“Ci siamo seduti e abbiamo provato a pensare a una dimensione diversa per quei pezzi suonati mille volte. Così adesso abbiamo un’intera scaletta acustica, coi chitarroni acustici, i calli giganti sui polpastrelli e l’aggiunta del violoncello del nostro amico Matteo Bennici detto Gasucci…”.
Nati sotto la stella dell’emo-core, nel corso degli anni i Fine Before You Came sono riusciti a creare un suono tutto loro che li rende difficilmente inquadrabili in un’etichetta. Con rassegnata ostinazione sfidano il vuoto sensibile attraverso derive emozionali in cui il post-core si innesta su ampie aperture melodiche.
Di certo sono tra le band italiane che meglio sanno stare sul palco, i loro live erano e restano esperienze devastanti. In primo piano ci sono le ultime uscite “Quassù c’è quasi tutto” (due brani) e l’Ep “Come fare a non tornare” che spalancano le porte a scenari rallentati e ritmi dilatati, suoni decadenti e cantilenati.
Dal disco d’esordio in inglese (“Cultivation of ease”) sono trascorsi 14 anni, tra split con amici (gli As a commodor e i Mrs Fletcher) e l’approdo alla lingua italiana con “Sfortuna” e “Ormai”, album fondamentali le cui tematiche ripercorrono le declinazioni di una vittoriosa disfatta.