Firenze – A un giorno dall’occupazione in via Baracca 18, il Movimento di Lotta per la casa vuole lanciare un messaggio ben preciso: anche i grossi imperi economici – come Unipol, a cui appartiene l’edificio occupato – “devono pagare la crisi, e non solo i poveri che hanno già fatto abbastanza“.
Lo stabile, ottenuto 15 anni fa da Fondiaria Assicurazioni e poi acquisito da Unipol dopo la ricapitalizzazione della società nel 2012, è il simbolo di una classe dirigente dedita alla speculazione e al guadagno su cui il Movimento vuole porre l’attenzione.
L’edificio è stato ristrutturato in un momento particolare caratterizzato da prospettive di crescita, ma, dopo che la crisi ha frenato una possibile espansione della società, non è mai stato utilizzato. I 3 piani e il seminterrato sono dipinti con colori accesi e trattengono nelle pareti ancora l’odore di nuovo.
Qui hanno trovato rifugio una quarantina di persone: cinque famiglie, qualche coppia, una decina di singoli e anche alcuni richiedenti asilo ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiato ma senza la possibilità di ricevere l’adeguata assistenza. Oltre al diritto alla casa, quindi, è in ballo anche il rispetto del diritto di asilo sancito dalla costituzione.
Oggi alle 11.30 è stata convocata una conferenza stampa nell’edificio occupato, ma già ieri Lorenzo Bargellini, leader del Movimento di Lotta per la Casa che ha sostenuto gli occupanti, ha fissato le prime condizioni: lo stabile dovrà essere sottoposto a una requisizione in vista dell’assegnazione a famiglie in stato di bisogno, oppure donato sempre per fini che attengano alla cura e al sostegno degli ultimi. Altrimenti, il Movimento non è intenzionato a lasciare l’edificio.