Difficile partire, difficile arrivare. Nessuna sfida, solo a lunga notte
14/07/24
Provare la salita
Le previsioni meteo sembrano dare una tregua tra martedì e venerdì prossimi.
Proverò la salita.
Sarà un’unica possibilità, perché successivamente il meteo di nuovo cambierà ed il tempo a mia disposizione volge al termine.
Come potrà andare lo scoprirò, ma nel frattempo l’esperienza sarà vissuta.
Ho messo impegno, pazienza, testa e cuore.
Se c’è la possibilità di un risultato, è solo quando hai dato tutto.
Se hai dato tutto, non c’è possibilità di rimpianto.
Farò un respiro, poi un altro..
17/6/2024
Tre giorni, una vita
In tre giorni si può ricapitolare una vita.
E sarà l’ultima opportunità. Il tempo corre, non potrai ritentare.
C’è una nascita delle cose, degli entusiasmi, cerchi di immaginare, ti rimetti in gioco.
Il primo dei tre giorni ripercorre una parte già mesa in scena più volte, il campo 2 a 6200 m è uno dei gradini da percorrere, hai una tendina ad attenderti, ormai è il tuo confort.
Il secondo giorno è invece una novità.
È la porta di accesso con i suoi 7000 metri alla vetta.
Chi vuole provare ad accedervi deve passare da li.
Ventoso, freddo, con una vista da strappare gli occhi.
Dubbi, timori, la notte sarà serena?
La lunga notte.
Ho mosso i primi passi alle 23.
Il tempo scorre, la salita infinita.
Ma non è chiara. E non c’è la luna.
C’è neve e vento.
Il turbinio delle emozioni continua.
Vado?
Potrebbe aprirsi tra un po’, ma partire tra un po’ sarebbe tardi.
Ci vuole tempo, anche per scendere.
Ho acceso la frontale, comincio a salire.
Ad ogni passo un dubbio.
Continuamente la mia mente mi propone scenari diversi, cerco di non ascoltarla.
Bevo, riparto.
Protetto dalla mia attrezzatura il freddo quasi non lo sento.
Il buio, si. Lo sento.
Proiettarsi su di una montagna che sembra inaccessabile, per averla immaginata, osservata, per averne sentite le dimensioni, le lontananze, e trovarcisi sopra, nella notte, solo, spinto e tirato dal vento, la neve sbattuta sulla pelle, si sente.
Ormai all 4:30 del mattino, salendo verso Sella Conway, arriva la luce, flebile e bianca, come la nebbia.
Non riesco a percepire dove mi trovo.
Per salire sulle corde fisse utilizziamo uno strumento, la maniglia Jumar.
Per scendere un discensore.
La mia lampada frontale mette a fuoco sotto le mie mani il cambio degli attrezzi.
Jumar, sali.
Discensore, scendi.
Il meteo non si è rischiarato, fatica e serenità, si.
Discensore
L’ insuccesso
Se voglio disegnare su di un foglio un cerchio con una matita, che mi riporti dopo un lungo o breve percorso a casa, non posso fermarmi ad un certo punto.
Per quanto la punta possa spezzarsi.
Devo continuare fino a raggiungere il segno iniziato tempo prima.
Altrimenti il risultato non sarebbe una linea chiusa, ma un disegno sghembo.
L’obiettivo non può essere qualcosa di intermedio, non può interrompere il percorso che ti sta portando, o riportando, a ciò che sei, frutto di altri percorsi.
E ad ogni passo un tassello in più che cerca di comporre quell’umanita che tu hai scelto.
Se risultati in cui speravi e che sono lungo il percorso, per i quali stai mettendo tutte le tue capacità, non dovessero arrivare, non fermarti.
Puoi guardare indietro, per scoprire tutto ciò che hai avuto da quella punta di matita fino a quel punto.
Se avrai la capacità di alleggerire il cuore potrai cambiare foglio.