Prato – Un provvedimento del Tribunale di Prato ha messo la parola fine ad anni di soprusi, violenze psicologiche e fisiche che hanno avuto testimoni silenziosi anche i figli minorenni, nella quotidianità di una donna che chiameremo Elisa (nome di fantasia), che volendo bene a suo marito, ha scambiato le sue cattiverie e le sue brutalità per amore.
Un giorno, Elisa ha deciso di dire basta a questo rapporto malato e forse nella solitudine della sua battaglia (si era rivolta in passato a un centro anti violenza del territorio, preferendo poi essere seguita da un’ associazione in rete). La spinta che le ha dato la forza di reagire è stata la consapevolezza delle continue violenze subite dal figlioletto, affetto da una grave patologia nervosa, vittima anche lui dei maltrattamenti del genitore.
Ricoverata diverse volte al pronto soccorso per la violenza fisica subita e come lei , il bambino, negli ultimi tempi Elisa ha creduto davvero di morire, terrorizzata al punto che il solo sentire le chiavi nella toppa di casa, le creava attacchi di panico e stati d’ansia mista a una sorta di rassegnazione la cui ancora di salvezza era,in quei momenti, augurarsi il peggio, per poter mettere finalmente la parola fine a quel “rapporto d’amore” ormai degenerato.
Tutto avveniva all’interno delle mura domestiche nella zona di Carmignano, dove Enrico (altro nome di fantasia) aveva creato un clima di terrore e in cui venivano negati ai componenti della sua famiglia momenti di felicità e serenità, togliendo ad Elisa non solo la dignità di donna ma anche di madre e rendendola una vittima al pari dei suoi figli, che subivano impotenti privazioni, sofferenze,
Una lunga serie di abusi fisici e psicologici alla donna e al figlioletto documentati da referti medici e denunce presso il Comando dei Carabinieri locali e la Questura di Prato, che hanno spinto due giorni fa, il Gip Silvia Isidori del Tribunale di piazza Falcone e Borsellino, in accoglimento delle richieste del Pubblico Ministero, la misura cautelare nei confronti di Enrico, il suo allontanamento dalla casa familiare, senza potervi accedervi se non dietro autorizzazione, con divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati da Elisa e dal figlio, come abitazione, luogo di lavoro e scuola, nonché il versamento da parte di Enrico a favore di Elisa e dei figli minori di un assegno di 600 euro mensili.