Verrocchio in mostra: storia del San Tommaso salvato

Firenze  – Questo è l’anno del Verrocchio, giustamente celebrato in quanto tale e come maestro di Leonardo. Ecco l’ingiustizia storica di una memoria che ha sempre bisogno di andare a braccetto a qualche nome che, perfino i meno informati, riconoscono: Leonardo da Vinci, Il nome, anzi il ‘marchio’ che tutti i mezzi d’informazione mettono davanti a qualsiasi impresa, non solo culturale ma anche commerciale.

In realtà l’artista quattrocentesco non ha bisogno di valori aggiunti. In attesa della grande mostra di Palazzo Strozzi (dal prossimo 9 marzo) che farà giustizia di ogni fraintendimento, vien fatto di ricordare alcuni salvataggi del passato senza i quali, alcuni suoi capolavori sarebbero stati a rischio.

E questo per la competenza e lungimiranza di funzionari passati ormai in anonimato, se non per gli specialisti, delle attualmente bistrattate Soprintendenze. Ricordo un esempio per tutti: la memorabile decisione, negli anni Ottanta/Novanta del secolo scorso, di mettere a riparo alcune fra le principali sculture che occupavano le ‘edicole’ esterne di Orsammichele, fra cui, appunto, il gruppo dell’incredulità di San Tommaso del Verrocchio.

La scultura era nel suo tabernacolo originale fin dalla sua creazione, cioè dal 1483, quando fu conclusa. Ma l’incuria di alcuni secoli ed anche qualche intervento creduto protettivo o di abbellimento, avevano fortemente sporcata la sua superficie, aggredita, fra l’altro, dagli escrementi dei piccioni oltre che dal più recente inquinamento.

Nonostante il rimpianto per dover sostituire con copie le statue che adornavano le pareti dell’edificio fin dall’origine, facendone così un’opera d’arte unitaria, la decisione della Soprintendenza, con in testa la dr.ssa Loretta Dolcini, dell’Opificio delle pietre Dure, che si occupava specificamente delle opere in metallo, fu unanime anche se discussa: il gruppo doveva essere ricoverato all’interno e sostituito con una copia.

Così Il grande bronzo fu ricoverato all’interno dove attualmente è possibile ammirarlo, insieme alle altre grandi sculture tolte dall’esterno per motivi di conservazione – il San Giorgio di Donatello, il Sant’Eligio di Nanni di Banco, il San Giovanni del Ghiberti e tutte le altre statue – 14 in tutto – nello splendido piano alto di Orsammichele, di incomparabile suggestione per la vista dei principali monumenti della città che sembra , da quel privilegiato osservatori, poter toccare con mano e dove attualmente, oltre a visite guidate, si tengono anche concerti.

 

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