Firenze – È stato presentato questa mattina il progetto “Pas Welfare”, primo sistema integrato di assistenza domiciliare socio-sanitaria per anziani e persone non autosufficienti. Cosa sia il welfare è noto, “Pas” sta invece per “Pubbliche Assistenze Sanità”, rete nata sotto l’egida dell’Humanitas di Scandicci e Firenze e della Croce Azzurra di Pontassieve per offrire servizi socio-assistenziali.
Il progetto, frutto della sinergia del settore privato-sociale, di cooperative e associazioni di volontariato, si propone di offrire un aiuto concreto, domiciliare e a prezzi contenuti, alle famiglie con anziani e disabili. “È un’offerta – spiega Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana e assossore al welfare – che consente di accedere a servizi sia di tipo infermieristico che strettamente sociale a prezzi molto ridotti”.
L’anello di congiunzione tra la domanda di assistenza e il servizio domiciliare saranno le farmacie comunali di Firenze e Scandicci (una trentina, sul territorio), consulenti presso cui sarà possibile ricevere informazioni e riferimenti sui servizi offerti e sui loro costi. Basterà quindi presentarsi in farmacia (o, in casi di impossibilità, una telefonata) per sapere come muoversi e conoscere le prestazioni a cui accedere. “È un sistema che si basa sull’integrazione – ha detto Mario Pacinotti, presidente della Fondazione Pas – I punti di prenotazione saranno le farmacie e la domanda avverrà sulla base del sistema dei pacchetti integrati di assistenza domiciliare, che coinvolgono tanto il mondo della cooperazione sociale (che, tramite la cooperativa Senex, si occupa della gestione delle attività quotidiane dell’anziano con problemi di non autosufficienza), quanto il mondo del volontariato (Humanitas), impegnate insieme nell’assistenza a bassa complessità. Si avrà comunque anche la competenza della Fondazione Pas per l’ambito sanitario, quindi per visite a domicilio e sedute di fisioterapia”.
“La domanda di assistenza socio-sanitaria domiciliare in Toscana è alta – prosegue Saccardi – anche perché privilegiamo il modello di tipo domiciliare rispetto a quello residenziale. Siamo convinti che gli anziani o le persone non autosufficienti stiano meglio a casa propria piuttosto che in una struttura, ove questo è possibile. Un’assistenza domiciliare buona aiuta anche le famiglie a tenere a casa le persone, piuttosto che portarle nelle RSA con costi maggiori sia per le famiglie che per le RSA stesse. Come organizzazione pubblica – conclude – andremo verso questa strada, chiedendo di prendere in carico il paziente invece che limitarsi a erogare prestazioni”. La richiesta è alta ma i numeri non sono definiti. Da qui la natura sperimentale del progetto, che si propone di valutare nel corso di un anno l’impatto dell’offerta sul territorio.