Venezia nel ‘700: lo splendido crepuscolo della civiltà lagunare

La mostra al museo Accorsi – Ometto di Torino

Un crepuscolo glorioso è quello della Venezia del Settecento: se le navi della Serenissima non dettano più la legge nel Mediterraneo, la città rimane un mito, un polo di attrazione per le arti, i teatri, i divertimenti.  il declino politico, culminato nel 1797 dalla caduta della gloriosa repubblica marinara ad opera di Napoleone , non è stato infatti accompagnato da quello artistico e del savoir vivre che l’hanno resa celebre nel mondo. Ad avvalorare la grande e preziosa vitalità artistica veneziana fino all’inizio del XIX secolo ci ha pensato a Torino il museo  Accorsi-Ometto con la mostra « Venezia nel Settecento  – Una città cosmopolita e il suo mito » che  rimarrà aperta fino al 3 settembre.

Nelle sale dell’unico museo di arti decorative del paese, si può constatare come la città lagunare, anche quando si era spostata ai margini della politica internazionale, sia restata una calamita per chi cercava l’ispirazione per la sua arte e per chi voleva invece trovare svago, musica e spettacoli. Grazie alla sua efficacia strategia d’immagine che faceva leva sul suo plurisecolare preminenza nel mondo delle arti, Venezia ancora per tutto il Settecento può vantarsi di essere  tra le tappe più ambite del Grand Tour, il must per le elites europee che ritengono irrinunciabile per la loro cultura un viaggio in Italia.

A quasi un secolo di distanza dalla mostra “Il Settecento a Venezia”, prima rassegna a tema allestita nella città dei Dogi nel 1929, alla quale Pietro Accorsi (l’antiquario cui è intitolato il museo) diede un contributo rilevante, la mostra,  curata da Laura Facchin, Massimiliano Ferrario e Luca Mana, fa rivivere  dunque  la Serenissima nell’ultimo periodo della sua indipendenza . Lo fa attraverso i dipinti ma non solo : il percorso espositivo  è infatti suddiviso in 9 aree tematiche – “Simboli e allegorie”, “I grandi maestri” “La visione degli artisti e dei viaggiatori”, “I grandi eventi del calendario annuale”, “Antonio Vivaldi e la grande tradizione musicale veneziana”, “Mobili e oggetti d’arte a Venezia nel Settecento”, “La tavola”, “Venezia ebraica”, “Venezia dalla fine del Settecento alla contemporaneità” che si integrano via via con le collezioni permanenti del museo, in un costante raffinato rinvio di accostamenti. Particolamente ricca é la sezione dipinti, soprattutto per la varietà di vedute della città, un richiestissimo souvenir dai ricchi « turisti » che visitavano la città lagunare. Il “San Rocco” di Giambattista Tiepolo, le vedute di Michele Marieschi, il maggior rivale di Canaletto, quelle di Luca Carlevarjis, di William James, le vedute di interni di Alessandro Longhi, le tele di Antonio Guardi, di Sebastiano Ricci, di Rosalba Carriera, tra le più celebri donne artiste dell’epoca, si susseguono così nelle sale del museo torinese.

La mostra rende omaggio anche a Vivaldi e alla grande tradizione musicale della città, con un ritratto del grande compositore (ambito bolognese XVIII sec) e alla  famiglia di liutai Molinari celebre per i suoi mandolini, strumento che aveva all’epoca un ruolo particolarmente importante di cui vengono esposti due magnifici esemplari. Mobili, porcellane e argenti testimoniano infine della splendida qualità imperante negli arredi e nelle arti della tavola della città. Una sezione è infine dedicata alla « Venezia ebraica » in omaggio al grande contributo della comunità israelita la cui presenza nella laguna, risalente al X secolo, si era poi concentrata nel sestiere di Cannaregio laddove esisteva una fonderia detta el geto in veneziano, parola poi usata a indicare comunemente il quartiere ebraico.

Foto: Bernardo Canal: Venezia il pontedi Rialto da Nord (Fondazione Accorsi)

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