Firenze – Nell’ultima riunione del Senato Accademico, tenutasi giovedì 17 luglio, l’Università di Firenze ha approvato il proprio conto consuntivo 2013, chiudendo con un buon saldo in positivo. “L’avanzo di amministrazione – ha spiegato il rettore fiorentino, Alberto Tesi – sarà destinato a finanziare la manutenzione del patrimonio immobiliare strumentale alle attività istituzionali; a ridurre i mutui in essere al fine di migliorare l’indicatore di indebitamento che misura la solidità finanziaria dell’Università; a costituire un fondo di sicurezza per coprire eventuali diminuzioni del FFO; e, infine, a programmare investimenti a favore delle attività di ricerca e didattiche, con particolare attenzione all’orientamento degli studenti”.
Il saldo in positivo dell’Ateneo del capoluogo toscano – che ha chiuso il 2013 con un netto +37 milioni di euro – è l’effetto di una politica di rigore e diminuzione del personale, ma anche della diminuzione del personale che, sempre più spesso, riduce i servizi agli studenti. Certo, i blocchi degli stipendi per il personale docente e tecnico-amministrativo possono essere letti come un fattore positivo in relazione alla lotta al “baronaggio” accademico ed ai privilegi di cui spesso sono accusati i dipendenti delle Università italiane. Ma resta il fatto che, proprio a causa del blocco delle assunzioni di personale, sempre più spesso l’Ateneo fiorentino ricorre all’assunzione di personale esterno dai contratti a termine, poco trasparenti e male retribuiti.
Sul saldo in positivo dell’Università di Firenze, inoltre, pesa in positivo l’incremento delle entrate dell’FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario), che non era stato conteggiato – stavolta con un atteggiamento di giusta prudenza – in sede di bilancio preventivo.