Visita agli Uffizi con musicista: gli studenti a colloquio con Ezio Bosso

Pontassieve – “Tutto il  bello che adesso vi circonda. sapete a chi appartiene? A voi!”.  Queste le parole  di  Ezio Bosso,  nel rivolgersi a un gruppo di miei studenti dell’ Istituto tecnico “Ernesto Balducci” di Pontassieve, durante un incontro, agli Uffizi la mattina di martedì scorso, con il grande musicista e compositore, in tournée  in questi giorni a Firenze.

Una preziosa opportunità resa possibile dall’affettuoso interessamento di Catterina Seia, del c.d.a, degli “Amici degli Uffizi”.  Erano presenti il direttore della Galleria, Eike Shmidt  e i dirigenti degli  “Amici degli Uffizi”, fra cui la presidente Maria Vittoria Rimbotti. Ospite, insieme a noi, il preside della nostra scuola, Giulio Mannucci.

Perché è questo il punto: comprendere quale sia il mistero dell’incontro con la bellezza  e ritrovarne l’essenza nell’insieme dei piccoli gesti della vita quotidiana. Sono tanti i momenti  che hanno contraddistinto il “prima” di questo appuntamento: il disbrigo delle inevitabili fatiche di carattere burocratico, la richiesta dei permessi firmati dai genitori, l’elenco dei partecipanti. Per gli studenti, il primo passaggio è consistito nell’aprire, quasi d’istinto, l’immancabile  gruppo di whatsApp, chiamato “Uffizi”, inserirvi i numeri di telefono di ciascuno, poi i preparativi per questo giorno speciale, mescolati a battute  facete e scherzose;  la ricerca in classe sulla biografia di Ezio Bosso, lo scoprire un po’alla volta quanto spessore ci fosse, quanto sudore e dedizione dietro la bellezza della sua musica: un vero e proprio “tam tam” di emozioni che ho visto attraversare lo sguardo dei miei ragazzi.

Per decidere chi avrebbe dovuto partecipare, il criterio è stato semplice: si sono scelti da soli. Non volevo, infatti, selezionare i 20 che avrebbero partecipato solo perché classificati tra i  “più bravi”. Mi interessavano  i più motivati. Mi sono limitata a dire loro ogni tanto: “Mi raccomando!”

uffizi giovani

Al mattino del giorno fatidico, il viaggio in treno da Pontassieve a Firenze: si trattava  per la maggior parte di ragazzi, ma era presente anche un gruppetto significativo di ragazze. Tutti eleganti, molti avevano scelto la camicia, qualcuno aveva addirittura azzardato la cravatta. Visi aperti, luminosi, qualche preoccupazione da parte di chi, tra di essi, avrebbe dovuto interloquire con i nostri ospiti e con Ezio Bosso.

Una volta a Firenze, la visita alle sale del Museo, a cui  alcuni di loro hanno potuto accedere per la prima volta: un vero e proprio pieno di bellezza da dare stordimento, un ascolto attento della nostra guida, Monica Alderotti, una pausa sul balcone del museo, con la vista mozzafiato su Palazzo Vecchio, il Duomo sullo sfondo. Qualche foto, molto entusiasmo, molta allegria e qualche, ulteriore,  “mi raccomando” sussurrato da me all’indirizzo dei più vivaci.

Poi, la seconda parte del programma, l’incontro, tanto atteso, con Ezio Bosso: i ragazzi in semicerchio, l’inizio delle domande, le sue risposte. Si suona anche solo parlando. Lui, accessibile, simpatico, colto, divertente. L’altra “visione” della giornata. Dopo quella delle opere, gli squarci di luce, il dialogo  tra i ragazzi e il musicista.

“Maestro, lei ha inciso ‘La dodicesima stanza’. cosa vuol dire?”

“E Bach? Perché può piacere, Bach, ai ragazzi?”

“Ma dopo, proprio dopo la dodicesima stanza, cosa ci sarà?”

E ancora. “ Perdere i pregiudizi, dice lei, Maestro? Ma perché i pregiudizi sono cosi duri a morire?”

E un incalzare di risposte, tutte nella prospettiva loro, dei giovani:  l’umiltà dei maestri.

“Dopo la dodicesima stanza avremo modo di ricominciare dalla prima, ma, attenzione, le emozioni non sono mai fini a se stesse,  sono importanti solo se ci aiutano  a realizzare un cambiamento.”

La conoscenza rende liberi, ragazzi. Più si conosce, più si perdono i pregiudizi.”

Uffizi giovani2

Difficile riferire quanto di sfumato nei gesti e nei discorsi è passato all’interno di quel dialogo: emozioni che non è facile trasmettere scrivendo. “Prof. grazie per avermi  portato qui, mi sussurra un ragazzo”. So che è sincero.

Ezio Bosso chiede infine a ciascun ragazzo di riferire la prima parola che gli venga  in mente a proposito di questa esperienza: si susseguono gli “interessante” i “diverso”, gli “emozionante”, ma anche “dolore” e “ostacolo”. Di fronte a questi ultimi due termini, il volto di molti di noi, ma anche quello del Maestro, si contrae in una smorfia di riflessione.

Quindi le foto. Ezio Bosso, un giovane tra i giovani.  Non una parola di scoramento, riguardo la sua malattia, una grande energia, il tempo corre. Ringraziamo calorosamente. Ci salutiamo.

Infine il ritorno. un ragazzo confessa di non aver mangiato perché aveva dimenticato di prendere i soldi,  gli offro un panino. Poi, in treno, le prime battute. Soddisfatti della giornata, i ragazzi  azzardano un confronto tra la figura di Ezio Bosso e quella del loro idolo indiscusso: il poeta Davide Rondoni che ci è venuto a trovare a scuola in autunno, durante uno degli incontri con personalità del mondo della cultura e del giornalismo (come nel caso del noto inviato di guerra Domenico Quirico) che ravvivano l’ordinario lavoro scolastico in un istituto che cerca di essere coerente con il nome che porta.

 Ezio Bosso ha partecipato con una sua intervista,  insieme ad altri  artisti e studiosi, a un progetto editoriale, da me curato, sul tema della paura, delle ansie e delle angosce del nostro tempo. Da qui anche l’idea di questo appuntamento. Un libro di prossima pubblicazione, che ha trovato ispirazione nelle aule scolastiche,  rivolto ai ragazzi, ma  anche a quanti, animati da un senso di inquietudine, continuamente alimentato dalle cronache dei nostri giorni, cercano risposte in parole come quelle che il grande musicista ha saputo pronunciare rivolgendosi ai nostri ragazzi. A questi ultimi il compito di farsi “ambasciatori di bellezza” presso i compagni  di scuola di cui, agli Uffizi, essi non erano che i rappresentanti.

 

 

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