo giudicato impossibile, ognuno una propria compagnia, quanto la costituzione di compagnie di ballo private che si appoggino per gli spettacoli, a due teatri stabilmente in coppia.
“Vogliamo fare una politica di passi ponderati e saggi, quindi non promettere tutto a tutti, ma cominciare con una formula più elastica, più pratica, ossia quella di prevedere corpi di ballo che possano coprire più fondazioni: Venezia e Verona, che hanno una contiguità geografica; Firenze e Bologna, che pur essendo in regioni diverse sono ben collegate”, ha recentemente confermato il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, in Senato, rispondendo al M5s che ha proposto un disegno di legge per l’apertura di nuovi corpi di ballo stabili nelle fondazioni liriche e che voleva capire perché questa operazione coinvolgesse solo Verona e Venezia e Bologna e Firenze, escludendo Torino, Genova, Bari, Cagliari. Sangiuliano ha dichiarato di stare lavorando “a un provvedimento normativo in cui sancire la nascita di questi due corpi di ballo che non preclude in futuro alla creazione di corpi di ballo a Genova, a Torino, a Bari e ovunque lo si creda. Adesso stiamo ipotizzando per il 2025 l’istituzione di un ulteriore fondo da assegnare a Verona-Venezia e Bologna-Firenze. Senza creare nessuna forma di precariato. Ci atterremo scrupolosamente a quello che stabilisce il contratto di lavoro. I danzatori di questi nuovi corpi di ballo saranno trattati come quelli del Teatro alla Scala, del San Carlo o dell’Opera di Roma”. Vedremo quali fatti seguiranno le parole.
Che poi Bolle possa avere un ruolo determinante nella guida del nuovo progetto, come rimbalzano le voci, non sembra per niente assurdo. Non è solo la grande étoile conosciuto in Italia e nel mondo. È anche quello che con passione e veemenza si è sempre speso per ridare dignità alla danza. “ La danza non deve essere più la Cenerentola delle arti, ma deve essere considerata al pari dell’opera lirica”, questo l’appello lanciato dall’étoile della Scala il 19 marzo scorso durante un incontro al Ministero della cultura indetto a proposito del nuovo Codice dello spettacolo. Bolle è un fiume in piena: “Bisogna rivedere i conteggi del Fus e equiparare i contributi al balletto a quelli dell’opera lirica. E poi incentivare la produzione: se un direttore artistico, un sovrintendente vuole creare delle produzioni di balletto, deve essere incentivato rispetto a prendere da fuori dei corpi di ballo e ospitarli. Sono rimaste solo 4 compagnie stabili per 14 Fondazioni ”.
E ancora, spiega Bolle:“Deve essere resa più facile la cooperazione e la circuitazione delle opere e dei corpi di ballo che abbiamo in Italia. Devono essere messi dei finanziamenti, ma anche un tax credit. Oltre al capitolo importante della formazione”. E già nel 2021 aveva duramente parlato, in commissione cultura a Montecitorio, di “scempio della danza” scagliandosi contro i tagli, le risorse negate, chiedendo anche allora di modificare il Fus e di restituire posti di lavoro, denunciando che “il balletto muore tra l’indifferenza e l’ignoranza di politici e organizzatori” . E dicendo: “Basta con un’Italia che calpesta e dimentica il suo grande passato”, un’Italia, sottolineava, dove, “sono restati solo 4 corpi di ballo su 14 Fondazioni, quando invece nel paese ci sono più scuole di ballo che di calcio.
In foto Roberto Bolle con Zubin Mehta