Ultimo giorno da presidente della Regione Emilia-Romagna per Vasco Errani, dopo quasi 15 anni di regno. Nella seduta dell’Assemblea legislativa regionale – forse l’ultima prima delle elezioni anticipate del 9 novembre – Errani ha confermato le dimissioni annunciate all’indomani della condanna in appello per falso nell’ambito della vicenda Terremerse.
Una decisione, quella di lasciare a poco meno di un anno dalla scadenza naturale del mandato, presa “per distinguere con nettezza me e le istituzioni. L’istituzione viene sopra ogni cosa, anche di me: questa è la mia idea politica e di governo”. Rispetto alla condanna, Errani farà “ricorso in Cassazione, mantenendo il massimo rispetto e fiducia nella magistratura e nella giustizia. Con fermezza e coscienza rivendico la correttezza del mio operato, non ho fatto alcun falso ideologico. L’onestà e la trasparenza sono i prerequisiti essenziali per chi fa politica, non c’è spazio per il sospetto”.
“Non sono un uomo di ferro – ha chiosato Errani – grazie a chi mi ha dimostrato vera umanità in questi giorni difficili. Non avrei voluto questo epilogo ma sono orgoglioso di quanto fatto in questi anni, grazie a chiunque ha lavorato per la cosa pubblica”.
Il governatore uscente, che oggi si è dimesso anche da commissario straordinario all’emergenza post sisma, ha quindi passato in rassegna con orgoglio i risultati ottenuti in questi anni di governo. Alla fine, standing ovation da parte della maggioranza. Fermi e, in polemica, non plaudenti alcuni esponenti del centrodestra, come Fabio Filippi e Galeazzo Bignami di FI, e il 5 Stelle Andrea Defranceschi con l’ex grillino Giovanni Favia. Sbagliati, secondo gli ultimi due, “gli applausi a un condannato”.
Secondo Errani comunque l’Emilia “non è in crisi politica, non sarà un problema anticipare le elezioni di qualche mese. Anche in questo momento di incertezza si è avuta una grande risposta dall’Assemblea con senso di responsabilità verso la comunità”. Un riferimento alla recentissima approvazione della nuova legge elettorale regionale, che verrà utilizzata proprio il 9 novembre prossimo. La principale novità riguarda l’eliminazione del “listino protetto” legato al candidato presidente: tutti i consiglieri saranno eletti direttamente. Polemiche furiose, però, per le nuove norme legate al numero di firme necessarie per poter presentare una lista che, a detta di Favia ed altri esponenti di piccoli partiti, penalizzeranno le formazioni politiche meno strutturate. Anche questa sarà materia per la campagna elettorale.