Firenze – Ha vinto con 1096 voti, contro i 647 di Elisabetta Cerbai, mentre le schede bianche sono state 75: Luigi Dei, direttore del Dipartimento di Chimica, ha ricevuto una vera e propria valanga di preferenze. Nelle previsioni si pensava che si sarebbe verificato un testa a testa all’ultimo voto. Con ogni evidenza, la forte candidatura della docente di Farmacologia, candidata ufficiale di Medicina, non ha scalfito il consenso che Dei ha comunque sempre raccolto nell’Ateneo. Se si può parlare di voto a sorpresa, questo riguarda in particolare lo scarto molto forte, non tanto la vittoria di Dei che molti avevano dato per certo.
Per quanto riguarda l’affluenza alle urne, sono stati 1818 i voti espressi, cioè il 78,7% dei voti totali degli aventi diritto – tenuto conto che il voto del personale tecnico amministrativo è calcolato nella misura del 20%. In dettaglio: hanno votato 1605 professori di ruolo; ricercatori; rappresentanti degli studenti; rappresentanti del personale tecnico-amministrativo nel Senato e nel Consiglio di Amministrazione (pari al 80,78% per questa categoria). Hanno votato 1065 tecnici-amministrativi, dirigenti, lettori e collaboratori ed esperti linguistici (pari al 65,66% per questa categoria), corrispondenti a 213 voti “pesati”.
Ora si apre un periodo di riassestamento dell’Università fiorentina, anche se senza dubbio Dei si muove in continuità con l’assetto predisposto da Tesi. Il nuovo rettore, secondo lo Statuto dell’Ateneo fiorentino, rimarrà in carica per un mandato di 6 anni non rinnovabile.
La continuità in cui Dei si muoverà per gestire l’Università fiorentina rispetto al rettore precedente era già stata annunciata nei faccia a faccia precedenti il voto: parlando della giunta uscente infatti aveva precisato che “ha traghettato l’ateneo in maniera eccellente” in un periodo di “tempesta normativa”. Certo ora bisogna “rilanciare l’università con un progetto culturale a 360°” ma la strada è quella aperta da Tesi. Una nota fondamentale che il nuovo rettore aveva impresso alla sua proposta, il reclutamento di giovani ricercatori per costruire l’Università del futuro, e la sottolineatura dell’importanza di un ateneo “generalista che ha una forte potenzialità grazie alla elevata biodiversità. Il suo valore aggiunto – aveva specificato – quello di far convivere corsi per pochi con i corsi per tanti”.