Firenze – Abbiamo appena lasciato il 2017, un anno che ricorderemo per i tweet presidenziali di Trump, uno dei primissimi è stato: “quella cagata del riscaldamento globale”. Abbiamo avuto l’estate più calda di sempre. Il bestiario delle strampalate dichiarazioni dell’inquilino della Casa Bianca non ha limiti, nemmeno in queste ore.
In Italia, non disponendo di un Trump, le politiche ambientali non vengono elevate al dibattito nazionale, finché non diventano materia referendaria. Per capire alcune ragioni di questa “apatia” e fare un quadro della situazione regionale sui rifiuti abbiamo incontrato e intervistato il presidente di Confservizi Cispel Toscana Alfredo De Girolamo, manager pubblico ed esperto ambientale.
Recentemente in suo articolo ha scritto che nella campagna elettorale italiana non si parla di ambiente, perché?
La risposta più semplice sarebbe dire genericamente per incompetenza e menefreghismo, ma non è così. Purtroppo il motivo è molto più subdolo e spietato, è il populismo aleggiante. Non dimentichiamo che dietro al populismo ci sono le istanze di un blocco economico, c’è il negazionismo climatico con la prospettiva di un mondo fatto di disuguaglianze e divisione. È una ideologia politica profondamente sbagliata, per sua natura è immorale: accozzaglia di falsità e strumentalizzazioni. Un manifesto propagandistico buono per qualsiasi “stagione”, soprattutto per distogliere dai problemi reali dell’ambiente ed evitare un corretto dibattito pubblico.
Ma è certamente popolare almeno guardarci intorno…
Sicuramente trova in Trump un punto di riferimento e visibilità. Però, se andiamo a vedere le politiche introdotte dall’attuale amministrazione statunitense in ambito ambientale restiamo basiti: abbandono degli accordi sul clima di Parigi, smantellamento dell’agenzia federale per l’ambiente, tagli indiscriminati alla green economy, ripresa delle trivellazioni offshore, ritorno al carbone con la bugia, meschina, di futuri posti di lavoro. Tuttavia queste decisioni scellerate hanno innescato una reazione all’interno della società americana senza precedenti. Stati federali, metropoli e multinazionali, organizzazioni non governative, personalità dello sport, del cinema e miliardari hanno alzato a vario titolo, con modalità differenti, un argine alla farneticante deriva trumpiana. Dovesse prevalere l’indifferenza di fronte a questa epica battaglia allora ci troveremo tutti meno protetti.
Per salvaguardare ci vogliono le risorse…
Secondo accurate stime servirebbero almeno 70mila miliardi di euro di investimenti entro il 2040 per l’ambiente. Non farlo potrebbe costare il 5% del Pil mondiale e il prolungarsi di una situazione meteorologica estrema. Viviamo in un pianeta stretto tra incremento demografico e aumento dell’inquinamento. La soluzione più ovvia è la chiusura del ciclo dei rifiuti, predisponendo un percorso che nel mondo globale prevede forzatamente il passaggio nei termovalorizzatori per la parte non riciclabile, smettendo di andare in discarica. Roma non ha strutture, nemmeno programma di costruirne, guardate il caos imperante da mesi. Mentre, a Napoli se non ci fosse l’impianto di Acerra a recepire i rifiuti da smaltire parleremmo ancora di immondizia in strada. Chi amministra il territorio deve avere il coraggio d’investire nella creazione di un’economia circolare, il futuro non è la discarica.
Qual è la situazione dei rifiuti in Toscana?
La produzione di rifiuti urbani nella nostra regione è pressoché stabile da un paio di anni, oscillando tra 2,2 e 2,3 milioni di tonnellate. E una produzione pro capite che si mantiene intorno a 600 kg, di questi 280 kg per abitante all’anno sono materiale differenziato. Un ottimo risultato che fa della Toscana una regione non green, ma virtuosa. Dal punto di vista economico per gestire montagne di rifiuti spendiamo qualcosa di più rispetto alla media nazionale. Ogni abitante paga circa 210 euro l’anno, invece nelle altre regioni il costo si aggira sui 167 euro. Attenzione però perché il valore della Toscana è falsato dal mancato conteggio dei turisti, che incidono e non poco e di quanto pagano i produttori di rifiuti speciali assimilati, che in Toscana solo il 40 % del totale. Il costo a tonnellata infatti è in linea con la media nazionale.
Perché non siamo green?
È semplice, viviamo in una società globalizzata che non è in grado di abbattere drasticamente produzione di rifiuti e inquinamento. Per di più in Toscana soffriamo anche di una dotazione infrastrutturale ancora insufficiente a coprire il fabbisogno, solo il 12%, a fronte di una media europea del 27%, finisce a termovalorizzazione. Bene che si discuta a livello regionale dello sfruttamento delle centrali a biomassa, male pensare che per incanto possano da sole risolvere il problema: è come installare il pacemaker in un malato di cuore e scordarsi di metterci le batterie.
Cosa si può fare per ridurre la bolletta ai cittadini e migliorare l’ambiente?
Dobbiamo lavorare su vari aspetti: incentivare la crescita industriale nel settore ambientale ed essere meno spreconi, a partire dal cibo che scartiamo, poi persistono abitudini deviate – e diffuse – tutt’altro che ecologiche. Il senso civico è fondamentale quanto il rispetto della legalità, i furbetti della discarica abusiva sono criminali che provocano un danno economico ingente, per non parlare di quello ambientale. E poi c’è un male tutto italiano da risolvere, l’evasione fiscale. L’ultima legge di bilancio prevede l’introduzione – finalmente – di un’Autorità indipendente di regolazione del settore dei rifiuti, come già avviene per energia elettrica, gas e acqua. Speriamo che serva, prima di tutto, a fare chiarezza. Il pasticcio generato dai rimborsi della Tari è una notizia deludente, problemi che con l’adozione graduale di meccanismi moderni non dovrebbero più ripetersi. In questo senso la via per il modello tariffario da estendere al Paese è tracciata dall’Europa: pay as you throw.
Nei giornali gli scandali legati alla gestione dei rifiuti sono all’ordine del giorno…
Parliamo di un settore che nel corso degli anni ha avuto un giro d’affari imponente ma non regolamentato, diventando un business attraente per il sistema malavitoso. I reati sono una piaga sociale, per fortuna non tutto quello che ci circonda è malato. Oggi, abbiamo gli anticorpi per controllare, circoscrivere e punire. Non c’è dubbio che possiamo migliorare nella prevenzione. Va anche detto che in Italia una normativa complicata e fatta di decine di leggi e regolamenti, con definisce un quadro chiaro in cui gli operatori possano svolgere attività industriali con serenità. Per cui si va sui giornali come “smaltitore illegale” sia che si sia davvero smaltito illegalmente rifiuti, sia che si sia riempito un modulo in modo non perfetto.
In Toscana siamo in una situazione emergenziale per lo smaltimento dei rifiuti?
Direi proprio di sì, il rischio poco edificante è di finire come a Roma con la spazzatura in strada. In quello che dico non c’è retorica ma consapevolezza dei dati: la Regione non ha ancora adeguato il Piano regionale di gestione, l’impianto di Scarlino è fermo, la discarica di Pistoia sequestrata, il futuro di Montale è incerto, a Livorno c’è la minaccia di chiudere l’impianto del Picchianti nel 2021, a Pisa hanno un vecchio termovalorizzatore, la discarica di Rosignano è bloccata. E la lista continua. Abbiamo una crisi rifiuti speciali e tessili, una crisi fanghi da depurazione civile e pulper da cartiera. Non abbiamo termovalorizzatori e non stiamo ampliando le discariche. Se questi esempi non sono sufficienti a dare l’allarme non saprei proprio cosa dobbiamo aspettare. Mi pare che ci sia una certa miopia a livello decisionale e non vorrei che la campagna elettorale ormai alle porte frenasse decisioni politiche non procrastinabili. L’ambiente non aspetta i ritardatari e i cavilli burocratici.
Omnia immunda immundis?
Gli antichi insegnano che quando la casa del vicino è in fiamme anche tu sei in pericolo. Ebbene oltre la casa il degrado ambientale distrugge i nostri mari, riempie i fiumi, stermina intere specie animali, mette in pericolo la salute dell’uomo e il bene comune. Eppure, per assurdo, resta fuori dal confronto elettorale.
Foto: Alfredo De Girolamo