Firenze – “Gli italiani hanno mostrato grande realismo e buon senso alle elezioni europee, cosa che non è frequente e che non hanno fatto altri popoli europei, alcuni dei quali come i francesi o i danesi che hanno piuttosto dato prova di irresponsabilità”. Questo giudizio è stato espresso da Mario Vargas Llosa, a Firenze per alcuni giorni punteggiati da incontri, conferenze ed eventi culturali, ma soprattutto per ricevere la laurea honoris causa dal parte dell’Università di Firenze. Secondo il grande scrittore peruviano, premio Nobel per la letteratura, “la peste di oggi nel mondo è rappresentata dalla corruzione e dalla rinascita della tradizione autoritaria“: “Sembrava che la democrazia avesse sconfitto la tradizione autoritaria e invece a poco a poco questa tornando fuori”.
La peste nera quella naturale, quella che è stata lo spunto perché Giovanni Boccaccio scrivesse il Decamerone, è stato l’oggetto della lectio magistralis che ha tenuto nel corso della cerimonia di conferimento della laurea nell’aula magna dell’Università per mano del rettore Alberto Tesi. E’ stata una cerimonia molto sentita, considerata la statura artistica dello scrittore peruviano, autore di romanzi che hanno segnato un secolo di letteratura come “Conversazione nella cattedrale“, “La zia Julia e lo scribacchino“, “La festa del Caprone“, “Il paradiso è altrove” e tanti altri. Vargas Llosa ha preso la parola dopo la laudatio tenuta da Martha Canfield e ha parlato di “Boccaccio in scena“. Era infatti una vecchia idea dello scrittore quella di scrivere un pezzo teatrale sul Decameron e quest’anno è riuscito a realizzarla passando un periodo a Firenze e visitando tutti i luoghi boccacciani. La sua nuova opera sarà presto pubblicata, ma intanto la sua presenza a Firenze ha permesso di riflettere sugli anni del grande “boom” della letteratura latino americana, dovuta – ha detto – al fatto che “in quegli anni fra i 60 e i 70 apparvero scrittori importanti e originali proprio quando la rivoluzione cubana aveva attratto l’attenzione di tutto il mondo verso quei continenti“.
Così come si è potuto mettere in luce un aspetto della vita e della personalità dell’autore che ha sempre fatto dell’impegno sociale e civile uno dei pilastri della sua attività: “Ancora più raro – ha detto Martha Canfield – che uno scrittore con tante e tali doti sia pure un accanito difensore dei diritti civili e si prodighi a tale scopo nell’attività pubblica e politica e nel giornalismo”. Una responsabilità che Vargas Llosa sente anche nel ricevere un riconoscimento come una laurea honoris causa: “E’ un mandato per mantenere rigore intellettuale e responsabilità civica”, ha detto ai giornalisti.
Questa la motivazione della laurea ad honorem: “quale riconoscimento per la sua carriera prestigiosa di scrittore internazionale; per il suo contributo all’innovazione del linguaggio moderno, delle strutture narrative e della teoria letteraria; per la lezione che ha saputo dare nella diffusione della didattica letteraria fra i giovani con esiti universalmente riconosciuti; per l’impegno civile sempre presente nel suo lavoro giornalistico e nella sua vita“.