Un’altra Camera e un altro Senato, nel ricordo di Enrico Berlinguer

Il raccoglimento delle circostanze in cui si onora la memoria di uomini speciali
Foto LaPresseArchivio storicoPoliticaEnrico BerlinguerAnni ’70Nella foto: Enrico Berlinguer Enrico Berlinguer, 11-06-2014 ricorre il trentennale della morte

Sembra un’altra Camera quella che commemora Enrico Berlinguer e ricorda la sua scomparsa l’11 giugno di 40 anni fa, col malore che lo colse a Padova nell’ultimo comizio per la campagna elettorale delle europee. Tutti lo celebrano, lo ricordano, tutti sanno il valore storico, umano e politico del segretario del Pci, ma alla Camera c’è uno spirito diverso, fuori dai protocolli stabiliti per le ricorrenze. Si respira il silenzio e il raccoglimento delle circostanze in cui si onora la memoria di uomini speciali.

Sembra un’altra Camera quella dove si sente il deputato di Fdi Alessandro Amorese pronunciare queste parole: “Berlinguer è una icona che non puo’ sbiadire. Su questo da destra non abbiamo dubbi. E se c’è una ‘Repubblica degli eterni’ – mi viene questa metafora – in quella repubblica una icona mai sbiadita, come quella di Enrico Berlinguer, non puo’ che essere nelle prime file”. E’ proprio lui, Amorese, Fratelli d’Italia, partito della Meloni, della destra, a parlare così di Berlinguer.  E ricorda poi  “Giorgio Almirante che si mise in fila come un semplice cittadino alla camera ardente a Botteghe Oscure. Qualcuno lo riconobbe, qualcuno era anche un po’ sorpreso. Vennero a saperlo nelle alte sfere a Botteghe Oscure, Pajetta lo accompagnò. Poi Pajetta andò alla camera ardente di Giorgio Almirante. Tutte similitudini di quel grande rispetto, di quella grande volontà di conoscenza, di essere curiosi della storia degli altri”.

Sembra un’altra Camera anche quella della standing ovation e del prolungato applauso all’unisono,  davanti alle figlie di Berlinguer, Laura e Bianca sedute in tribuna.  Tutti insieme, in piedi, dopo il ricordo del presidente leghista Lorenzo Fontana, che ripercorre  l’intera parabola esistenziale e politica di Enrico Berlinguer, sottolineando questo passaggio: “Va ricordato anche per la sua visione legata all’evoluzione della Comunità europea che affidava ai popoli la possibilità di elaborare politiche comuni e sovrannazionali per meglio tutelare gli interessi dei rispettivi Paesi”. Non si direbbe ma è proprio lui, Fontana, leghista, e parla così un giorno dopo le elezioni che hanno scatenato a Bruxelles tutti i venti sovranisti. Non basta. Sempre il leghista Fontana ricorda come l’ex segretario del Pci capì presto che bisognava aprire una nuova stagione di “rinnovamento profondo, fondato sul dialogo e la reciproca comprensione, sempre nel rispetto del pluralismo ideologico. Egli prospettò un grande ‘compromesso storico’ fra tutte le forze democratiche chiamate a collaborare in uno spirito di solidarietà, per dare concreta risposta ai problemi del Paese. In questo contesto, il suo progetto rappresentò il primo passo verso una nuova stagione del sistema politico italiano”. Ed è sempre Fontana a parlare, lui, della Lega, quella che appoggia il premierato e giura ‘mai più alleanze innaturali, mai più ammucchiate di governo’, vade retro sinistra. Evidentemente Berlinguer ispira ecumenismo.

Sembrava anche un altro Senato quello in cui il presidente Ignazio La Russa, ex giovane neofascista del Fronte della Gioventù, quello delle recenti polemiche sui busti del duce in casa, ricorda così l’uscita di scena di Enrico Berlinguer:  “La commozione pluripartisan ci fu subito, commozione a cui partecipò anche il mio capo politico di allora (Giorgio Almirante). Sono passati 40 anni e la commozione è ancora più ampia. Il PD gli ha dedicato la tessera e c’è stata anche una standing ovation nella sede meno prevedibile, a cui ero presente (la conferenza programmatica di Pescara di Fdi). Si possono contrastare le idee ma si deve sempre riconoscere la natura degli uomini che valgono”. La Russa ha infine chiamato i senatori al minuto di raccoglimento.

Come sempre in queste circostanze è stato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a inaugurare la giornata dedicata alla memoria di Enrico Berlinguer. Anche da lui parole e pensieri alti, ma non sorprende, è lo stile dell’ uomo prima che del politico e del presidente: “Berlinguer- ha voluto ricordare Mattarella- è stato leader del movimento comunista italiano in un decennio particolarmente difficile che lo vide impegnato a difendere la Costituzione e la vita democratica da attacchi eversivi e dagli assalti del terrorismo. L’assillo della pace e della cooperazione internazionale lo condusse a proporre percorsi e scelte sempre più autonomi, nell’interesse del popolo. Il suo contributo, ideale e culturale, ha concorso ad associare i lavoratori che si riconoscevano nel PCI a quel cammino di integrazione europea che l’Italia è stata  capace di percorrere da protagonista”.

Anche da sinistra, dagli eredi del Berlinguer che ha seminato il meglio della loro tradizione politica, parole importanti ma più attese, quelle di Gianni Cuperlo alla Camera hanno commosso tutti, l’intero Pd si è alzato in piedi applaudendo: “Si conoscono bene solo gli uomini che non sono niente di diverso da quello che appaiono. Per chi possiede un di più di vita interiore la comprensione è lenta, lunga e soprattutto postuma”, ha detto Cuperlo citando Mario Tronti. E chiudendo: “Sono passati 40 anni eppure la figura di Berlinguer appare agli occhi di tanti come un esempio vivo. Lo si coglie in questi giorni, un affetto mai assopito che non è frutto della nostalgia ma la presa di coscienza di ciò che è venuto a mancare. Berlinguer è stato un comunista italiano dove l’aggettivo non è dettaglio ma sostanza”.  Accanto, la segretaria Elly Schlein, in piedi, commossa.

In Senato è stato il senatore del Pd Francesco Verducci a dire le parole più significative:  “Berlinguer fu il leader comunista che affermò il valore assoluto, imprescindibile, della democrazia e sostenne la possibilità di costruire il socialismo solo nella democrazia e nella libertà. Unì nella sua persona il portato delle generazioni di partigiani che avevano consegnato all’Italia la libertà e lo slancio di futuro delle generazioni che generosamente stavano costruendo la Repubblica. Per questo in Italia la parola ‘comunista’ ha un valore alto e unico. Berlinguer fu un europeista, chiese ad Altiero Spinelli di candidarsi come indipendente con il Partito Comunista. Nel corteo infinito che accompagnò il suo feretro in piazza San Giovanni c’era tra tutti Sandro Pertini, il presidente partigiano, che si inginocchiò davanti al feretro e lo baciò, stringendosi alla folla”. Poi molti altri interventi, da destra, da sinistra, tutti bene accordati nel ricordare chi è stato Enrico Berlinguer.

Dopo questa  parentesi nel passato più nobile della nostra Repubblica, le aule ripartono con l’agenda dei lavori: premierato al Senato, autonomia alla Camera. Si cambiano i toni, si rialzano le voci, aule sospese, bagarre.

E riecco la stessa Camera, lo stesso Senato di sempre, il Parlamento che Berlinguer non avrebbe mai voluto vedere.

In foto Enrico Berlinguer

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