Verso la mobilità fra regioni, Rossi: “La Toscana ne uscirà bene”

Firenze – “Se una regione è ad alto rischio è evidente che non può partecipare alla mobilità interregionale”. Il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, oggi in audizione alla Commissione Federalismo fiscale della Camera, è stato chiaro: “L’ipotesi di programmare le riaperture interregionali dal 3 giugno è stata ufficializzata ma a condizione che si rispettino i dati del monitoraggio”. 

Insomma, in questa Fase 2 la palla passa alle Regioni. Riaprire sì, ma con la massima attenzione.

“Il governo centrale – spiega il ministro – ha dato la facoltà non l’obbligo. Autonomia significa responsabilità, ogni regione si assume la responsabilità di riaccendere gli interruttori con gradualità. In una vicenda come questa non vince la fretta ma la valutazione saggia dei numeri e nessuno deve avere fretta”.

L’impressione, tuttavia, è che alcune regioni abbiano spinto più velocemente sull’acceleratore. Tutto aperto e subito, salvo l’indomani lamentarsi degli assembramenti dovuti alla movida ritrovata. Da Padova a Palermo, alle cittadine balneari. E la Toscana? Può guardare con fiducia al 3 giugno quando cadranno le ultime dighe alla circolazione interregionale?

Il presidente della giunta toscana, Enrico Rossi, oggi l’ha ribadito. Lui quest’apertura del tutto e subito non l’avrebbe voluta. 

“Avrei preferito maggiore cautela” aveva subito fatto sapere Rossi. Concetto ribadito oggi sulla sua pagina Facebook.

“Non abbassiamo la guardia – scrive Rossi – E’ una scemenza dire che il coronavirus si è indebolito. Il virus gira meno semplicemente perché finora siamo stati rinchiusi in casa. Adesso che siamo tornati a muoverci e sono aumentati i nostri contatti, è possibile che ci sia una ripresa della diffusione del virus, soprattutto se non manteniamo comportamenti adeguati”.

Quindi il presidente toscano rilancia la regola delle tre T: testare, tracciare, trattare. Test sierologici, tracciamenti e quarantena.

Rossi comunque si dice fiducioso: “Sono sicuro che anche in questa nuova fase la Toscana uscirà bene e comunque meglio di tante altre regioni le quali, con alle spalle un quadro ben più drammatico, hanno fortissimamente voluto che si riaprisse tutto e subito e con il metro corto”.

La stoccata è evidentemente per quei colleghi presidenti che hanno premuto perché le prescrizioni di attenzione si allentassero. A cominciare dalle distanze di sicurezza repentinamente passate da due metri a uno.

Ma il ministro Boccia sembra rassicurare: “La fase 2 poggia sul monitoraggio quotidiano dell’andamento dell’epidemia regione per regione e ha dei punti fermi: il rafforzamento delle terapie intensive, il rafforzamento delle terapie sub-intensive, l’incrocio tra tamponi e capacità del sistema sanitario territoriale di assistere i positivi asintomatici. La fase 2, insomma, è la fase del monitoraggio, dell’Italia che si rimette in cammino. Le Regioni devono essere responsabili per le modalità con cui si rimettono in cammino”. 

Il 3 giugno ci sarà dunque l’attesa prova-verità. Le regioni che non avranno i parametri a posto non potranno riaprire. E in questo caso sarà il governo a decidere. Nella circolare del ministero dell’Interno, inviata ai prefetti il 19 maggio, è evidenziato che “a decorrere dal 3 giugno 2020, gli spostamenti tra regioni diverse potranno essere limitati solo con provvedimenti statali (dd.P.C.M.) adottati ai sensi dell’art. 2 del decreto-legge n. 19/2020, in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree”. 

Insomma, non ci saranno regioni che si autoblindano. E non potrebbe essere diversamente. Del resto, come già sottolineato su Stamptoscana alcune settimane fa la Costituzione non permette in alcun modo alle Regioni di limitare la libertà di circolazione di persone e merci. Prescrive l’articolo 120: “La Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni, né limitare l’esercizio del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale”.

Una volta decisa la riapertura totale dal 3 giugno solo lo Stato potrà intervenire.

Foto di repertorio

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