Vitòria (Brasile): agenti in sciopero, caos e anarchia. Quando lo Stato si estingue

Vitória, 6 febbraio 2017 – Riceviamo dalla città di Vitòria (Espírito Santo, Brasile) questa testimonianza di Franco Patrignani, esponente della Cisl che ha vissuto in diretta quanto racconta. Uno sciopero della polizia militare provoca due giorni di paralisi e di totale anarchia. 

La città, oggi è pressoché deserta: la popolazione è stata invitata a restare in casa. Il motivo è che è stata proclamata una greve degli agenti della Polizia Militare (la PM una specie di Carabinieri. Con le dovute differenze): i salari, storicamente bassi, hanno avuto in questi ultimi anni solo rivalutazioni legate all’inflazione, ma in percentuale e così i divari con le altre categorie sono aumentati.

Gli Agenti della PM sono chiusi nelle caserme e hanno deciso di restarci fino a quando il Governo di Espírito Santo non comincerà a trattare. Il Governo risponde che non dialogherà fino a quando lo stato di agitazione non verrà revocato.

Il risultato è che, in poche ore, la situazione è precipitata: da domenica pomeriggio, il tam tam delle reti sociali ha cominciato a far circolare la notizia che le scuole oggi, lunedì, sarebbero restate chiuse. Successivamente si è saputo che avrebbero fatto altrettanto anche le poste, le banche e tutti i servizi pubblici.

Ieri sera credevamo che si stesse un po’ esagerando e invece, questa mattina abbiamo avuto la prova che le notizie, circolate informalmente, erano confermate.

Prima di mezzogiorno si è saputo che alle 16 sarebbero stati sospesi anche i trasporti pubblici. A quel punto anche i supermercati e quelle poche attività che avevano aperto durante la mattinata, hanno liberato i propri dipendenti: le strade, adesso sono quasi deserte e, secondo le notizie diffuse dalle reti sociali, sostanzialmente in mano ai ladrões che, isolati o in piccoli gruppi, assaltano gli automobilisti ai semafori oppure a bande di disperati che approfittano della situazione per dare l’assalto ai grandi magazzini e ai supermercati delle periferie.

Se queste notizie saranno confermate, si potrà dire che il peggio e il represso, alimentato da una diffusa dose di disperazione ha trovato, in questa occasione, il modo di esprimersi, grazie alla possibilità di evitare il rischio di punizione.

E si sono registrati anche fenomeni di “autodifesa” in cui alcuni cittadini si sono sentiti autorizzati ad arrestare, e punire sul campo, gli assaltanti presi in flagrante o semplicemente individuati come possibili rei.

Già solo questi fenomeni comportamentali meriterebbero una riflessione a parte su che cosa significhi “sicurezza” in una società caratterizzata da profonde disuguaglianze di istruzione, di reddito e di condizione sociale.

Una cosa è certa: la tensione è alta e la quasi totalità dei cittadini, chiusa in casa, sta attaccata a TV e cellulari in attesa di notizie rassicuranti e, però anche, di “reportage improvvisati” che le reti sociali stanno divulgando e a volte riproducendo con modalità spesso vomitevoli: non sempre i materiali messi in rete sono riferiti alla situazione attuale.

E così i capixabas, gli abitanti di uno Stato ritenuto tranquillo, stanno vivendo in un clima di paura crescente. In verità qui si sta vivendo una situazione che a Rio si sta verificando ormai da più di quattro mesi e che, nella capitale carioca, rischia di divenire normalità: un’assurda normalità.

Un’annotazione di creatività sindacale: siccome sono militari, gli agenti non hanno la possibilità di esercitare il diritto di sciopero e allora hanno inventato una modalità originale: sono tutti regolarmente in servizio, ma i loro familiari hanno organizzato dei picchetti che non permette loro di uscire dalle caserme per compiere il proprio dovere sul territorio.

Infine, l’epilogo: alle sette di sera è arrivata la notizia, in televisione questa volta, che l’Esercito aveva deciso di prendere in mano la situazione. Colonne di mezzi militari sono uscite dai presidi e hanno raggiunto diversi punti ritenuti strategici per il controllo della situazione. Il tutto è avvenuto in mezzo agli applausi della popolazione che, da balconi e finestre, ha salutato con entusiasmo il passaggio dei soldati.

 

IL GIORNO DOPO

Vitòria, 7 febbraio 2017 –  Sono molti i negozi e i grandi magazzini saccheggiati in tutto lo Stato di Espirito Santo in questi tre giorni di sciopero dei PM e, anche se mancano i dati ufficiali, è certo che sono oltre trecento le auto che sono state rubate.

Ammontano a 75 le morti registrate in questi giorni. In assenza di comunicazioni da parte delle autorità ma in base a quanto emerge dai notiziari e soprattutto dalle interviste televisive, c’è motivo di credere che per buona parte non si tratta di vittime di assalti. Anche se non viene detto esplicitamene, si deduce che questo funesto bilancio riguarda principalmente le vittime degli scontri a fuoco che si sono verificati tra bande rivali.

In pratica, l’assenza della PM in servizio, ha dato la stura a scontri tra gruppi organizzati, in perenne lotta per il controllo del traffico di droga. La posta in gioco è alta anche nella (ex) tranquilla terra capixaba.

E così emerge ciò che quotidianamente appena si intuisce: l’esistenza di reti criminali organizzate e in conflitto permanente per il controllo del territorio. Oggi la città ha presentato uno scenario del tutto simile a quello che avevamo registrato ieri: scuole e servizi pubblici chiusi, gli autobus non hanno circolato e alcuni supermercati hanno funzionato con il minimo del personale, ma solo fino alle 3 del pomeriggio.

Poi, progressivamente, il deserto. Ci sono stati scontri, più verbali che di fatto, tra le famiglie che stanno picchettando l’uscita delle caserme dei PM e cittadini “autoconvocati” che sono andati a manifestare il loro diritto alla sicurezza.

Le due fazioni erano separate e controllate da un drappello di militari in assetto di guerra inviati in servizio di ordine pubblico. In serata si è saputo che una trattativa si sta aprendo tra il Governo Estadual e i familiari dei PM (sic). La delegazione trattante è formata dalle mogli degli scioperanti.

Intanto oggi sono arrivati da Brasilia un centinaio di militari della “Sicurezza Nazionale” e si sa che da Rio de Janeiro stanno arrivando i rinforzi dell’Esercito (450 soldati). E le reti sociali, ma non le reti televisive, hanno diffuso la notizia che oggi anche i PM dello Stato del Minas Gerais sono entrati in agitazione.

Lo hanno deciso in una partecipatissima immensa assemblea che ha deciso due giorni di paralizzazione totale. Ultimissima notizia, anche questa arrivata attraverso le reti sociali: i PM di Rio de Janeiro dal 10 febbraio saranno picchettati in caserma dai propri familiari.

 

 

 

 

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