Firenze – Un trio di tutto rispetto, quello formato dai docenti dell’Ateneo fiorentino che si trovano nella classifica internazionale “The World’s Most Influential Scientific Minds 2015”, curata dall’agenzia di rating Thomson Reuters. La classifica è stilata allo scopo di individuare i ricercatori più citati nel mondo, a partire da una base stimata di circa 9 milioni di studiosi.
Ed ecco i nomi in graduatoria: per le Scienze Agrarie, Paolo Nannipieri, ordinario di Chimica agraria; Farmacologia e Tossicologia, Andrea Scozzafava, ordinario di Chimica generale e inorganica, e Claudiu Supuran, associato di Chimica farmaceutica.
La nuova edizione della classifica riporta un panorama di più di 3.100 ricercatori che hanno firmato pubblicazioni molto citate (highly cited) in 21 aree scientifiche nel periodo 2003-2013. Fra questi gli italiani sono 45.
Paolo Nannipieri, attuale direttore del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente (DISPAA), ha indirizzato i suoi studi, in particolar modo, sulla funzionalità del suolo, specialmente dal punto di vista biochimico, da cui dipendono la produzione agraria e la vita nei sistemi terrestri. Oggetto di alcune sue ricerche sono, infatti, il DNA extracellulare nel suolo, l’attività e lo stato degli enzimi nel terreno, i fertilizzanti azotati, l’effetto dei metalli pesanti sull’attività metabolica del suolo.
Andrea Scozzafava, afferente al Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff”, e Claudiu Supuran, del Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino (Neurofarba), collaborano insieme da oltre venti anni: i loro studi si sono concentrati, in particolare, sull’enzima anidrasi carbonica, che è presente in quasi tutti gli organismi viventi e svolge funzioni fisiologiche importantissime.
I due ricercatori dell
’Ateneo hanno determinato per la prima volta la struttura di una forma dell’enzima, la anidrasi carbonica IX, espressa in grande abbondanza in alcuni tumori solidi (come quelli del rene e della mammella); ciò ha consentito di sintetizzare un gran numero di nuove molecole capaci di inibire selettivamente l’attività dell’enzima. Le ricerche si sono estese anche alla caratterizzazione delle anidrasi carboniche presenti in molti batteri patogeni: esse, infatti, costituiscono potenziali bersagli per il controllo delle infezioni.