Si sta lavorando per superare quegli ostacoli che impediscono alla Solvay di estrarre salgemma dalle cave della Val di Cecina e che hanno creato problemi di occupazione e di ambiente. L’azienda, che ha già messo in cassa integrazione 23 operai delle trivellazioni di Ponteginori, per proseguire l’attività estrattiva necessita di acqua da prelevare dai pozzi posti lungo il Cecina, un territorio che dice no ad ulteriori scavi ed estrazioni.
Nei mesi scorsi la polemica ha visto in primo piano il sindaco di Volterra che ha bloccato le trivelle della Solvay ed istituito un comitato cittadino di opposizione. Intanto la giunta toscana ieri ha approvato un “protocollo ponte” in cui Regione, Comuni e Province coinvolte ribadiscono l’interesse allo sviluppo dell’attività, e Solvay ed Atisale, le due aziende storiche interessate, la disponibilità a proseguire. Lo firmeranno le province di Pisa e Livorno, l’Unione dei comuni dell’Alta Val di Cecina e i Comuni di Montecatini Val di Cecina, Pomarance, Montescudaio, Cecina e Rosignano. Volterra continua invece a mostrare dubbi e differito un’eventuale adesione a dopo al 14 marzo, giorno in cui il sindaco ha convocato un consiglio comunale straordinario in merito.
Queste le tappe e i nodi da sciogliere: nei prossimi giorni sarà approvata la valutazione di impatto ambientale e, successivamente, il rinnovo delle concessioni minerarie. Quindi sarà stipulato un accordo di programma, che definirà cosa dovrà essere fatto e da chi per garantire la sostenibilità, la sicurezza del territorio e la tutela delle risorse idriche. Sul tavolo anche le compensazioni, sia economiche che occupazionali, del territorio.
Preso atto delle riserve, percorso condiviso: “abbiamo preso atto delle riserve del Comune di Volterra – ha commentato l’assessore all’ambiente toscano Anna Rita Bramerini – ma abbiamo approvato l’atto perchè condiviso da tutti gli altri enti. Insieme abbiamo in ogni caso deciso che aspetteremo il consiglio comunale di Volterra prima di firmare. Nessuno atto di arroganza da parte nostra, dunque”. “C’è stato un percorso condiviso – ha proseguito l’assessore – potevamo già rilasciare la valutazione di impatto ambientale a fine anno, visto che la conferenza dei servizi si è chiusa il 22 dicembre. Abbiamo invece scelto di confrontarci con gli enti locali interessati per chiarire le reciproche posizioni ed insieme abbiamo concordato il percorso che dal 3 febbraio, con la riunione di tutte le istituzioni, abbiamo portato avanti fino a qui”.
In ogni caso, ha precisato l’assessore, il protocollo è un atto politico, sebbene nel testo si sia preso atto delle osservazioni pervenute, “ma sarà l’accordo di programma successivo a definire in modo puntuale le questioni che attengono all’attività della Solvay, con il coinvolgimento anche del ministero dell’ambiente”.
La Solvay si è insediata a Livorno più di cento anni fa e, compreso l’indotto, dà lavoro, a duemila persone di cui oltre seicento assunte direttamente. “Questo protocollo è un segnale di maturità e la traduzione di un’attenzione verso tutti i lavoratori di Solvay che stanno attraversando un momento di grande difficoltà – ha detto Gianfranco Simoncini assessore regionale alle Attività produttive. La Regione e il territorio ritengono che la presenza della multinazionale debba continuare a rappresentare uno degli elementi fondamentali del manifatturiero toscano”.
“Nel corso degli anni – ha proseguito – la presenza Solvay, grazie anche all’impegno delle istituzioni e dei rappresentanti dei lavoratori, ha saputo trovare livelli sempre più alti di sostenibilità ambientale e di attenzione alla riduzione dell’uso delle risorse. Con il completamento del percorso autorizzativo si pongono le condizioni per il superamento della cassa integrazione. L’impegno della Regione proseguirà per garantire la continuità e lo sviluppo produttivo della presenza Solvay”.