Vedo nero: circa il 50% delle imprese reggiane rimanda al 2021 (a Dio piacendo) l’eventuale ripresina…

Oltre il 46% delle imprese reggiane dichiara che la ripresa sarà l’anno prossimo (sempre domani). Permane lo stato di forte dubbio sulla tenuta economica anche se cala leggermente la percentuale di chi ancora lavora a regime ridotto

Mentre si riduce leggermente la quota di imprese della provincia di Reggio Emilia che dichiara di svolgere la propria attività ancora a regime ridotto rispetto al periodo precedente all’emergenza sanitaria, i tempi previsti per il ritorno ai livelli accettabili di produzione e vendita si allungano decisamente.

Solo il 17,4% delle imprese della provincia di Reggio Emilia, infatti, prevede di riprendere l’attività a livelli accettabili entro il 2020, mentre per il restante 82,6% si dovrà attendere l’anno prossimo: per il 46,1% la ripresa dovrebbe arrivare addirittura nel secondo semestre del 2021.
Il perdurare della forte incertezza per l’andamento dell’emergenza Covid e per i tempi di superamento della crisi economica – secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio sui risultati dell’ultima indagine Excelsior – ha comportato l’allontanarsi del ritorno ai livelli pre-covid dell’attività delle imprese reggiane.

Nell’indagine di agosto, infatti, il 34,4% delle imprese riteneva di recuperare i livelli di attività pre-covid entro la fine del 2020, mentre per il 65,6% la ripresa sarebbe arrivata entro i primi sei mesi del 2021; ora, invece, quasi la metà delle imprese la sposta al secondo semestre 2021.
Nonostante il peggioramento di queste previsioni, si è intanto ridotta leggermente – pur restando molto elevata – la quota di imprese che segnala problemi finanziari per carenza di liquidità nei prossimi sei mesi: il dato, infatti, è sceso dal 51,4% di agosto all’attuale 44,9%.

Il dato provinciale risulta in linea con quello dell’Emilia-Romagna, che si attesta al 44,8%, ma è decisamente più contenuto – quattro e mezzo punti percentuali – se confrontato con quello nazionale, che raggiunge il 49,4%.

A differenza di quanto osservato in precedenza, attualmente sono le imprese del manifatturiero a risentire in misura maggiore dei problemi di liquidità: il 47,5% delle aziende dell’industria rispetto al 43,3% di quelle dei servizi.
In alcuni casi la quota percentuale delle imprese di trasformazione sale oltre la media. E’ il caso della ceramica (65,2%), dell’industria della carta-cartotecnica e stampa (59,3%), del legno e mobile (57,4%) e dell’industria metallurgica (53,2%). Inoltre, anche per più di metà delle imprese del comparto edile – il 51,3% del totale – rileva difficoltà di liquidità.
Fra le attività del terziario, le imprese dei servizi di alloggio e ristorazione e dei servizi turistici si confermano quelle più colpite dal lockdown dei mesi passati, tanto che il 59,7% delle aziende prevede difficoltà finanziarie nel prossimo semestre, seguite dalle attività dei servizi rivolti alla persona (46,4%).

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