Un imprenditore reggiano doveva restituire 1 milione di euro ai suoi usurai, pagando interessi tra il 180 per cento e 350 per cento. Le pesanti minacce ricevute dai suoi aguzzini lo hanno portato a denunciarli alle associazioni antiusura, che in collaborazione con i carabinieri di Reggio Emilia hanno avviato un’indagine conclusasi con 8 arresti.
L’operazione Don Matteo è stata condotta tra le province di Reggio Emilia, Modena e Forlì-Cesena dal Nucleo Investigativo reggiano che ha assicurato alla giustizia 8 persone ritenute responsabili a vario titolo dei reati di usura, estorsione e false fatturazioni.
Si tratta quindi di 8 misure cautelari (7 provvedimenti restrittivi di cui 2 in carcere e 5 ai domiciliari nonché un obbligo di dimora) responsabili dei reati. Si tratta di un reggiano, un carpigiano e sei tra napoletani e casertani. Uno di questi sarebbe in contatto con esponenti dei clan camorristici Cava di Avellino e Pagano, attivo nell’agro nocerino sarnese. Un altro ha invece stretti legami con un imputato in Aemilia ora al 41 bis perché affiliato alla cosca Grande Aracri.
I loro nomi: Claudio Citro, 33 anni originario di Salerno, residente a Correggio e Giuseppe Caso, 37 annni, originario di Torre Annunziata e residente a Correggio sono finiti in carcere. Ai domiciliari ci sono invece Stefano Bargiacchi, 43 anni, di Carpi, Andrea Davoli, 28 anni, di Bagnolo in Piano, Nicola Errichiello, 38 anni, originario di Napoli, residente a Correggio, Alfonso Febbraio, 45 anni, originario di Napoli, residente a Reggio e Aldo Griffo, 51 anni, originario di San Cipriano d’Aversa e residente a Campogalliano. Un salernitano 30enne residente Correggio è stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora