Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Graziano Delrio, rispondendo ai cronisti prima di entrare nella sede della Direzione nazionale antimafia a Roma per l’audizione con i pubblici ministeri di Potenza che indagano nell’ambito dell’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, si è detto “sereno e collaborativo, come sempre”.
Delrio è stato ascoltato come persona informata sui fatti dal procuratore capo Luigi Gay, dal procuratore aggiunto Francesco Basentini e dal pubblico ministero Laura Triassi, alla presenza del pubblico ministero della Dna Elisabetta Pugliese e del capo della squadra mobile di Potenza Carlo Pagano.
Si tratta del “filone siciliano” dell’inchiesta, quello che riguarda i presunti interessi della “cricca” capeggiata dall’imprenditore Gianluca Gemelli (ex compagno dell’ex ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, dimessasi lo scorso 31 marzo) sul porto di Augusta – in provincia di Siracusa – per lo stoccaggio del petrolio lucano.
Delrio ha dovuto spiegare al pool di magistrati cosa ci fosse eventualmente di vero nella vicenda delle presunte pressioni che lo stesso ministro avrebbe ricevuto nel 2015 dal vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello per riconfermare l’avvocato Alberto Cozzo come commissario straordinario dell’autorità portuale di Augusta.
Delrio, tuttavia, ha sempre smentito con forza questa ricostruzione dei fatti, sostenendo di non aver mai ricevuto pressioni in tal senso.