Firenze – Firenze-Bologna sempre più vicine. Nel bene e nel male. Il sindaco Merola annuncia, fra il giubilo di una parte e lo sgomento e confusione dell’altra, che una partita importante per la città, quella dello stadio Dall’Ara e dei Prati di Caprara, è chiusa, almeno per quanto o riguarda. Se il Dall’Ara riguarda Bologna, quella dei Prati (comunque connessa) travalica l’interesse cittadino. E arriva dritta dritta a Firenze.
Dunque, il sindaco Merola ieri al festival dell’Unità annuncia quella che il Comitato Rigenerazione No Speculazione, che a lungo si è occupato della questione, ha chiamato la mossa del cavallo. Vale a dire, niente outlet nell’immensa area dei Prati, zona strategica che va dall’ospedale maggiore allo stadio alla stazione, bensì “parco urbano, più grande dei Giardini Margherita”, più case popolari. trenta milioni dal Comune per rifare il Dall’Ara, partenariato pubblico-privato con Saputo, il patron del Bologna squadra di calcio. E nonostante il comitato si dichiari “soddisfatto a metà” in quanto di cementificazione ulteriore Bologna non avrebbe bisogno, basterebbe recuperare l’esistente, tuttavia un effetto innegabile c’è: ad ora, l’operazione. per alcuni nettamente speculativa, per altri di “valorizzazione” di un’area strategica importante della città, va in tutt’altro senso rispetto a quanto prospettato. Annuncio che prende di sprovvista molti, anche del partito di Merola, che crea confusione in altri, ad esempio i suoi stessi assessori, ma che insomma sembrerebbe mettere perlomeno uno stop a un’operazione che poteva divenire, con outlet case e quant’altro, una “valorizzazione speculativa” per tutto ciò di cui i bolognesi non hanno bisogno.
E in questo, Firenze che c’azzecca, come diceva qualcuno? Eppure Firenze c’azzecca. Infatti, i Prati di Caprara e la “valorizzazione” cui avrebbero dovuti essere soggetti (ricordiamo per inciso che si era mosso un grande soggetto olandese interessato all’eventuale vendita dopo il cambio di destinazione dell’area con possibilità di costruire l’outlet e la cementificazione conseguente) sono dentro all’ormai noto Fondo Invimit cui Firenze ha venduto (o conferito, come meglio piace) i propri 42 appartamenti, tre dei quali venduti dall’Invimit con asta telematica sul sito del Notariato giugno scorso a prezzi francamente vantaggiosi per l’acquirente. Sempre per inciso, ricordiamo che dagli immobili sotto “signoria” Invimit sono stati stralciati dal tribunale amministrativo regionale il gruppo (14) di via de’ Pepi, a pochi passi da Duomo e piazza Santa Croce, in quanto ritenuti di natura popolare, grazie al ricorso di uno degli assegnatari (http://www.stamptoscana.it/articolo/toscana-cronaca/via-de-pepi-il-tar-accoglie-il-ricorso-alloggi-popolari). Inoltre, la possibilità che tutti o la maggior parte degli alloggi alienati a Invimit dal Comune fiorentino abbiano natura Erp non è per niente stata appurata.
Tornando a Invimit, per essere precisi, ricordiamo che il Fondo i3Core Sviluppo Italia 8-ter, costituito da tre soggetti, Stato (con gli immobili di cui sopra oltre a quelli di Venezia e Milano), Comune di Firenze (42 appartamenti meno i tre venduti) e Invimit, è chiuso e a durata ventennale. La possibilità di un vantaggio economico per il Comune di Firenze, che è in quota parte per il 12%, è che l’operazione di valorizzazione e vendita successiva degli immobili demaniali vada a buon fine. Del resto, lo stesso regolamento del fondo Sviluppo Italia (che è costituito anche da un altro braccio, vale a dire i3Core Fondo Sviluppo Italia 8-quater) prevede “completa funzionalità” dello strumento al raggiungimento dei 500 milioni di plafond. Ad ora, siamo a circa 67 milioni. Dunque, se l’operazione Prati di Caprara salta o viene sospesa o prende altre vie, l’operazione fiorentina sprofonda nella completa incertezza. Al massimo, può essere servita a sostenere le spese di gestione del fondo. Ma i soldi, pubblici, quelli che sono andati via col conferimento, quelli che su una stima di oltre 10milioni per l’insieme dei 42 immobili conferiti sono tornati per ora sotto forma di 3 milioni e mezzo circa, mentre per gli altri 7 milioni di fatto si concretizza solo un solenne “pagherò”, quelli, chi li riporta indietro? Parlare di redditività dell’operazione, in questo frangente, sarebbe eccessivo, come qualcuno dice nei corridoi del Palazzo, “chissà se tornerà indietro il capitale …” Tanto più dopo questa vittoria del comitato bolognese e la presa di posizione del sindaco.
Le fila della vicenda le tira Giuseppe Cazzato, Cobas Firenze: “Il Comune di Firenze ha illegittimamente conferito 42 appartamenti di edilizia residenziale pubblica ad un fondo immobiliare che benché pubblico ha tutte le caratteristiche di un fondo speculativo, appartamenti che stanno per essere venduti per reperire liquidità per il funzionamento del fondo; fondo che avrà una redditività solo se passeranno quei progetti speculativi di cui il caso dei Prati di Caprara a Bologna è esempio lampante. D’altro canto, se questi progetti non passano e se nello specifico invece di fare outlet e appartamenti privati l’area sarà destinata a parco pubblico, il fondo rischia di non avere redditività. Allora, i 42 appartamenti di Firenze saranno sacrificati solo per compensare Invimit delle spese di gestione del fondo”. Bologna -Firenze sempre più vicine, insomma.