Pistoia – Restiamo umani. Lo ha detto tempo fa Matteo Renzi. Non molti giorni fa proprio il Corriere riguardo al tema di discussione in questi giorni, ricordava come il premier, all’epoca Sindaco di Firenze, avesse cambiato la sua idea in merito alle unioni civili. Cambiata anche grazie alla sua vicinanza con l’allora Assessora Alessia Ballini, omosessuale, prematuramente scomparsa nel 2011. Restiamo umani, quindi. Ma in ciò che abbiamo visto questi giorni l’umanità si perde. Basta rendersi conto della bagarre di pochi giorni fa in Senato, che di colpo trasmigra il parlamento in parco giochi con “gonfiabili” su richiesta.
Basta prendersi del tempo, tanto, troppo, ma necessario, per leggere questi emendamenti per rimanerne davvero allibiti. Emendamenti, che sappiamo bene essere legittimo presentare e che devono giustamente venir discussi, di cui il contenuto ha però il sapore amaro della farsa e del l’offesa al popolo italiano. Il DDL sulle Unioni Civili porta avanti il diritto per le coppie, tutte senza esclusioni alcune, di vedersi riconosciute, legalmente riconosciute, con tutto ciò che ne consegue. Vogliamo parlare del diritto alla felicità ? Quella a parere mio non viene meno, si è felici anche senza firma apposta sul documento nuziale, si è felici semplicemente perché ci amiamo.
Il diritto è altro, ed è quello di veder riconosciuti tutti quelli aspetti giuridici importanti e necessari che vanno dal poter entrare in sala rianimazione senza sentirsi dire “scusi ma lei chi è ?” , per finire alla pensione di reversibilità. Atro tasto dolente di questi giorni. Il tema, diciamolo, è spinosissimo. Non tanto per le unioni legalizzate ma perché nel Ddl, all’articolo. 5 si parla di adozioni del figlio/a del partner. La cosiddetta Stepchild adoption, se l’avessero detta in italiano avremmo speso minor tempo a spiegare al popolo cosa volesse esattamente significare. Ma tant’è. Ormai si usano gli inglesismi anche per darsi il buongiorno. Sull’ambito adozioni si è aperto un fronte politico di vaste dimensioni, inevitabile date le implicazioni in gioco.
Pareva che il PD avesse trovato appoggio dal M5S, ma di fatto, in aula, ciò è venuto a mancare, creando scompiglio politico ed amarezze.. Insulti e grida, offese e rivendicazioni, il peggio della politica. E Matteo Renzi decide che per il momento si rende necessario fermare tutto, andare in stand by per qualche giorno, che possa servire da riflessione, almeno fino all’assemblea di domenica 21 febbraio ma non transige, ha messo la faccia su questa faccenda, sapeva bene che non sarebbe stata cosa semplice, ma ci crede fortemente e lo ha fatto.
Come sempre e con forza si batte per poter dare all’Italia i diritti alle “coppie di fatto”, di fatto la “vera rivoluzione” contenuta nel provvedimento in discussione. Si parla di stralcio della stepchild adoption, ma appare ancora lontana la scelta, anche se qualcuno nelle periferie PD, nei territori intendo dire, lancia il sasso nel dire che ” forse” potrebbe essere uno stratagemma per parlare di ” adozioni” a tutti i livelli. Effettivamente un tema così delicato ed importante, che riguarda i nostri bambini, (e dico nostri, della comunità!) andrebbe affrontato una volta per tutte con un tavolo importante di esperti e che abbia potere decisionale. Ecco perché potrebbe verificarsi questa seconda ipotesi, non per cassare l’art. 5 ma per dargli ancora più sostanza se legato ad un processo di maggiore entità.
La soluzione è, quindi, quella di far tagliare in Aula del Senato, attraverso il voto sugli emendamenti all’articolo 5? Forse sarà questo che dirà Renzi? Il portare avanti la legge sui diritti delle coppie gay, ma con l’Aula che si rende arbitro sulle adozioni?
La Sen. Fedeli è intervenuta, sia su L’Unita che su il Corriere della sera, in merito a questa legge di cui anche lei è firmataria. ” Sono anni che nel nostro Paese si discute dei diritti delle coppie omosessuali. La prima proposta ha ormai 25 anni, da allora tutte le iniziative parlamentari sono fallite” così Fedeli ricorda. ” Un vuoto legislativo- afferma- più volte oggetto di richiamo da parte delle istituzioni europee. Un vuoto che produce disuguaglianze”.
E sulla ” Stepchild”: ” si assegnano diritti e tutele ai bambini che oggi ne hanno meno di altri. Una maggiore responsabilità e dovere per il genitore non biologico”. Anche il movimento “Se non ora quando” ha lanciato un appello firmato da diversi personaggi in ambito della cultura, dello spettacolo e della politica, contro il rischio dell’uso della maternità surrogata, perché sostanzialmente è questa la grande paura di molti. Non tanto di chi già vive all’interno della coppia, oggi, ed è amato in famiglia, qualunque essa sia, ma l’ipotesi che questo possa divenire strumento legittimo per produrre figli su ordinazione per poi riconoscerli come propri.
Pratica legalmente vietata in italia, ma non all’estero. Viene fortemente respinta questa ipotesi da più parti. Indubbio che l’appello lanciato da “ Senonoraquando“, per chiedere all’Unione europea la messa al bando della pratica dell’utero in affitto, ha portato all’attenzione un tema rilevantissimo. Cristina Comencini e Fabrizia Giuliani, autorevoli firmatarie dell’appello contro questa pratica, hanno specificato pubblicamente di essere a favore delle adozioni dei figli di partner respingendo ogni strumentalizzazione.
E quindi cerchiamo di fare chiarezza: la stepchild permette il riconoscimento di famiglie già esistenti. “L’interesse del minore, della continuità affettiva che garantisce la sua crescita e’ il bene primario da perseguire e tutelare” afferma Giuliani e prosegue “Ho sostenuto l’appello perché è necessario fare ogni sforzo per contrastare la pratica della maternità surrogata, alla quale ricorrono in larghissima parte coppie eterosessuali:, la paternità e la maternità non sono e non possono essere intesi da nessuno come diritti. La battaglia contro la surrogata va condotta a livello sovranazionale coordinandosi con il largo fronte internazionale che si sta battendo per la sua messa al bando.”
Anche la sen. Anna Finocchiaro interviene in tal senso e dichiara di voler andare oltre la polemica politica e “da donna di sinistra” ritiene che la sinistra non possa sottrarsi dal riflettere sulla questione della maternità surrogata. Rammenta che la sua contrarietà “non si fonda solo sulla ragione, più immediata, della inaccettabilità dello sfruttamento del corpo di una donna, ma su di una ragione che ritengo almeno equivalente, quanto a gravità. Quello che la maternità surrogata è finalizzata alla produzione di corpi destinati allo scambio, assai spesso economico. Di bambini destinati ad essere prodotti da madri surrogate, su commissione, per essere destinati allo scambio.”
Questo è il punto. Perché sappiamo bene che questo avviene attraverso organizzazioni che operano transnazionalmente, con base in Paesi in cui non è vietato, e che apprestano assistenza medica, legale, assicurativa, logistica a pagamento”. In merito a ciò è evidente che il tema “Maternità surrogata” è molto serio, deve essere combattuta necessariamente in altra norma, perché interessa il dibattito sovranazionale, non solo quello italiano. La senatrice Finocchiaro individua in tre proposte contenute in una mozione con la quale il Senato impegni il Governo ad una iniziativa per la “messa al bando” a livello internazionale, della pratica dell’utero in affitto in ogni Paese del mondo, in nome della dignità della persona umana e dei diritti del bambino; una riforma della legge 184/83 sulle adozioni, che consenta, a chi abbia caratteristiche e generosità misurate sul preminente interesse del minore, di adottare senza la necessità di essere parte di una e comunque coppia sposata eterosessuale; il Senato, nell’ambito delle proprie prerogative, e nelle forme che sceglieremo, sia messo in condizione di farsi un’opinione informata e colta sul sistema di procacciamento, intermediazione e assistenza finalizzato allo sfruttamento del corpo delle donne ed alla creazione di esseri umani destinati allo scambio”.
“Le leggi si fanno se ci sono i numeri “. Ad oggi “in Senato il Pd non e’ autosufficiente, non lo e’ nemmeno se sommiamo i voti di Sel. Quindi dobbiamo creare un punto di incontro tra le forze che ci sono”. Cosi’ il Ministro Maria Elena Boschi interviene a Bologna. ” Il fatto che per la prima volta – sostiene il ministro – nel nostro Parlamento si affronti questo argomento non credo rappresenti una sconfitta. Credo sia una vittoria che dopo due anni di lavoro pubblicamente sotto gli occhi di tutti si possa discutere una legge sulle unioni civili. Credo sia un atto di coraggio di questo Parlamento. Abbiamo scelto – ha aggiunto – di affrontarlo il problema, consapevoli che siamo un Governo che rappresenta sensibilita’ diverse. Non so quali sara’ il risultato finale ma e’ un passo importante che se ne discuta, non solo in parlamento ma nel paese, in famiglie, nelle scuole e nelle universita’. C’e’ la consapevolezza della necessita’ di avere una legge. Non credo sia una sconfitta aver avuto il coraggio di affrontare questo problema – ha concluso Boschi – poi non ho la sfera di cristallo e non so quello che accadra’, perché’ tra l’altro e’ il primo passaggio in Parlamento. Spero che la strada che dobbiamo percorrere sia breve perche’ ci sono tante persone che aspettano da troppo tempo e hanno diritto a vedere i loro diritti riconosciuti”.
Ed ecco che si ritorna a quel “restare umani” pronunciato da Matteo Renzi, un concetto che riguarda proprio nell’intimo quel valore imprescindibile che dà forza a non dover divenir preda delle nostre paure e dei nostri pregiudizi, perché non debbano avere prevalenza sull’umanità, la nostra stella polare di riferimento. Perdere di vista questo valore significa perdere noi stessi, in primis.
Abbassare i toni forse si rende auspicabile, perché in primis è ciò che ha bloccato questo passaggio con la conseguente paralisi. Queste levate di scudi , da una parte e dall’altra, di fatto hanno bloccato la vita ed i diritti di tante persone, infliggendo loro sofferenze. Questa legge è una necessità, lo hanno detto in pratica un po’ tutti, ed arrivare ad una norma sui diritti civili è davvero epocale. Diciamolo, forte e chiaro.
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