Vedute di Firenze, Piccardi: “Quella degli Uffizi non è così rara”

Firenze – A fronte dell’acquisto compiuto in queste settimane dal Direttore degli Uffizi Eike Schmidt e dal suo staff di esperti, che riguarda una veduta di Firenze definita “la seconda veduta (in ordine temporale) di Firenze dopo quella della Catena”, dal carattere raro se non rarissimo, abbiamo pensato, stimolati da un suo intervento, di porre qualche domanda in merito ad un esperto della materia, il professor Marco Piccardi.

Il professor Piccardi studia e utilizza l’iconografia storica medioevale e moderna (dalle carte nautiche medioevali alla cartografia e al vedutismo dei secoli XVI-XIX) ai fini della ricostruzione e della conoscenza di paesaggio e ambiente del passato e della tutela dei giorni nostri.

Ha collaborato, tra l’altro, con l’International Cartographic Association (Commission on Cartographic Heritage into the Digital), ha partecipato ai progetti europei Archeomed e Perla, ha curato data base e siti storico iconografici dedicati alla ricostruzione del territorio toscano nell’età moderna, è membro del GNRAC (Gruppo Nazionale Ricerca Ambiente Costiero), già professore a contratto (Cartografia storica e pianificazione territoriale) all’Università di Siena, collabora con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze. Ha al suo attivo circa 80 pubblicazioni scientifiche dove non mancano analisi critico comparative dell’iconografia dei secoli XIII-XVIII (alcune di queste scaricabili gratuitamente dal sito https://www.researchgate.net/profile/Marco_Piccardi2)

D. E’ stato asserito, anche sui media, che quella conosciuta come “della Catena” sia la prima veduta di Firenze, in ordine temporale. Ma è davvero così? Si stanno considerando le sole stampe o l’affermazione è di per se’ ambigua?

R. Dunque, è arcinoto anche agli appassionati di storia fiorentina che quella della Catena non è la prima veduta di Firenze e, dalle telefonate che ho ricevuto, credo proprio di non essere l’unico cui si siano drizzate le orecchie davanti a queste affermazioni. In effetti le dichiarazioni dei dirigenti degli Uffizi riportate dagli organi di stampa paiono assolute ed è probabile che un simile misunderstanding sia stato originato dal dare per scontato la conoscenza di altre vedute ben più antiche che compaiono in codici miniati, affreschi e quadreria.

D. Sempre tenendo conto delle affermazioni che riguardano la temporalità, quella acquistata recentemente è la seconda veduta di Firenze?

R. Guardi, basterebbe dare uno sguardo al volume del 1926 di Attilio Mori e Giuseppe Boffitto (Piante e vedute di Firenze: studio storico topografico che ha trovato più ristampe fino al nostro secolo) o anche solo alle sue illustrazioni, per realizzare che molte delle affermazioni veicolate sono errate o, al meglio, grossolane. Rimanendo nell’ambito delle stampe è lo stesso Mori a richiamarsi ad almeno due vedute (la Florentia Ethrurie Civitas del Supplementum chronicarum orbis ab initio mundi del 1486 e alla veduta di Firenze dalla Porta a Pinti di Bernardino di Firenze (?) non datata ma ricondotta da Mori al 1500) che separano quella della Catena da quella del 1557 (anche se gli Uffizi sostengono l’ acquisizione di una copia dell’ edizione del 1601)

D. Entrando nel merito della questione, la veduta acquistata dagli Uffizi è davvero così “rara”?

R. Se rari possono essere formato e fogli prodotti di quella matrice. Diversamente ci troviamo di fronte ad una della più diffuse e conosciute rappresentazioni di Firenze, certamente prodotta in migliaia di esemplari.

D. Dove la ritroviamo?

R. Una veduta del tutto simile anche se non può considerarsi una copia, è conservata alla Biblioteca di Architettura di Via de’ Micheli ma la stessa identica veduta (io stesso ho proceduto, grazie anche al sostanziale contributo di Fortunato Lepore, ad una verifica mediante la sovrapposizione digitale dei due diversi formati) è finita a far parte di una delle più fortunate edizioni di Atlanti delle Città del mondo del XVI secolo poi replicato nei secoli successivi e fino ai nostri giorni. Si tratta del Civitates orbis terrarum edito da Georg Braun & Frans Hogenberg a partire dal 1572 (qui per l’appunto troviamo la stessa veduta di Firenze pubblicata una trentina di anni avanti alla copia acquisita dagli Uffizi). L’edizione in sei volumi del Civitates si concluse nel 1617 ma non mancheranno supplementi ed edizioni successive con testi in Latino, Tedesco e Francese che mantengono le stesse carte e vedute (anche quella di Firenze in esame). Oggi della veduta acquisita dagli Uffizi esistono talmente tanti originali a disposizione delle collezioni pubbliche e private che  quella nell’edizione del 1580,  è stata acquistata nell’agosto 2009 da un collezionista fiorentino al modico prezzo di 174 euro (più 11 euro di spese di spedizione).

D. Infine, alcune curiosità: la veduta acquistata è completa, ma, soprattutto, per l’interesse che potrebbe rilevare circa l’aspetto reale della Firenze antica, può essere considerata realistica?

R. Ecco qui la faccenda si fa più seria soprattutto per chi intenda studiare lo sviluppo urbanistico della nostra città. In tempi di coronavirus il tempo non è mancato e così ho contattato la Kungliga Biblioteket (la Biblioteca Nazionale di Svezia) che conserva l’originale del 1557 e che mi ha suggerito la consultazione di una riproduzione ad alta risoluzione (si trova qui https://www.wdl.org/en/item/14393/#q=national+library+of+sweden). Dal confronto con le immagini della veduta del 1601 diffuse dagli Uffizi, purtroppo risulta che quest’ultima è incompleta e manca di una parte significativa della città (quella che approssimativamente corre dalla Porta San Gallo agli Orti Oricellari) e del paesaggio extramoenia. Tuttavia e al di là dell’acquisto di un esemplare che risulta mutilo, appare molto azzardato definire realistica la stessa veduta se simile giudizio non si limita (e parzialmente) ai luoghi notevoli della città. L’area edificata interna alle mura vi appare, infatti, eccessivamente satura.

Scompaiono o risultano estremamente ridotte le piazze, le ampie aree verdi, a parco, giardino, orti che ancora connotano (e lo faranno, almeno in gran parte, fino a Firenze Capitale!) le superfici adiacenti alle mura. Questo è un po’ il difetto, con le debite eccezioni, di molte vedute di questo e dei secoli successivi. Insomma,  ad esse si deve guardare con una certa fiducia per quanto riguarda le tipologie degli edifici (palazzi, torri, chiese, campanili), ma grandi cautele sono necessarie quando si consideri l’impianto urbanistico o gli elementi degli edifici più diffusi.

Questo non significa che per il XVI secolo manchino rappresentazioni affidabili dell’impianto urbanistico fiorentino. Per una rappresentazione “realistica” della città in questo secolo merita piuttosto guardare alla “pianta” del 1584 di Stefano Buonsignori (conservata allo stesso Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi)”.

Foto fornite dal professor Marco Piccardi. In copertina:  La veduta acquistata dagli Uffizi (in nero la parte mancante).

Interno: Sovrapposizione della vedute di Firenze acquistata dagli Uffizi (1601) e della Florentia urbs est Insignis Hetruariae, olim Fluentia dicta […] . in Georg Braun & Frans Hogenberg Civitates orbis terrarum del 1572.

 

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