Almeno negli Stati Uniti si è conclusa la lunga indagine che ha visto il colosso di Mountain View al centro di un’inchiesta da cui esce ulteriormente rafforzato nella propria posizione. Già dominante in Internet, con il 70% delle ricerche svolte nel territorio degli Stati Uniti e che generano profitti da miliardi di dollari in sola pubblicità, potrà ora agire indisturbato, anche se la Commissione ha imposto alcune modifiche alle sue strategie di business.
E proprio questo è stato l’oggetto del contendere, che ha visto i concorrenti dell’azienda presentare in giudizio un corposo dossier per dimostrare che Google nell’ambito delle ricerche avrebbe favorito i propri prodotti, quelli di Google Shopping, declassando nei risultati quelli dei concorrenti.
I cinque membri della commissione hanno votato all'unanimità la chiusura dell'indagine e quindi la rinunzia ad ogni azione legale, affermando – come riporta il "New York Times" – che "qualsiasi impatto negativo sui concorrenti reali o percepiti era incidentale", mentre l’azienda ha accettato di modificare qualcosa nella visualizzazione dei risultati di ricerca. Modifiche importanti, come l’accesso a Google AdWords che consente agli inserzionisti di verificare l’andamento delle proprie campagne pubblicitarie ma che – come ha sostenuto J. Thomas Rosch unico membro parzialmente dissenziente dell’FTC – non essendo giuridicamente imposte non potranno comunque essere seriamente verificate.
Ma la guerra non è finita: Fairsearch.org, che raccoglie un gruppo di rivali di Google tra cui Microsoft che gestisce il motore di ricerca Bing, pensa che la sentenza possa incoraggiare Google ad agire in modo ancora più aggressivo, forte del suo monopolio a scapito dei concorrenti anche se più innovatori e specialistici. I risultati delle ricerche potrebbero quindi continuare a proporre i business di Google, per esempio i viaggi e lo shopping che risultano fra le query più frequenti, direttamente nella pagina dei risultati senza cliccare sui link, con ricadute importanti visto che gli utenti raramente vanno oltre la prima pagina dei risultati di una qualsiasi ricerca.
Yelp, un sito di recensioni dei consumatori – riporta sempre il "New York Times" – ha raccontato che Google interviene nei giudizi espressi e, di fronte alle proteste ha minacciato di rimuoverli dai risultati. Accuse pesanti, che sembra abbiano indotto Google a eliminare i vincoli contrattuali che impedivano alle piccole aziende di fare pubblicità su altre piattaforme.
Rimane comunque aperto un altro nodo cruciale: quello degli smartphone e dei tablet in cui Google, dopo l’acquisto di Motorola Mobility, è diventato il maggior concorrente, anche di Apple. Ma anche su questo fronte è stato preso un impegno con la FTC, per consentire ai competitor l’accesso ai brevetti necessari alla produzione di smartphone e tablet.
La decisione della FTC potrà avere delle ripercussioni anche a livello europeo dove Google, che domina il 90% delle query di Internet, è accusata delle stesse violazioni. Ma se negli Stati Uniti si è concluso che i benefici per gli utenti prevalgono su tutto e che quindi Google può mantenere inalterato il proprio sistema, l’autorità antitrust europea è ancora al lavoro e il commissario Joaquín Almunia ha assicurato che la scelta americana non influirà su quella, assolutamente indipendente, dell’Unione europea.