Vi regaliamo 140 minuti di vita reale: non andate a vedere l’ultimo Spielberg virtuale

Ready Player One
Regia: Steven Spielberg
Top star: nessuno
USA, 2018

Nel 2047 saremo tutti rimbambiti e passeremo gran parte della vita nella realtà virtuale. Ma “Ready Player One”, ultima opera di sua maestà Steven Spielberg, non anticipa nulla: viviamo nel 2018 e nel mondo reale siamo già tutti rimbambiti a causa dei telefonini. Gli spettatori di questo film invece rimbambiscono a causa di battaglie, effetti speciali ed esplosioni di suoni e colori, distribuiti su 140 interminabili minuti, accompagnati da quel nemmeno troppo vago senso di già visto che richiama alla mente Matrix, Avatar e tutti i loro avi e discendenti. Per legge dovrebbe essere proibita una durata superiore agli 80-90 minuti, specie per i film di azione-fantasy, nel caso di “Ready” un mix di computer e attori in carne e ossa, ma questo è un altro discorso.
E’ un film per bambini? Evidentemente no, perché le tante citazioni anni ‘80 (si va da Star Trek ai Duran Duran, da Michael Jackson a Stephen King, senza dimenticare Gundam), andrebbero “sprecate”. E’ un film per adulti? Sì, come dimostra la sequenza più interessante, l’incursione in “Shining” di Stanley Kubrick, ma il risultato complessivo è noioso.
Dopo mezz’ora dai titoli di testa, assuefatti all’idea di trovarci in un gigantesco videogioco, la palpebra inizia ad abbassarsi e non è facile capire perché i protagonisti si esaltino o disperino per questa o quella scoperta. E’ l’effetto “Signore degli anelli”: parlano di cose loro, combattono per cose loro, con nomi sospesi tra l’improbabile e l’involontariamente imbarazzante (il cattivo di turno ad esempio si chiama Sorrento). Come quando da bambini ci inventavamo giochi con regole incomprensibili anche soltanto per i bambini del condominio a fianco. Solo che quelli del condominio a fianco in questo caso sono gli spettatori, hanno pagato il biglietto, vorrebbero capirci qualcosa, appassionarsi o al limite anche solo divertirsi. E con Ready Player One è dura.
Ovviamente non può mancare la nota a pié di pagina, la sottotraccia di impegno, per “giustificare” la nobiltà del progetto. Eccola, ci siamo persi forse qualche parola, ma più o meno suona così: “Il nostro futuro è minacciato da persone che non si fermano di fronte a niente – dice a petto in fuori l’eroe buono ribelle – Sono qui per evadere dalla merda che la vita mi ha riservato, ma sono rimasto perché ho trovato qualcosa di molto più grande perfino di me stesso: una causa, i miei amici, l’amore”. Poi si torna nell’involontariamente ridicolo: “E non voglio perdere tutto questo per quel grande stronzo di Nolan Sorrento”.
Altrettanto ovviamente finisce benissimo e con un’altra perla di saggezza: “La gente deve passare più tempo nel mondo reale”. Giusto perbacco. E noi vi regaliamo 140 minuti di vita reale, da non sprecare con lo sguardo immerso in un telefonino: non andate a vedere Ready Player One.

***

Una festa esagerata
Regia: Vincenzo Salemme
Top star de noantri: Vincenzo Salemme, Tosca d’Aquino
Italia 2018

Dal sacro al profano, da Steven Spielberg a Vincenzo Salemme, uno degli idoli indiscussi qui al Bar De Curtis, per parlare di un altro filmaccio che non riesce a far ridere e nemmeno a proporre situazioni divertenti. E per una commedia non ci pare un dettaglio di poco conto. Peccato davvero, perché iniziano a essere un po’ tante le occasioni in cui Salemme non riesce a mettere in mostra il suo indubbio talento.

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