Mentre in Italia ogni giorno l’attenzione è puntata sul valore dello spread, mentre in Europa si continua a guardare alla Grecia come ago della bilancia delle sorti finanziare del continente e si guarda all’Ungheria con preoccupazione per le sorti politiche, negli Stati Uniti ci si prepara lentamente a quella che potrebbe essere un’altra campagna militare. Qualche giorno fa il primo ministro Israeliano, Benjamin Nethanyahu, in visita alla Casa Bianca, non ha di certo nascosto l’intenzione di un attacco preventivo contro l’Iran, che secondo fonti israeliane, sarebbe ormai ad un passo nella produzione di un’arma atomica. Secondo ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, tutte le opzioni sono ancora aperte, suggerendo di fatto che una soluzione diplomatica puo’ essere trovata, tuttavia il Capo di Stato Maggiore israeliano, Benny Gantz, ha annunciato la creazione di un nuovo corpo militare: ‘depth corps’. In pratica il governo di Gerusalemme ha predisposposto la creazione di una sorta di task force on il compito di condurre operazioni militari lontano dai confini israeliani.
La visita di Netanyahu alla Casa Bianca non era volta alla ricerca di un coinvolgimento diretto americano, infatti il presidente Obama non è il solo a nutrire dei dubbi su una possibile operazione militare contro l’Iran. Il primo ministro israeliano era invece alla ricerca di un palcoscenico mondiale per annunciare che non si tratta di se, ma di quando, un’offensiva sarà lanciata contro il governo di Tehran. La tempistica, l’escalation nella retorica e nelle preparazioni non promettono nulla di buono. Con l’Europa priva di qualunque appetito per un nuovo conflitto militare, con la crisi siriana che non trova una soluzione visto le divisioni fra l’Occidente, la Russia e la Cina, e l’America in piena campagna elettorale, quale miglior momento per un attacco unilaterale Israeliano contro l’Iran? Ma non nascondiamoci dietro un ditto, molti preferirebbero una soluzione paficica al nucleare iraniano, tuttavia se un’operazione israeliana risultasse vincente, si concretizzerebbe un sogno cullato da molte diplomazie occidentali: neutralizzare la minaccia iraniana, magari con un cambio di regime, quasi a costo zero. Il vero problema è questo: quali sarebbero le conseguenze a corto e lungo termine di un attacco israeliano? Niente atomica Iraniana, ma allo stesso tempo il prezzo del petrolio potrebbe raggiungere vette nemmeno mai immaginate. E quale sarebbe la reazione della gente normale in Iran e in tutta la regione?
Come ho scritto qualche settimana fa ci sono mille ragioni per cui Israele non dovrebbe attaccare e per cui l’Occidente dovrebbe dispiegare una diplomazia più forte, tuttavia in un momento in cui risulta quasi impossibile focalizzare solo sull’Iran, tutto sembra muoversi verso un’unica direzione. Sarà dunque guerra? Le previsioni vanno prese con le molle, del resto nulla di buono può scaturire da una tribuna di cosiddetti esperti che dibatte del più o del meno, spesso senza avere alcuna conoscenza della material. Tuttavia ci dobbiamo rendere conto che un nuovo conflitto in Medio Oriente potrebbe avere ripercussioni, per certi versi anche devastanti, su tutto il resto pianeta, Reggio Emilia e Macomb (Illinois), inclusi.