Varvara Fyodorovna Stepanova è probabilmente nota come moglie e collaboratrice di Aleksandr Rodchenko, non altrettanto come grafica, fotografa, designer e anch’essa esponente del movimento Costruttivista russo. Nacque il 9 novembre 1894 in Lituania, e tra il 1910 e il 1913 frequentò la scuola d’arte a Kazan dove conobbe Rodchenko, con cui visse a Mosca a partire dal 1916 (in un appartamento di proprietà di Kandinski) e che sposò molto dopo, nel 1942. L’arte astratta russa a partire dal primo decennio del 1900 subì le influenze di cubismo, del futurismo e del realismo, e soprattutto sulla scia di questi movimenti vanno ritrovate le origini delle avanguardie sovietiche. Proprio dalla poesia futurista infatti, Varvara Stepanova prese spunto per la sua prima produzione di poesie e libri manoscritti decorati con la tecnica del collage, opere uniche di arte grafica.
Si unì successivamente alla corrente costruttivista esponendo alla mostra “5X5=25”, dove propose uno studio sulla geometria e la meccanica del corpo umano. Stepanova continuò a produrre fotomontaggi attraverso l’accostamento di immagini ritagliate e caratteri tipografici diversamente distribuiti in orizzontale, verticale o diagonale, con una forte potenza comunicativa.
Il ritmo delle composizioni è incalzante, la ripetizione talvolta di figure che si susseguono rende l’immagine dura ed efficace, spesso al servizio della rivoluzione e incitamento alla presa di coscienza delle masse. Fu così autrice di poster, libri manoscritti e giunse a collaborare con l’industria, per la quale disegnò motivi da riprodurre su stoffa. La scelta di Stepanova di lavorare al servizio dell’industria tessile russa seguì l’ambizione dell’artista di fare penetrare il proprio lavoro nella società, attribuendo alla figura del designer un ruolo attivo nel processo di produzione industriale.
Le fantasie dei suoi tessuti sono caratterizzate dalla ripetizione di forme geometriche talvolta sovrapposte e definite dall’uso di pochi colori tra loro decisamente contrastanti, che danno vita a motivi articolati ed originali. Lavorò quindi nel teatro disegnando scenografie e costumi per “La morte di Tarelkin”, questi ultimi caratterizzati comunque dall’uso di geometrie definite e colori decisi, in pieno stile costruttivista. In collaborazione con Rodchenko produsse diversi progetti fotografici caratterizzati spesso da una forte efficacia per l’adozione di punti di vista non tradizionali. Fu alla fine degli anni ’20 che il lavoro di Varvara Stepanova (come quello di molti altri artisti) venne duramente attaccato dalla cultura stalinista e l’artista venne lasciata a margine. Morì nel 1958, l’anno in cui venne riammessa come membro dell’Unione degli Artisti dell’Unione Sovietica.
Anna Vittoria Zuliani