Valdo Spini: “Rosselli, il socialismo liberale necessario per l’Europa nel caos”

Firenze – Un agile saggio, un rinnovo della memoria storico-politica del pensiero del socialismo liberale, una testimonianza. Ha molti aspetti, l’ultimo saggio curato da Valdo Spini, “Carlo e Nello Rosselli -Testimoni di Giustizia e Libertà”, edizioni Clichy, che verrà presentato domani 9 giugno, nel settantanovesimo anniversario dell’omicidio dei due fratelli a Bagnoles de l’Orne nel ’34 per mano di sicari del regime, allo Spazio della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli via Alfani 101r, presente l’autore. Un’iniziativa che ha visto il plauso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha inviato una lettera in cui si esprime, fra le altre cose, “la convinzione che il ricordo di uomini così straordinari e la vostra passione di oggi possano aiutare le giovani generazioni a guardare al futuro con la fiducia e con la coscienza di essere protagonisti della propria storia”.

Stamptoscana ha incontrato Valdo Spini, in un colloquio in cui si cerca di afferrare la molla che rende, nei nostri giorni confusi, così attuale il richiamo all’esperienza rosselliana.

 

Cosa l’ha spinta a occuparsi della vicenda umana e politica dei fratelli Carlo e Nello Rosselli?

“In buona sostanza, due motivi. Il primo attiene alla memoria storica: in tempi in cui si tende a costruire un quadro di comodo del regime fascista, è bene ricordare e ricostruire la realtà di questa esecuzione, un vero e proprio omicidio freddamente pianificato e brutalmente eseguito. Il secondo motivo attiene all’attualità, ed è legato alla necessità di scavare a fondo nel loro pensiero. Non dimentichiamo che Carlo è l’esponente principale di quella corrente di pensiero politico che è definita socialismo liberale (così nel ’29, mentre si trova al confino a Lipari, titola il suo saggio che verrà pubblicato in Francia), mentre Nello si occupa, in opere storiche, di quella fase cruciale di passaggio e costruzione dell’Italia che riguarda il Risorgimento e i primi albori del socialismo. Il pensiero dei due fratelli si riassume nell’endiadi indissolubile Giustizia e Libertà, che sarà il nome del movimento fondato nel novembre del 1929, a Parigi, da Carlo Rosselli, Emilio Lussu e i fuoriusciti riuniti intorno alla figura di Gaetano Salvemini”.

Ma per quale motivo secondo lei questa corrente di pensiero si rivelò poi perdente rispetto al corso che presero gli eventi?

“Per lungo tempo il socialismo liberale, democratico e libertario, è stato in lotta con il socialismo dittatoriale e autoritario. Tuttavia, rimase un pensiero vitale che si ripropose in modo dirompente alla caduta del Muro di Berlino nel novembre del 1989, quando assunse il ruolo di alternativa competitiva al sistema di pensiero e governo del “liberal-liberismo” di marca thatcheriana- reaganista. D’altro canto, ritengo che si possano considerare esperienze improntate al socialismo liberale le esperienze politiche britanniche del periodo 1945-51 e del primo centrosinistra italiano degli anni ’60”.

Ma quali potrebbero essere le “debolezze” che non hanno permesso al socialismo liberale rosselliano di diventare corrente maggioritaria nel Paese?

“Ci sono anche alcuni dati storici, ad esempio, l’involuzione subita dal ruolo del settore pubblico, additato esclusivamente come fonte di sprechi e corruzione, trascurandone il ruolo di razionalizzazione delle spese, delle energie, fondato su un principio di bene comune che procura vantaggi alla collettività. In Italia abbiamo anche due grandi presenze che occupano in modo preponderante la scena, vale a dire l’affermazione di due grandi filoni, il pensiero cattolico e quello comunista. Non dimentichiamo infine che la penetrazione delle idee rosselliane fu lenta e faticosa: ad esempio, il saggio di Carlo Rosselli “Socialismo liberale” fu tradotto in italiano (era stato pubblicato in francese nel 1929, ricordiamolo) solo nel 1976. Un altro motivo della lentezza e della diffusione tutto sommato elitaria delle idee di cui stiamo parlando fu il difficile rapporto che venne sviluppandosi con il “socialismo tradizionale”, incline a continuare a guardare a vecchi percorsi piuttosto che ad aprirsi a ciò che appariva innovativo e almeno in parte alternativo. Per dare indicazioni concrete dell’azione svolta da Carlo Rosselli, di prossima pubblicazione da parte della Fondazione sono 5 lettere inedite scritte di suo pungo fra il 1931 e il 1934, in cui si cerca un interlocutore in quello che sarà un futuro presidente della Repubblica Italiana, Giuseppe Saragat”.

E ad oggi, quali sono le possibilità che il socialismo liberale torni a giocare la sua parte nel futuro non solo del Paese, ma dell’Europa?

“Ritengo che al punto cui siamo giunti possa intravedersi uno spazio nuovo. Sembrerebbe passata la stagione della rottamazione delle idee, senza nascondere che si tratta di una riflessione in coda alle ultime amministrative (peraltro ancora in corso, visto che il 19 giugno si terranno i ballottaggi, ma già significative: il partito del presidente è ai ballottaggi in tutte le maggiori città, a Napoli non entra neanche in partita). Ma al di là delle cose di casa nostra, un dato importante è anche che personaggi che si dichiarano apertamente socialisti come Sanders e Corbyn siano tutt’altro che isolati. Infine, siamo chiari: Carlo Rosselli è un rivoluzionario, che vedeva prioritaria la rottura di continuità nella struttura statale italiana: rivoluzionario, libertario, democratico. In questa nascita del Pd così chiaramente improntato all’incontro fra il Pci e l’ex Dc di sinistra, è il momento di recuperare questa dimensione della gauche. Anche perché è il momento di rendersi conto che questa concezione del socialismo, frettolosamente consegnato alla sconfitta, ha espresso il nuovo sindaco di Londra Sadiq Khan, sindaco di una città di più di 5milioni di abitanti. Sono convinto che il socialismo liberale si stia proponendo come uno dei protagonisti ideali più affidabili per sbarrare la strada a chiusure, xenofobia, razzismo, insomma, alle minacce emergenti di questi tempi caotici. Giustizia e Libertà, l’endiade di Carlo Rosselli, è ciò che rende il suo pensiero non solo attuale, ma necessario”.

Foto copertina: Valdo Spini commemora i fratelli Rosselli a Bagnoles de l’Orne, in Normandia, dove trovarono la morte per mano dei sicari della Cagoule su mandato del governo fascista italiano. Sul luogo dell’omicidio è stato eretto un monumento commemorativo.

 

 

 

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