Valutazione dipendenti comunali, battibecco Martini-sindacati, si alza la tensione

Firenze – Si registra un nuovo passo avanti nella querelle scoppiata fra dipendenti comunali e vertici politico-amministrativi per la messa in atto di un nuovo sistema di valutazione, che ha provocato una sorta di “rivolta” da parte dei lavoratori e una durissima presa di posizione dell’Rsu comunale. Il passo avanti lo segna l’assessore al personale Alessandro Martini, ma non sembra proprio raccogliere le istanze espresse dai lavoratori e dalla Rsu.  “Il nuovo sistema di valutazione del personale è stato approvato dalla giunta comunale nell’aprile 2019 ed è stato oggetto di un confronto continuo e lungo un anno con i sindacati e di partecipazione con i dirigenti, sempre coinvolti. Non solo alcune proposte sono state accolte ma è sempre stata ribadita la disponibilità ad apportare modifiche migliorative negli aggiornamenti annuali. Per questo leggere la nota dell’RSU mi ha amareggiato molto sia per i toni pesanti sia per i contenuti non corrispondenti in buona parte alla verità dei fatti”, attacca l’assessore.

“Fin dal primo giorno ho insistito sulle competenze dei nostri dipendenti, sul loro impegno e sulla dedizione che testimoniano nel loro lavoro quotidiano. Competenze che assumono un ruolo di grande rilievo nel nuovo sistema di valutazione. Trovo quindi davvero incomprensibile e inaccettabile in questo tempo di generale difficoltà usare modi e contenuti funzionali solo a generare ulteriori lacerazioni e divisioni tanto inutili quanto dannose. Questo non può che far male al nostro ente ed a tutte le sue componenti dipendenti compresi”.

Il nuovo sistema di valutazione ha sostituito il precedente approvato nel 2013, ritenuto inadeguato per un ente delle dimensioni del Comune di Firenze e non più coerente con le normative in materia di pubblica amministrazione dopo le modifiche apportate a partire dalla Legge Madia. Si tratta di un adeguamento dovuto e in linea con le nuove direttive a livello nazionale che dedicano maggior attenzione alle competenze di carattere trasversale anche nell’ambito dei concorsi. “L’approccio a un sistema nuovo deve fare i conti con resistenze e difficoltà – aggiunge l’assessore – ma l’impegno è massimo nello spiegare e condividere i suoi principi e contenuti”.

La formazione è stata avviata già nel maggio 2019 coinvolgendo i direttori e i dirigenti, che materialmente effettuano la valutazione. Dal punto di vista tecnico, la valutazione è composta da diversi elementi. Il primo è la performance generale dell’ente a cui tutti i dipendenti/strutture contribuiscono. Viene calcolata dal nucleo di valutazione sulla base di 150 indicatori relativi ai servizi approvati dalla giunta comunale e pesa sulla valutazione individuale in modo direttamente proporzionale al livello professionale: nei profili più bassi ha una minore incidenza dal punto di vista percentuale, in quelli più alti invece incide di più (il valore varia dal 2 al 40%).

Il secondo elemento è la performance individuale che misura la valutazione delle singole prestazioni rispetto agli obiettivi assegnati sulla base delle competenze messe in campo per il loro raggiungimento. Sono quindi due i fattori che contribuiscono al calcolo della performance individuale (gli obiettivi e le competenze) che pesano in modo diverso a seconda del profilo professionale. Il raggiungimento dell’obiettivo “vale” di più salendo nella scala gerarchica, al contrario le competenze/comportamenti messi in atto per il raggiungimento dell’obiettivo hanno un peso maggiore nei profili più bassi. Questo perché le figure dirigenziali hanno come compito la messa in atto delle decisioni/procedure necessarie al raggiungimento dell’obiettivo che poi devono essere tradotte in comportamenti concreti da parte dei dipendenti con qualifica più bassa. Due le tipologie di competenze utilizzate dal dirigente per elaborare la valutazione: le tecnico-professionali e le trasversali. Le prime sono legate al profilo professionale, le seconde invece sono contenute in un apposito dizionario delle competenze trasversali.

Dunque, tirando le fila, per l’assessore Alessandro Martini le critiche non hanno motivo d’essere, sono solo strumentali. “Dispiace che i sindacati sfruttino il malumore di qualche scontento per seminare sospetti di una manovra per togliere soldi ai dipendenti proprio nell’anno in cui l’Amministrazione comunale distribuirà una produttività generale pari ad un valore medio di circa 1.000 euro a lavoratore, importo mai raggiunto nel Comune di Firenze. Non sarà un ’10 politico’ uguale per tutti ma un risultato basato su obiettivi raggiunti e valutazione dei comportamenti. Senza contare che i risparmi citati  dall’RSU per le valutazioni sui comportamenti non finiscono in bilancio ma finanziano il welfare come da contratto aziendale”.

Pronta la risposta dell’Unione sindacale di Base, che ironicamente in una nota definisce l’intervento dell’assessore comunale al personale “un faro nella notte,  che mette in luce quale sia la considerazione che l’assessore al personale ha dei dipendenti del comune di Firenze. Diventa, quindi, palese che per l’assessore Martini i successi nel raggiungimento degli obiettivi dell’Amministrazione, siano ascrivibili solo a chi occupa le posizioni apicali”. 

Fra le criticità messe in luce, la nota dell’Usb punta il dito anche sulle difficoltà che i dipendenti comunali, pur lavorando con “impegno e dedizione”, trovano nella progressione di carriera. “Basta guardare l’organizzazione per rendersi conto che alle posizioni apicali si accede dall’esterno piuttosto che con anni di onorato servizio, quindi in parole povere, un dipendente del comune di Firenze sa a priori che gli stipendi più alti e le progressioni resteranno inaccessibili, se non per rarissimi casi, nonostante tutto l’impegno. Paradossale che un’amministrazione come quella del comune di Firenze che vuole apparire smart, all’avanguardia, moderna, riproduca le solite dinamiche in cui chi ha il potere, ha il successo e la riconoscenza economica e chi non ha potere è un mero numero di matricola. Siamo stanchi di pagare gli errori dei vertici che ci usano come scudo e capro espiatorio e rifiutiamo il concetto che il successo si costruisce a partire dalle posizioni apicali, perché nei fatti il nostro contributo lo apportiamo quotidianamente e sul campo, nella complessità e molteplicità di dinamiche che ci troviamo a gestire”. 

“Il successo dell’organizzazione – si puntualizza nella nota – si ha grazie ai numerosi colleghi che quotidianamente lavorano per conseguirlo, confrontandosi con i problemi più disparati, come si suol dire direttamente sul campo,quegli stessi problemi che probabilmente al nostro assessore sfuggono. Probabilmente l’assessore ignora il valore della collaborazione, del lavoro di gruppo, della cooperazione, che si stimola alimentando le motivazioni, la gratificazione nel riconoscere il valore di ciascuno di noi, le competenze e l’apporto personale che quotidianamente con senso di dovere e appartenenza mettiamo al servizio del comune di Firenze , consapevoli del valore del nostro lavoro per i cittadini”.

Sulla questione, i Cobas comunali, raggiunti a telefono, sintetizzano: “L’RSU non utilizza strumentalmente lo scontento di pochi dipendenti, come sembra ritenere l’assessore. Ci sono settori in cui tutti i dipendenti hanno rifiutato le valutazioni, chiedendo i motivi delle stesse. Invitiamo l’assessore a farsi dire dai dirigenti che hanno compiuto le valutazioni, quante richieste di riesame ci sono state, richieste fatte  prima della stessa nota dell’RSU. Bisogna avere l’onestà di dire che la stragrande maggioranza dei dipendenti hanno rifiutato la valutazione, ritenendola insufficiente e offensiva” spiegano dai Cobas.  “In secondo luogo, il richiamo dell’assessore al sistema di valutazione conseguente alla riforma Madia, non ci impressiona. Abbiamo contestato tutte le controriforme, dalla Brunetta alla Madia, controriforme fatte da gente abituata a comandare e non a lavorare. Un servizio che funziona è quando tutti fanno ciò che devono fare, a rompere l’equilibrio del lavoro contribuisce anche  il “troppo bravo” non solo chi fa meno.  Per come sono strutturati i servizi del Comune, la performance individuale incide in minima parte, molto di più contribuiscono l’organizzazione e le risorse. Nella totalità dei servizi erogati dal Comune, la qualità non si misura dalle performances individuali, ma dal raggiungimento di determinati standard qualitativi. Standard che possono essere garantiti solo se tutti i dipendenti contribuiscono fattivamente, e questi standard sono stati garantiti  con l’impegno di tutti i lavoratori pur trovandosi spesso in situazioni di organici insufficienti. Per la maggior parte dei lavoratori le valutazioni ricevute non riconoscono il loro impegno,sono largamente inferiori di quelle avute l’anno precedente, non sono reali rispetto ai contributi che i singoli lavoratori hanno dato per il raggiungimento degli obiettivi e rischiano di raggiungere l’effetto opposto, invece di essere uno sprone a far meglio possono disincentivare l’impegno di questi lavoratori”.

Infine, dalla Cgil, raggiunta a telefono, il messaggio che giunge è laconico ma altrettanto significativo: “Non possiamo fare altro che confermare, parola per parola, la nota che, sulla questione,  abbiamo indirizzato come Rsu all’amministrazione”. La nota precedente la risposta dell’assessore Martini, naturalmente.

Intanto, sulla questione i consiglieri comunali Dmitrij Palagi e Antonella Bundu  annunciano per lunedì, giorno di consiglio comunale, due question time. “Uno per chiedere conto all’Amministrazione del sistema di valutazione, l’altro per avere precisazioni rispetto al lavoro agile”.

 

 

 

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