Ecco. Dopo le tante belle notizie che abbiamo ricevuto dalla trasmissione di RaiTre “Report”, il 27 Novembre scorso, sui pericoli, non poi così tanto inaspettati, derivati dall’uso assiduo dei cellulari e delle connessioni wireless, una nuova campana suona: il Wi-Fi non fa bene agli spermatozoi.
Il dato deriva da uno studio preliminare di un gruppo di ricercatori anglo-argentini i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista medica Fertility and Sterility.
All’esperimento hanno partecipato ventinove uomini sani compresi tra i 26 e i 45 anni che hanno donato il loro sperma per il test. Una parte dei campioni di seme è stata posta sotto un computer notebook collegato a internet in Wi-Fi, l’altra parte a distanza nelle stesse condizioni ambientali.
Dopo quattro ore i campioni “sottoposti” al computer portatile presentavano il 25% di spermatozoi privi di motilità (un quarto del campione), contro il 14% del gruppo di controllo.
La notizia più allarmante è poi che il nove per cento degli spermatozoi “irradiati” ha presentato danni al DNA, con una percentuale tre volte superiore al controllo.
Conrado Avendano di Nascentis Medicina Reproductiva di Cordoba, a capo dello studio dichiara: «I dati in nostro possesso ci suggeriscono che collocare un computer portatile connesso a Internet tramite Wi-Fi vicino agli organi riproduttivi maschili può portare a un abbassamento della qualità dello sperma. Al momento non sappiamo se questo effetto sia indotto da qualunque computer portatile, né quali siano le condizioni precise che lo mettono in moto».
E’ un dato di fatto che un notebook acceso ma connesso al Web con il cavo emette un livello di radiazioni elettromagnetiche trascurabile.
Logicamente abbonda lo scetticismo. Secondo un gruppo di urologi anche l’aumento della temperatura generato a livello dello scroto da un laptop tenuto sulle ginocchia può influire sulla corretta conservazione dello sperma.
Il dottor Robert Oates, presidente della Society for Male Reproduction and Urology, intervistato su Reuters , è dell’idea che i notebook non sono un pericolo per la riproduzione maschile: il test è stato fatto troppo artificialmente. "È scientificamente interessante, ma per me non ha alcuna rilevanza dal punto di vista della biologia umana". Secondo l’urologo lo stile di vita rimane sempre il responsabile della minore o maggiore capacità riproduttiva della nostra specie.
Si sa bene infatti – a testimonianza di questo una lunga letteratura scientifica – che una dieta ricca di frutta e cereali e povera di carni rosse, alcol e caffè influisce su una maggiore probabilità di fecondazione maschile durante un mirato trattamento per la fertilità.
Da bravo scienziato concordo con l’amico Oates. Manca l'iterazione dell'esperimento. Tuttavia il sano buon senso innato da Homo sapiens mi suggerisce di non mettere più il laptop sulle ginocchia. Magari anche solo per il caldo e perché potrei bloccare la ventola del computer portandolo a morte certa. Lui sì.