Prato – Si sta discutendo in questi giorni sulle unioni civili, le unioni gay, il diritto dei gay ad adottare figli, tutto mentre si discute in Parlamento della legge che le dovrebbe regolare.
Di fronte a ciò stiamo vivendo un clima da crociate, clima che ho già vissuto nel 1974 e 1978 in occasione dei due referendum abrogativi delle allora neonate leggi sul divorzio ( legge del 1970) e sull’aborto ( legge del 1978). Anche allora toni apocalittici sulle conseguenze delle due leggi, pareva che il matrimonio come istituzione sarebbe morto e le donne avrebbero abortito in massa!
I pronostici sono stati rispettati al punto che invece che la fine del matrimonio ora si chiede la possibilità del matrimonio anche per i gay ed il riconoscimento delle unioni civili, cioè delle convivenze. Appare essere successo quindi tutt’altra cosa da quella paventata all’epoca della legge sul divorzio.
Il matrimonio non è’ una istituzione finita…ma le nuove richieste, ormai ammesse e pacifiche in molti stati di Europa, in Italia sono tabù su cui gridare allo scandalo con inventati cataclismi possibili. Come nel caso dell’aborto e del divorzio la legge non è tesa ad inventare un fenomeno ma a regolamentare un fenomeno che esiste già. Le unioni civili, le convivenze gay esistono, si tratta di riconoscerle e regolamentarle senza alcuna possibilità di imporle, nel rispetto della libertà di scelta di ognuno. Ma anche solo il riconoscimento di questi dati di fatto fa insorgere le crociate. Mi chiedo pertanto cosa nascondono queste crociate.
Personalmente non sono contraria alle unioni civili, non le comprendo perché c’è il matrimonio, o ti sposi o resti convivente perché hai scelto di non disciplinare per legge la tua unione, quindi l’unione civile non ha senso secondo me, mentre sono favorevole ai matrimoni gay, in quanto non vedo ostacoli alla scelta del proprio partner dello stesso sesso del proprio. Si ritorna al punto di prima: non si inventa l’omosessualità ma gli si forniscono diritti e doveri.
Quindi perché le crociate? Perché questa volontà che io trovo perversa di conoscere cosa accade nel letto degli italiani, di giudicarlo, di irregimentarlo? Perché se non per controllare uno degli aspetti principali della personalità, la sessualità e attraverso essa controllare le persone, la loro personalità, la mente? Il grande fratello esiste da molti anni, da secoli, e forse è’ il momento di dirgli basta! Forse è’ il momento di riconoscere i diritti a coloro che si muovono comunque nel rispetto proprio e altrui senza violenza e prevaricazione.
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