Vicenda Orlandi, Roberta Bruzzone: “Solo lo Stato italiano potrà fare piena luce”

Prato – A quarant’anni dalla scomparsa della giovanissima cittadina vaticana Emanuela Orlandi arrivano nuovi colpi di scena e sorprese. Un’ultimissima  pista, scartata dai familiari che anzi l’hanno definita una “vera carognata”, porterebbe allo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, deceduto da tempo e marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza sparita a Roma nel 1983.

Figura nota alle cronache dell’epoca per l’incarico che gli fu affidato dai genitori di Emanuela di gestire lui i rapporti con la stampa e soprattutto con i rapitori della quindicenne, ora invece per un presunto caso di molestie nei confronti della sorella maggiore di Emanuela, Natalina Orlandi.

Una vicenda questa della quale, secondo la legale della famiglia Orlandi, si era già occupata la magistratura italiana nei primi anni Ottanta senza arrivare però ad alcun esito. Intanto avviato l’iter affinché parta al più presto la commissione parlamentare d’inchiesta per fare  piena luce sul caso Orlandi, sono state riaperte, a seguito di un esposto-denuncia un anno e mezzo fa di Pietro Orlandi, le indagini anche in Vaticano  grazie all’intervento del promotore di Giustizia Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria con l’obiettivo di riprendere in mano nuovamente tutte le carte, i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, gli atti e le testimonianze, per cercare di provare a sgombrare tutte le ombre sul caso irrisolto della ragazza romana.

La scomparsa di Emanuela infatti ha dato origine a una serie di ipotetici coinvolgimenti a cominciare dalla Banda della Magliana (la scomparsa è avvenuta proprio durante il decennio di massima attività “, oltre che al collegamento con l’attentato a Giovanni Paolo II, avvenuto il 13 maggio 1981 per mano di Mehmet Ali Ağca, circa un anno prima del rapimento Orlandi, e la pista della pedofilia.

L’iniziativa della magistratura vaticana, secondo non pochi osservatori, sarebbe scaturita non solo dall’interesse per la verità voluta da Giovanni Paolo II che, durante un Angelus, parlò dell’ipotesi del sequestro, ma anche da Papa Ratzinger e da Papa Francesco che in occasione del 40esimo della sparizione della ragazza, durante la preghiera domenicale, espresse vicinanza ai familiari.

Ma, sull’inchiesta vaticana, la criminologa Roberta Bruzzone sembra non riporre molta fiducia, perché, “soltanto lo Stato italiano, attraverso la commissione parlamentare di inchiesta che è stata da poco istituita in riferimento ai casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, un’altra ragazza di quindici anni scomparsa un mese prima di Emanuela, potrà fare piena luce sulla vicenda senza timore alcuno di toccare “l’intoccabile”.”

In foto Roberta Bruzzone

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