Firenze – Qualcuno in qualche oscura parte di questo Paese ha deciso di condannare alla “Damnatio Memoriae”, alla pena dell’oblio eterno e vergognoso previsto dalle leggi romane, il giudice minorile Gian Paolo Meucci, presidente del Tribunale per i Minorenni dal 1966 al 1985. Basta lanciare una banale ricerca su internet per averne un immediato riscontro.
Una mano anonima, il 17 gennaio scorso, per esempio, ha aperto una pagina di wikipedia con due righe di biografia del magistrato dedicando tutto il resto a raccontare la vicenda del Forteto conclusasi il 17 giugno 2015 con la condanna di Rodolfo Fiesoli fondatore della comunità per fatti avvenuti negli ultimi venti anni. In questa indagine Meucci – scrive il biografo improvvisato – “ha avuto un ruolo molto importante” perché nel 1979 affidò un bambino down lo stesso giorno in cui “Fiesoli lascia il carcere dopo essere stato accusato di abusi sessuali”.
La stessa frase la si ritrova pressoché identica nella mozione presentata dall’opposizione di destra e approvata dalla Camera dei Deputati che chiede al Governo di “assumere ogni iniziativa di competenza per il controllo della cooperativa Il Forteto”. L’unico citato nella mozione oltre gli imputati, in modo singolarmente sproporzionato rispetto al complesso della vicenda, è ancora il giudice Meucci: “nel 1979, proprio al rientro di Fiesoli… il giudice Gian Paolo Meucci ha disposto l’affidamento allo stesso Fiesoli di un bambino di tre anni affetto da sindrome di down”.
Ma il tentativo di “damnatio memoriae con il copia e incolla” ha trovato ieri la sua massima espressione nella richiesta che due consigliere del Movimento 5 Stelle Silvia Noferi e Arianna Xekalos hanno rivolto al Sindaco di Firenze di revocare l’incarico di garante dei detenuti a Eros Cruccolini che in una comunicazione al Consiglio comunale “porta ad esempio l’ex Presidente del Tribunale dei minori Gian Paolo Meucci”, colui che nel 1979 etc. etc.
L’operazione di scaricare su una personalità scomparsa trenta anni fa la responsabilità di tutti gli errori e i mancati controlli fatti nei trenta anni successivi, partì nell’ottobre 2012 quando esplose il caso Forteto con l’arresto dei protagonisti. Nel dibattito e nelle ricostruzioni che seguirono quegli arresti che chiamavano in causa il giudice Meucci, la famiglia si limitò a una messa a punto oggettiva dei fatti al di là delle speculazioni sugli “amici di Don Milani” che per fazioso dogmatismo ideologico non hanno visto , o non hanno voluto vedere, le corna del diavolo.
E cioè che ci fu una incomprensione sulla personalità deviata del leader della comunità, ma che le prime indagini che avevano coinvolto Fiesoli non avevano portato ancora alcuna certezza processuale tale da giustificare un cambiamento nell’opinione positiva sulla sua organizzazione: arrestato nel 1978, condannato in primo grado nel 1981, assolto in secondo grado nel 1982, definitivamente condannato in Corte d’appello l’8 maggio 1985 per maltrattamenti. Il Giudice Meucci stava allora assumendo la carica di procuratore generale di Venezia, ma si ammalò nell’ottobre successivo e morì dopo quattro mesi in coma il 19 marzo 1986.
Da quell’anno sono stati affidati al Forteto 56 bambini, ma il giudice Meucci non c’entra niente: aveva conosciuto le carte di quel primo processo e, non essendoci ancora un verdetto definitivo, ne aveva onestamente tratto la convinzione che le responsabilità dell’imputato non fossero accertate. Ma questo non interessa agli esecutori della condanna all’oblio eterno con il copia e incolla.
Le due consigliere comunali vorrebbero far passare il messaggio che il nome di un uomo che tanto ha fatto per la definizione dei diritti dei ragazzi e la difesa delle loro fragilità è qualcosa di cui ci si dovrebbe vergognare e che comunque getta ombre su chiunque voglia ricordarne l’opera e il pensiero.
La famiglia, mentre verifica la fondatezza di quanto asserito nell’iniziativa consiliare, è sicura che si tratta di miserrime e sciagurate operazioni da “copia e incolla” che il tempo spazzerà via come meritano. E anzi invita tutti coloro che sanno e ricordano a commemorarne la figura a trenta anni dalla morte.
Nella foto: Gian Paolo Meucci, uno dei fondatori del diritto minorile in Italia