Verso l’infinito/Diario di viaggio sulle vette del mondo: ombre cinesi

Oltre il limite, camminandosi “dentro”

In solitaria, oltre i 6mila metri, qualcosa cambia, e la Montagna diventa percorso interiore

9/07/24

Chicchi di ghiaccio

In controluce, dall’interno della mia tendina, osservo i chicchi di ghiaccio che il vento porta senza sosta in questo pomeriggio di luglio, a 6200 metri su questa montagna che via via mi incute sempre più rispetto e un po’ di timore.
La scena è di quelle da ombre cinesi, dove la danza non sembra affatto casuale, ma guidata da un giocoliere divertito.
La salita dal campo base è estenuante, iniziata alle 5:00 di mattina sotto una fitta nevicata che mi ha accompagnato per metà percorso, giusto fino al campo 1.
Se riesci ad isolarti da questa fatica però, quasi il corpo non fosse più affar tuo, si arriva.
E la fatica si dimentica.
Come il dolore.
Quel che resta è l’aver faticato, l’aver provato dolore, come questo ti ha educato, poco alla volta trasformato.
Il risultato sarai tu, più forte, più sensibile, diverso.
Avrai nostalgie più intense, gioie più consapevoli, forse amerai meglio.
Questo è il senso.
Il senso di vivere lunghi periodi nel disagio, con un po’ di paura, faticando.
Con il cuore in subbuglio per la mancanza degli affetti.
Con un bimbo che ad ogni “papi quando torni” tu spara in faccia tutta la tua inadeguatezza

12/07/24

Rumori notturni


Se si chiudono gli occhi i rumori si amplificano.
Le notti al campo base non sono sempre silenziose, gruppi elettrogeni in funzione, canti in lontananza di spedizioni commerciali per far sembrare una festa ai clienti, come quelle degli aperitivi in città, l’essere qui.
Il campo base è il luogo dove si trascorre la quasi totalità del tempo della spedizione su queste montagne.
Giorni in cui apparenti indispensabili attività occupano la vita, notti in cui indispensabili sogni occupano le incognite di domani.
C’è spazio per tutti in questa piazza Grande, ma quando carichi di zaino e pensieri ci si incammina verso la morena del ghiacciaio nella direzione dei campi alti, tutti questi rumori di fondo si affievoliscono.
Tutto diventa ovattato, solo il tuo forte respiro emerge.
Salendo, per forza di cose, per la concentrazione, per la fatica, per la tensione, entri in te stesso.
Non è un viaggio solo fuori.
Scopri emozioni tue, sconosciute, impari con chi hai a che fare, incontri te stesso.
Paure, insofferenze, stupori, pazienze, entusiasmi, mancanze, commozioni degli occhi e del cuore.
È una montagna, certo, che stai scalando, ma è anche un’anima, la tua, in cui stai entrando.

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