Il centrifugo Giovan Lindo contro i vagolanti web

giovanGeneralmente le prolusioni da pulpito dal gusto savonaroliano mascherano il traballamento dei contenuti, epiteti per categorie la difficoltà di entrare nel merito degli argomenti. Le caratterizzazioni spaziali infine sono l’ultima spiaggia dibattimentale prima del fatidico vaffa.

Il Giovanni Lindo Ferretti “sgamato” ad Atreju mentre faceva spallucce con quelli della destra, dopo la raffica di contumelie ricevute, dopo aver pacamente analizzato le sue reali dichiarazioni sul palco fraterno d’Italia, ha letteralmente perso le staffe dopo anni di frequentazioni e metafore equestri. Un palafreniere senza freni. E tutti quelli che hanno web disquisito sui suoi repentini e storici cambi di casacca si sono beccati dei “connessi al vuoto”. Destinati ad essere inghiottiti da questo Maelstrom primordiale come insignificanti astri nel gorgo di una supernova.

Così ha sentenziato ex cathedra, probabilmente dal quartier generale barbarico del Cerreto, il sempre più destrorso ex punk filosovietico che ha chiesto mille scuse se i suoi fan, fino a ieri, per ascoltare il verbo soave hanno dovuto sorbirsi l’odore di fritto delle feste dell’Unità.

Qualche banalizzatore seriale ripete come un mantra che un conto è l’artista, un altro sono invece le sue tendenze politiche. Che non sono da intrecciare nel giudizio personale sulla bontà o meno del prodotto di fantasia della star di turno. Il che ha una parziale verità dal wildiano “non esistono libri morali o immorali ma scritti bene o male” ad oggi.

Ma è anche sensato dire che il Ferretti forse non essendo artista assoluto (e come tale invischiato nelle contingenze creative) ha sempre fatto dell’humus politico e civile una fonte di ispirazione nonché un terreno da suggere in chiave di consenso e di pubblico. Non ha senso il Ferretti cantore se non fortemente contestualizzato coi suoi cambiamenti geospaziali: sinistra, centro, destra. Ecco perché i suoi (ingiustificati) fan si incacchiano e perché tutti, chi più, chi meno, si arrabattano a dire la loro ad ogni stormir di Lindo.

Al sottoscritto il Ferretti non suggerisce né ha mai ispirato una beata fava (la sacralizzazione del chissefrega è per rispetto verso l’artefice di Saga), di conseguenza in questa sede non s’ha da indossare la veste del coidealista deluso o dell’amante tradito. Ma molti lo collocano tra i ricordi delle loro colonne sonore di gioventù nel faticoso maturare di una convinzione o di una speranza nell’utopia di quei decenni. Ci vuole tanto a capirlo?

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