Via de’Conciatori, sgomberati trent’anni di storia sociale

C’è la firma di Renzi, sotto quell’ordinanza che verosimilmente mette fine, con lo sgombero effettuato questa mattina all’alba, a una delle sperienze storiche (circa 30 anni) di occupazione e di attività sociali svolte dal basso di Firenze.
Via de’Conciatori è sempre stata una bandiera: in quello stabile di 1646 metri quadri posto nel cuore di uno dei quartieri più popolari e storici della città, Santa Croce, a ridosso col mercato di Sant’Ambrogio, avevano preso vita, nei decenni, diverse esperienze di socialità partecipate anche dal territorio.
Una esistenza pluridecennale che aveva visto produrre anche progetti alternativi di recupero, autorecupero, cohousing e gestione dal basso fino a un vero e proprio progetto che era stato inutilmente presentato all’amministrazione in alternativa alla vendita all’asta dell’intero immobile.
E stamattina 19 gennaio, in ottemperanza a una ordinanza di sgombero del 30 giugno 2011, firmata direttamente dal sindaco, alle prime ore dell’alba, un’azione concertata di polizia, carabinieri, vigili urbani ha energicamente sbattuto fuori la decina di persone che erano in sede, superando l’assembramento di circa 150 persone che erano in strada, e ha messo, oltre ai chiavistelli, la parola fine all’esperienza.
Il futuro dello stabile? Aggiudicato, con asta del 13 dicembre 2010, ribassata del 20% (la prima era andata deserta), all’immobiliare ToscoTre srl, con sede a Firenze in viale Cialdini, per 1 milione 912mila euro. Che, facendo la proporzione con i 1646 metri quadri di cui consta l’immobile, è pari a circa 1161euro al metro quadro, in una zona (il cuore della Firenze storica) dove i prezzi degli immobili pareggiano e a volte superano i 5mila euro al metro quadro. Un ottimo affare, per l’immobiliare, unica partecipante all’asta. Soprattutto se si considera, come scrive in una nota l’Unione Inquilini, che con l’aggiudicazione esiste lo spazio per l’immobiliare (o per chi si occuperà della ristrutturazione, divisione o gestione dell’immobile) di accedere a finanziamenti nel sistema creditizio pari al 300% dell’operazione.
Un affare forse un po’ meno utile, almeno sulla carta, per l’amministrazione comunale, che rischia di avere venduto a un prezzo inferiore stando al mercato, una struttura su cui esiste un progetto che, fra le altre cose, dava spazio a una serie di alloggi Erp che, in tempi di crisi degli alloggi, potevano contribuire ad assorbire le emergenze.
Un altro pezzo di Firenze, insomma, che se ne va, come a breve potrebbe succedere con il vicino e splendido palazzo Vivarelli-Colonna, in ben altre condizioni di manutenzione.
Lo sgombero, eseguito con imponente dispiego di forze dell’ordine che d’altro canto era stato richiesto esplicitamente nella stessa ordinanza, è stato eseguito dopo circa tre ore e mezzo di “resistenza” e un piccolo drappello (7 persone) che si era trincerato sul tetto dell’immobile per qualche ora, mentre ai due lati della via, trincerati da forze dell’ordine, aumentavano via via gli assembramenti di curiosi e sostenitori degli occupanti.

Ma qual è l’oggetto del contendere? L’immobile di via de’ Conciatori al numero civico 2 e 4 ha una lunga storia. Adibito alle concerie nell’800, sede dell’Asnu per un periodo, negli anni 80, in stato di completo abbandono, aveva ospitato una sede di Democrazia Proletaria, cui si era avvidendata Rifondazione Comunista. Intanto, si era inediato un circolo anarchico fiorentino, varie associazioni, fra Casa dei diritti sociali, Casa dei Popoli, una parte della Comunità senegalese, vari servizi alla popolazione e al quartiere come un cineforum (2 volte alla settimana, martedì e mercoledì presso il circolo anarchico) , corsi di yoga, una biblioteca, un servizio di assistenza legale per gli immigrati, un ambulatorio di medicina naturale, assemblee pubbliche di quartiere. Addirittura, nel 2010, il consiglio di quartiere 1 aveva votato all’unanimità un documento in cui si chiedeva al governo cittadino di recedere dall’intenzione di vendita all’asta. Tutto inutile, come la continua richiesta di incontri e confronti operata da quello che, con la partecipazione delle molteplici realtà sociali, si era trasforamto in “Progetto Conciatori” all’amministrazione comunale. Per la verità, alcuni incontri negli anni si erano tenuti, anche nel 2010, con l’assessore Falchetti e con l’assessore regionale Salvatore Allocca; ma, al di là di generiche dichiarazioni di interesse, niente era mutato. Con l’attuale assessore comunale alla casa Fantoni gli esponenti dei Conciatori non sono mai riusciti a concordare un incontro.

Eppure, il progetto, nel 2010, alternativo all’asta, fu steso. Preparato da un pool di architetti e partecipanti all’occupazione, prevedeva un utilizzo di residenza popolare per la fascia medio-alta dell’immobile, magari attingendo alle risorse regionali per l’edilizia popolare, e un utilizzo di tipo sociale per la parte bassa, dove strutturare e dare corpo a quell’utilizzo di tipo sociale che di fatto già venica praticato. Disponibilità regionale, nessun riscontro da parte comunale. Fino all’epilogo di questa mattina.

“Un episodio molto grave, ma non inaspettato – commenta Sandro Targetti, Rifondazione comunista, presidente della Casa dei diritti sociali, presente allo sgombero – nel senso che è perfettamente in linea con la politica renziana, fatta di privatizzazioni, liberalizzazioni, svendita del patrimonio pubblico. Una scelta squisitamente politica, che non ha preso assolutamente in considerazione  il valore sociale della proposta del Progetto Conciatori, e anche la sua ricaduta positiva sulla città. Non sarà il milione e 900 e rotti euro che aggiusterà i conti del Comune, mentre la perdita di questo immobile è per sempre”.
Il gioco non valeva la candela neppure per Lorenzo Bargellini, leader del Movimento di Lotta per la Casa, altro soggetto operante nella struttura: “Si tratta di una scelta violenta e poco lungimirante – conferma- anche solo pensando al nodo insoluto dell’emergenza casa, il fatto che potessero essere costruiti alloggi di edilizia popolare poteva portare sollievo, anche minimo, a quell’enorme urgenza che è la casa in questo territorio”. Opinione condivisa da Ornella De Zordo e Tommaso Grassi, consiglieri comunali, rispettivamente di Unaltracitta e Sinistra e Cittadinanza, presenti in mattinata alle operaizoni di sgombero.
Al di là di tutto, la perdita è per la città e il territorio, conferma il consigliere provinciale di Rifondazione Comunista Andrea Calò. Una perdita sentita dal quartiere, dove le voci di dissenso sono una vera minoranza. Come testimonia la partecipazione alla manifestazione con presidio in piazza dei Ciompi che ha chiuso la giornata.

“Una pagina che non si chiude qui – promettono gli attori della vicenda – via de’ Conciatori ha ancora tanto da dire”.
Intanto, oggi alle 18 assemblea alla sede del Movimento di Lotta per la Casa, in via Matteo Palmieri.

 

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