Violenza sulle donne: Prato si mobilita, anche in nome di Saman

Prato – Al via tante iniziative a Prato promosse dal Comune e dalla Provincia in occasione del 25 novembre che celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una serie di incontri tutti al femminile ed aperti al pubblico, organizzati  dalle associazioni antiviolenza del territorio in collaborazione con enti, forze dell’ordine e l’Ospedale Santo Stefano che ha ottenuto 3 bollini dalla Fondazione Onda per  la medicina di genere, con la finalità di dare un importante segnale di sensibilizzazione circa un fenomeno sociale che registra purtroppo ancora tante, troppe vittime  innocenti.

I numeri  a livello nazionale registrano infatti ad oggi 48 vittime: donne che purtroppo non ce l’hanno fatta, nonostante il più delle volte avessero denunciato molestie e abusi da parte del marito, l’ex compagno, il fidanzato o l’amico. Bloccato ancora in Parlamento il pacchetto di norme antiviolenza presentato a dicembre 2021 dalle ministre Marta Cartabia, Luciana Lamorgese, Elena Bonetti, Erika Stefani, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini.

Obiettivo del ddl: prevenire e contrastare la violenza contro le donne e mettere in campo una serie di misure per proteggere le vittime. Ma a quanto pare tutto questo ancora non basta se nel nostro Paese in sole 24 ore si sono verificati un femminicidio e un tentato femminicidio in Campania: due  giorni fa un 37enne ha accoltellato la moglie a Giugliano in Campania, ma lei per fortuna è sopravvissuta; ieri a Salerno una donna è stata uccisa sotto gli occhi del figlio dal marito, che poi si è ucciso. Un’escalation di violenza che non accenna a diminuire mentre gli altri reati violenti contro le persone diminuiscono.

E se nella passata legislatura  sono state approvate all’unanimità  nella Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio 13  relazioni che delineano un percorso possibile per rafforzare prevenzione e strumenti di contrasto, fondamentale sarebbe istituire  di nuovo in Parlamento la Commissione, ma soprattutto promuovere in tutti gli ambiti, a cominciare dalle scuole, un cambio di passo culturale nel nostro Paese che è fermo a stereotipi e pregiudizi sessisti. Obiettivo l’educazione al rispetto per superare le relazioni tra uomini e donne ancora fondate sul possesso e sulla subalternità.

In apertura l’assessore  alle Pari Opportunità Ilaria Santi, ha dichiarato: “Con soddisfazione noto che nonostante le difficoltà che non mancano mai siamo riusciti come amministrazione ad organizzare un programma condiviso che significa che questo territorio ha un’attenzione e sensibilità comune da sempre sul fenomeno della violenza contro le donne. Seguiamo con attenzione le due famiglie che hanno subito  un femminicidio per condividere insieme un cammino doveroso e di valore. Infine stiamo portando avanti progetti di lavoro contro gli stereotipi e il linguaggio nelle scuole frequentate non solo dai più  grandi ma anche dai piccini”.

“Ben 3 progetti di sensibilizzazione sono quelli organizzati dall’assessorato alla Polizia Municipale,-così l’assessore Flora Leoni, che vuol dire mettere in campo tutte le nostre energie per arginare un fenomeno che registra ancora numeri troppo alti”.

In Toscana rispetto  al quadro nazionale, si annota un elevato numero di femminicidi tra donne anziane (le donne oltre i 75 anni vittime di femminicidio in Toscana negli ultimi 5 anni sono state il 35,1% del totale, contro il 16,7% a livello nazionale) e in proporzione una maggioranza di donne straniere che rappresentano il 32,4% delle donne uccise per motivi di genere nel territorio regionale, contro il 23,4% a livello nazionale.

Nell’ambito del contrasto alla violenza sulle donne a livello locale il centro antiviolenza La Nara ha elencato 416 donne messe in sicurezza rispetto alle 407 dell’anno precedente. Sono italiane in maggior parte  mentre l’associazione nazionale Senza Veli sulla Lingua, che ha sportelli d’ascolto a Milano, Monza Brianza, Prato e Roma ha accolto da ottobre 2021 ad ottobre 2022  in Toscana presso la sezione pratese 39 richieste di aiuto, in Lombardia 71, sul territorio nazionale  50 per un totale di 160 donne, tutte supportate da aiuto psicologico gratuito e supporto legale. L’incidenza di donne straniere è stata di circa il 20%.  E in questo caso fondamentale è stato l’apporto  da parte dell’associazione di mediatrici culturali .

“La maggior parte di persone che si rivolgono all’associazione Senza Veli sulla Lingua,- così la sua presidente Ebla Ahmed, – è di donne italiane di diversa età ed estrazione sociale,alcune di loro con lavoro ed indipendenti. Ma non sono mancate situazioni difficili e in quel caso l’associazione si è fatta carico di sostenerle attraverso un piccolo aiuto economico”. E ha aggiunto: “Sono molto soddisfatta dal lavoro fin qui fatto dall’associazione. Quello che mi fa piacere è rivedere il sorriso sulle donne che abbiamo aiutato; molte di loro poi diventano nostre volontarie. Ma anche della squadra formata da validi operatori: psicologi, avvocati, counselor, criminologi, mediatori che collaborano con me da quasi 10 anni per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e che ci ha visto spesso in rete con diverse realtà di aiuto in casi davvero complessi. Mi auguro che il nuovo Governo stanzi ancora più fondi per la prevenzione, l’informazione che è sempre più urgente e sentita dai nostri giovani e che essa si svolga soprattutto nelle scuole a cominciare da quelle dell’obbligo ed infine dalla formazione per gli operatori, prime sentinelle di aiuto”.

“Da gennaio 2022, – ha poi spiegato Ebla Ahmed, – l’associazione Senza Veli sulla Lingua ha preso in carico due casi di matrimoni forzati.  Entrambi in fase di soluzione, in uno di questi la giovane vittima è stata accolta dapprima presso una casa rifugio in Toscana, poi in una del nord Italia”.

Sin da aprile 2021 l’associazione ha seguito il caso di Saman Abbas denunciando che alla ragazza pakistana uccisa a Novellara si poteva applicare l’articolo 18 bis del testo unico di immigrazione ( ex 558 bis c.p.), nel qual caso la ragazza oggi sarebbe  viva. Sempre l’associazione ha poi sostenuto ad aprile di quest’anno in Parlamento il ddl legge Saman dell’onorevole Stefania Ascari, (da lei riproposto dopo la caduta del Governo), che colmava un vuoto normativo, e ha fatto richiesta, tramite l’avvocato Pellicciardi al Tribunale di Reggio Emilia, di volersi costituirsi parte civile nel processo contro i familiari di Saman che si terrà il 10 febbraio prossimo.  “Un gesto secondo me  che andava fatto perché, -ha spiegato Ebla Ahmed, – sono presidente di un’associazione in prima linea contro la violenza sulle donne e poi perché sono musulmana come lo era Saman”.

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