Una gran stracciatura

I Ferragnez monopolizzano dal palco dell’Ariston il dibattito politico italiano: dopo lo scialle di Chiara, la “stracciata” di Fedez, col rapper che squarcia in diretta mondiale, la foto del viceministro Galeazzo Bignami con camicia nazi alla cena d’addio del suo celibato. Vi spieghiamo perché in quella sede prestigiosa ed altamente simbolica, se una foto si sarebbe dovuta fare in mille pezzi, quella avrebbe dovuto essere una foto di Putin

Che i Ferragnez stiano monopolizzando il dibattito pubblico italiano, perdipiù dal palco di un concorso canoro, la dice lunga sul livello in cui ci stiamo dibattendo ed a questo punto, per favore, non fate l’onda. E così, dopo lo scialle griffato con su la scritta “pensati libera” indossato da Chiara Ferragni con quella frase che non avrebbe sfigurato sul diario di una ragazzina delle medie, ecco il giorno dopo, il gesto ancor più coraggioso e virile del Fedez, il rapper di lei marito, che straccia in diretta mondiale la foto del viceministro alle Infrastrutture, il bolognese Galeazzo Bignami che milita in Fratelli d’Italia. Non una foto a caso naturalmente ma quella famosa in cui il Bignami indossa la camicia nazi. Orbene, dalle nostre parti tutti o quasi sanno il contesto in cui quello scatto galeotto venne realizzato: non si trattava di una pausa durante il processo di Norimberga, correva bensì l’anno 2005, il Bignami, allora esponente di Forza Italia, si trovava alla festa d’addio del suo celibato, quei riti tribali in cui gli amici estraggono a sorte dal mazzo del loro becerume occasionale il peggio del peggio.

Fedez “straccia” Bignami

Quella volta invece che buttarla in porcata, preferirono la porcheria, e fecero indossare il lugubre indumento al giovane politico che posò per quella foto. Immagine che avrebbe dovuto restare in ambito privato e che invece, nemmeno tanto involontariamente finì, carriera facendo, nelle mani sbagliate, quelle dei suoi avversari. Che sistematicamente la usano, nonostante il Bignami abbia già spesso e volentieri precisato di essere del tutto contrario ad ogni forma di totalitarismo, a mo’ di manganello, seppur mediatico, che ricorda, quello sì da un punto di vista simbolico, i metodi usati nel ventennio dai fascisti veri per distruggere fisicamente i loro avversari politici.

Che il Bignami non sia un gerarca nazista non avrebbe nemmeno bisogno di essere sottolineato, almeno in un Paese normale. E’ un membro del Parlamento regolarmente eletto in una delle nazioni, come ricordato la sera prima dallo stesso palco da Benigni davanti al plaudente Mattarella, più democratiche del mondo grazie anche alla sua Costituzione. Ma i simboli spesso contano più dei fatti nel frettoloso e distratto consumo delle notizie e dei relativi giudizi che ci facciamo su cose e persone. Non a caso ideologia deriva dal greco eidolon, che significa anche aspetto, apparenza.

Se infatti il Fedez avesse voluto fare un gesto realmente antifascista, anzi antinazista, avrebbe dovuto stracciare al Festival di Sanremo la foto di Putin, che nonostante viva al Cremlino in quella Russia che alla fine diede una mano determinante nella sconfitta di Hitler, oggi bombarda da un anno a questa parte senza alcuna pietà bimbi, donne ed anziani dell’Ucraina massacrando con bestialità la popolazione civile. Troppo rischioso sfanculare lo zar di Mosca, meglio prendersela col Bignami ad una cena andata in vacca.

Invece di stracciare la foto di Putin, il Festival gli ha quasi fatto un piacere coprendosi di vergogna (e di ridicolo). Dopo infatti un pietoso tira e molla sulla lettura di un videomessaggio di Zelensky, in cui tutte le cheer leaders di Putin si sono sbizzarrite in alti lai e rimostranze, Zelensky a Sanremo ci sarà ma solo attraverso un messaggio letto dal resistente Amadeus. Per la gioia di Salvini, Piersilvio Berlusconi, Travaglio Freccero e compagnia cantante. Così Zelensky, dopo aver parlato ai Grammy Awards ed al Festival di Cannes (non alla Sagra della Porchetta di Ariccia), non sarà presente alla competizione canora italiana molto seguita sia in Ucraina che in Russia. Si è però ampiamente consolato venendo ricevuto a Londra da Re Carlo ed a Westminster dal parlamento inglese riunito in seduta comune, che lo ha omaggiato ed acclamato con tanto di standing ovation.

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