Che errore marchiano che abbiamo compiuto, a non metterci a studiare medicina. O medicina e farmacia. O medicina, farmacia, marketing, economia e commercio, politologia e, boh, scienze nautiche, tanto per abituarsi a navigare a vista. Ma forse facciamo ancora in tempo, visto che all’Università della strada prendono proprio tutti e, a quanto pare, non ci sono limitazioni all’ingresso in base ai risultati o al reddito. Oggi avremmo potuto dare consigli spassionati a quanti debbono decidere sulla vita e la morte di un sacco di bambini e di ideologie che parlano di bambini ma che coi bambini non c’entrano un granché; tipo, se sia più accettabile che diecimila minori all’anno si bécchino la polio, il morbillo, la varicella, la difterite, la meningite oppure che una ristretta minoranza della popolazione non si sa quanto civile venga premiata vedendo soddisfatti i suoi diritti di far ammalare i figli propri e quelli degli altri. Da ignoranti, tendiamo a preferire il diritto alla salute a quello alla libera espressione e messa in pratica di ideali non sostanziali; forse perché se sei vivo puoi anche sforzarti di averne uno e di metterlo in pratica, mentre il caso contrario, statisticamente, non è dato. Intendiamoci: come tutti, siamo affascinati dal possesso e dall’esercizio dei diritti civili.
Siamo assolutamente a favore di uno stato di cose per il quale noi si possa ad esempio dichiarare che si preferisce la pizza al vitel tonné e la democrazia, sia pur cristiana, al socialismo irreale senza per questo venir trascinati via nel cuore della notte, ficcati su di una camionetta e ritrovati sotto forma di scheletro in un bosco dopo tredici anni. E’ che crediamo che da persone razionali sia nostro dovere adoperare il cervello prima di compiere delle scelte, e che queste scelte debbano essere operate in base a criteri di urgenza, gravità, priorità e massimo interesse possibile raggiungibile, pur tenendo conto di tutte le possibili diverse istanze. Se si riescono a trovare soluzioni che soddisfino tutte le diverse posizioni, benissimo: contenti tutti, questa è veramente una cosa bella. Diversamente, è necessario che si attuino soluzioni le più soddisfacenti possibili nel campo del reale, e che coloro i quali non siano in grado di ragionare in questi termini non siano chiamati a decidere del benessere altrui, né, per il loro stesso bene, del proprio.
E perdonateci se questa sembra una posizione antidemocratica; non più del concetto attuale di democrazia, che prevede comunque la ragione delle maggioranze. Morbillo, parotite, rosolia e varicella, la quadrivalente, l’anno dopo leggiamo un po’ preoccupati che sono ben 12, i vaccini obbligatori per i nostri figli. Sempre ammesso che abbiamo figli e non vogliamo far caciara tanto per sentirci soli, ovviamente, osserviamo che ci sembrano un po’ troppi. Poi leggiamo – non meglio, non da esperti, semplicemente leggiamo: polio, difterite, tetano, epatite b, pertosse, emofilo b, ovvero l’esavalente, a tre mesi. Con questo pacchetto ti assicuri una ottima probabilità che tuo figlio non diventi cieco, sordo, tetraplegico, idiota, impotente, immunodeficiente o morto, il che sembra un ottimo investimento da fare considerato che il figlio lo hai fatto, presumiamo, perché tu voglia che resti al mondo il più a lungo possibile e che tu non abbia pensato a lui come investimento per andare in giro a chiedere l’elemosina. Morbillo, parotite, rosolia e varicella, la quadrivalente, devono essere fatte un anno dopo: ma come, non erano dodici tutte assieme? (No).
I due antimeningococco in una data intermedia. Troppa roba, tutta assieme? Può essere. I dati relativi ai danni da vaccinazioni, sinora? Esistono, certamente. Li pubblica, assieme a quelli relativi alle vaccinazioni, il Ministero della Sanità, l’unico organismo in possesso dei dati tout court, ovviamente. Gli altri, non si sa a che titolo parlino. I danni, ci sono? Certamente. Tutto ciò che facciamo, compreso bere un bicchier d’acqua, comporta dei rischi (sareste sorpresi nello scoprire quanti si facciano del male bevendo un bicchier d’acqua). I rischi sono inferiori rispetto alla eventualità della scelta del non vaccinarsi? Immensamente. Quindi, di cosa si sta parlando? Non del nulla, perché anche solo l’idea che un bambino possa avere a soffrire, risulta ripugnante e insopportabile alla nostra società matura e dotata di pochi figli, e questi addirittura nemmeno interscambiabili se non con qualche vacanza a Ischia o qualche SUV. No; si sta parlando di un dilemma molto più serio: se sia meglio correre in prima persona un rischio, pur limitato ma che ci vedrebbe responsabili (ommioddio, potevo scegliere di non vaccinarlo ed ora gli è venuto un rush cutaneo!) oppure di lasciare il tutto nelle mani della divina provvidenza, per chi ci crede, il che è molto liberatorio: sedia a rotelle?